Gli studenti stranieri alla scuola pubblica hanno diritto ad un menu che rispetti le esigenze alimentari della loro tradizione? E gli alunni di religioni diverse dalla cattolica?
In Francia da qualche settimane impazza il dibattito, ormai esploso a livello nazionale, sul "menu unico" a scuola anche per gli studenti di fede ebraica o musulmana, che per la loro religione non possono consumare determinati alimenti. Da tempo, ormai, sono previsti menù ad hoc senza pietanze a base di maiale.
Recentemente, però, sempre più sindaci di destra hanno abolito questa differenziazione, introducendo ordinande che impongono lo stesso cibo per tutti. Il Giornale aveva già segnalato il fenomeno alcuni mesi fa, ma con il passare delle settimane la tendenza si è espansa, arrivando a coinvolgere anche città di medie dimensioni (come la borgognona Chalon-sur-Saône, di 45mila abitanti).
La scelta dei sindaci, inutile dirlo, ha sollevato e continua a sollevare polemiche: la sinistra accusa i sindaci di discriminare gli studenti di religioni diverse e di adottare un concetto troppo rigido di laicità. Il premier Manuel Valls ha attaccato, su questo tema, anche l'ex presidente Nicolas Sarkozy, che invece si era detto favorevole all'opzione del menu unico: "Quand'è che Sarko smetterà di inseguire l'estrema destra?", ha chiesto ironico il primo ministro.
Tuttavia Sarkozy, che oggi invita le famiglie che richiedono pasti speciali a "mandare i propri figli nelle scuole confessionali", nel 2003, quando era ministro dell'Interno sembrava pensarla ben diversamente, a proposito della legge che vieta il velo nei luoghi pubblici: "Una legge che esclude dalla scuola le ragazze, perché coerenti con la loro religione, le spingerà inevitabilmente
nelle scuole confessionali musulmane, dove il velo non diventerà più una possibilità ma un obbligo", diceva l'ex presidente dodici anni fa.Il dibattito, intanto, infuria. E tutto a pochi giorni dalle elezioni amministrative.
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