La crisi tra Russia e Ucraina entra anche a Palazzo Chigi. E non poteva essere altrimenti, visto anche il peggioramento della situazione nel Donbass. Dopo il viaggio a Mosca del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e dopo la visita del presidente del Consiglio, Mario Draghi, a Parigi e a Bruxelles, la questione dell'Europa orientale entra nell'agenda del governo italiano in modo più impellente. Sul tavolo non solo la tenuta del blocco occidentale e l'intero quadro geopolitico europeo, ma anche i più concreti rapporti strategici con la Russia. A partire dal delicato tema del gas.
Il premier italiano ha parlato dell'escalation in Europa orientale soffermandosi su due punti, in particolare. Il primo, che "uno dei segnali più importanti e forse il più importante è l'unità che c'è tra tutti questi Paesi, la Nato. Un'unità che non conosce sfumature di diversità". Per Draghi si tratta di un tema fondamentale, visto che la linea atlantista venne subito evidenziata dal vertice dell'esecutivo sin dal discorso con cui il parlamento gli diede la fiducia.
Atlantismo e, nello stesso tempo, dialogo a ogni costo con la Russia e con l'Ucraina, che della Nato e non fa parte ma la cui possibile adesione è uno dei principali fattori scatenanti delle tensioni. "Dobbiamo tenere aperte tutte le possibilità di dialogo, in qualunque formato possibile. L'ambizione - non solo mia - è quella di riuscire a portare Putin e Zelensky attorno allo stesso tavolo. Occorre fare tutto il possibile perché questo avvenga", ha detto Draghi. Ipotesi che in questo momento è solo sulla carta, ma che dimostra il tentativo italiano di mediare in una situazione in cui Roma, pur avendo rapporti con entrambi gli Stati, non sembra avere il peso specifico di altri partner europei. Francia e Germania, come parti del cosiddetto "Formato Normandia", cioè quello che prova a regolare i rapporti tra Mosca e Kiev, appaiono più incisive. Tuttavia la capacità di mediazione italiana è nota e sia da parte di Vladimir Putin che da parte di Volodymir Zelensky, il presidente ucraino, sono arrivati messaggi di interessamento alla posizione del governo italiano.
Per Draghi si è parlato di una visita a Mosca. Come ha specificato lo stesso premier, "non c'è una data, ma dovrebbe essere a breve", ma significa comunque che qualcosa a Palazzo Chigi si sta muovendo, anche per non rimanere indietro rispetto a Parigi e Berlino. Emmnauel Macron e Olaf Scholz sono già andati a parlare con i diretti protagonisti e il loro protagonismo, pur senza avere ottenuto i risultati sperati (specie quello dell'Eliseo), ha comunque dimostrato una locomotiva franco-tedesca sul fronte diplomatico. Francia e Germania partono avvantaggiate, ma l'impressione è che l'Italia stia cercando in qualche modo di dimostrarsi più dinamica per evitare di rimanere completamente esclusa dalla partita.
Sul tema del gas, elemento centrale anche per il "caro bollette", Draghi ha mostrato di volere tenere aperti i canali di dialogo con il Cremlino. Il presidente del Consiglio, sempre in conferenza stampa, ha affermato che "le sanzioni devono essere concentrate su settori il più possibile ristretti, che non comprendano l'energia, con un'applicazione che sia proporzionata al tipo dell'attaco e che non siano preventive". E sempre per l'afflusso di idrocarburi, il capo del'esecutivo si è soffermato sul fatto che Putin abbia proposto non solo di garantire le forniture energetiche al Paese, ma anche di aumentarle.
Tuttavia, l'ex presidente della Banca centrale europea ha tenuto a ribadire che "questo andrà visto alla luce degli impegni con gli altri alleati. Apprezzo l'impegno, ma ad oggi rimane un impegno che si dovrà valutare".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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