Il numero dei jihadisti è "aumentato" e nuove minacce vengono lanciate, ma in un'intervista pubblicata su una delle riviste del sedicente Stato islamico c'è anche la sostenziale ammissione di un fallimento in Egitto.
A parlare è un uomo identificato come leader del gruppo di jihadisti locali legati all'Isis, il cui nome non viene però fatto, in un pezzo in cui si ricordano i tre grossi attentati contro le chiese copte egiziane, avvenuti tra il dicembre dello scorso anno e la Domenica delle Palme, definiti "leciti secondo la Sharia", osservando però che la maggioranza degli egiziani ha reagito negativamente.
Insomma, se i jihadisti speravano di attirarsi consensi attaccando i cristiani - riporta Long War Journal - "il trend prevalente è la denuncia e il disassociarsi da queste operazioni nello specifico, e dalla guerra ai cristiani e in generale agli infedeli".
La gente "offre condoglianze ai 'politeisti' parlando di una solidarietà nazionale", ammette il leader jihadista, osservano come sia musulmani che cristiani siano scesi in piazza per dire "no" ad attacchi contro un Paese dove il 10% delle persone è di fede cristiana.
Se gli egiziani, ammette il leader, in
generale non seguono i dettami dei jihadisti, tuttavia avverte i musulmani: "State lontani dai luoghi in cui si riuniscono, dagli edifici dell'esercito e della polizia". Per lo Stato islamico sono tutti obiettivi legittimi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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