Il rapporto tra Russia e Israele è molto complesso. Da una parte, come ricorda Maurizio Molinari in Jihad, guerra all'Occidente, il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov "sposa la linea arabo-palestinese più intransigente sui temi del negoziato in Medio Oriente" mentre dall'altra Putin ricorda come "la sicurezza del milione di cittadini ex Urss che vivono in Israele" sia tra i primi interessi della Russia. Un doppio binario necessario per mantenere buoni rapporti sia con Israele (uno dei protagonisti dello scacchiere mediorientale assieme a Arabia Saudita, Iran, Turchia, Egitto ed Emirati Arabi Uniti) che con le forze musulmane sciite che combattono contro lo Stato islamico (Hezbollah libanesi e forze iraniane di Al-Qods in testa) e con i musulmani sunniti che vivono in Russia e rappresentano la seconda religione più diffusa nel Paese.
L'edizione di oggi di Haaretz racconta che un emissario di Putin, Alexander Lavrentiev, avrebbe visitato segretamente Israele su invito del Consigliere per la sicurezza nazionale (e futuro capo del Mossad) Yossi Cohen. Nel corso della sua visita, Lavrentiev, sempre secondo Haaretz, avrebbe discusso dei contatti internazionali in corso per una soluzione politica della guerra in Siria. Un'ipotesi probabile, se è vero (come è vero), che lo scorso novembre un alto ufficiale israeliano aveva detto: "I russi sono qui e sono un giocatore chiave che non può essere ignorato. Il nostro approccio è 'vivi e lascia vivere'. La Russia non è il nemico, al contrario".
È altrettanto vero però che Putin starebbe cercando un partner disposto ad aiutarlo a ricomporre il conflitto siriano. E potrebbe averlo inaspettatamente trovato in Israele. Le incognite di questo incontro sono molte.
538em;">Certo è però che la strategia di Putin di collaborare sia con i Paesi arabi che con lo Stato israeliano potrebbe pagare nel lungo termine e potrebbe fare della Russia la mediatrice per risolvere le tensioni che da anni attanagliano la Palestina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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