Lo scandalo Epstein

I legami di Epstein con il Medio Oriente: "Era una spia di Israele, Libia e Arabia Saudita"

Nel nuovo libro su Jeffrey Epstein l'autore riporta segmenti di un'intervista ad un ex agente segreto, che ha rivelato nell'anonimato il vero mestiere del magnate pedofilo. "Lavorava come spia per tre nazioni"

I legami di Epstein con il Medio Oriente: "Era una spia di Israele, Libia e Arabia Saudita"

In che modo il milionario pedofilo Jeffrey Epstein, deceduto misteriosamente in carcere nel 2019, divenne così ricco e potente? In "Contoversy: Sex, Lies and Dirty Money By The World's Powerful Elite”, l’autore riporta l’intervista ad un ex agente segreto riguardo alle voci di una collaborazione del perverso esperto di finanza con i servizi segreti. Dall’anonimo agente Halperin apprende che la fortuna del magnate derivava da diverse fonti: i servizi segreti israeliani, i sauditi e infine, la famiglia Gheddafi.

“Non vi è dubbio che Epstein è stato invischiato con i servizi segreti israeliani per molto tempo”, racconta l’agente all’autore. “Robert Maxwell diede milioni su milioni al Mossad e fu la figlia Ghislaine a presentare a Jeffrey diverse figure prominenti dei servizi israeliani. Epstein gli fece guadagnare un sacco di soldi tramite i suoi contatti a Wall Street. Ma in seguito trovò un modo più furbo di arricchirsi senza alcuna vergogna: vendendo loro video scottanti di figure importanti, come il principe Andrea”. Stando alla confidenza avuta dall’anonima fonte, il Mossad puntava a ricattare la famiglia reale britannica tramite la pecora nera della famiglia.“Il Mossad voleva lanciare un messaggio alla famiglia reale: se gli episodi di antisemitismo in Gran Bretagna fossero aumentati, avrebbero reso pubblici i video compromettenti di Andrea e rovinato la Royal Family per sempre”.

Quando l’Fbi arrestò Epstein, nelle sue proprietà gli inquirenti trovarono alcune delle videocassette, ma la maggior parte era sparita. Il diabolico finanziere le aveva vendute agli israeliani e ai sauditi. Scrive Halperin che Epstein era molto vicino alla famiglia reale saudita, con la quale intratteneva rapporti d'affari da anni. “Era uno degli uomini occidentali più vicini ai principi della corona saudita. Un mio amico mi disse che Epstein dava a bin Salman dettagliate informazioni su Israele”, racconta la fonte, aggiungendo che l’americano era “lo squalo più grosso di tutti. Faceva il doppio gioco per profitto. Era il suo modo di operare".

C'è infine un’ultima famiglia mediorientale, con la quale il ricco magnate era solito fare affari: quella dell'ex leader della Libia, Mu'ammar Gheddafi. Racconta Halperin nel libro che Epstein aveva un rapporto di affari e amicizia con il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, con il quale condivideva l’insana passione per le giovanissime. Con loro c’era un’altra figura intima del principe libico, interessata alle giovani donne: parliamo di Andrea di York. Sarebbe stato proprio il principe, caduto in disgrazia a causa dei suoi legami con il milionario, a presentare il figlio di Gheddafi a Epstein, che divenne così un potente alleato della famiglia del dittatore libico. “Jeffrey visitò Tripoli molte volte, diventando un alleato della famiglia Gheddafi. Dava loro informazioni segrete sul Mossad, in cambio di giovani vergini libiche”, si legge nel libro di Halperin.

La “partita” di Jeffrey Epstein si giocava quindi su tre territori per lui strategici e la tattica era sempre la stessa: vendere segreti di stato e informazioni private di personalità prominenti, all'interno della scacchiera internazionale, in cambio di sesso e denaro. “Portava ogni paese in palmo di mano”, conclude l’autore, aggiungendo: “Quando una delle tre nazioni gli chiedeva qualcosa, lui si sentiva obbligato ad accontentarla senza esitazione.

Quando gli veniva chiesto un favore riguardante denaro o belle donne, Jeffrey arrivava subito, solitamente portando anche di più di quanto richiesto”.

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