L'affondo del consigliere di Zelensky contro l'Europa

Il consigliere di Zelensky ha dichiarato che l'Ucraina si trova in una situazione difficile a est per "colpa diretta" dell'Europa, in particolare a causa di un "blocco pro-Putin" formato da diversi Paesi tra cui la Germania

L'affondo del consigliere di Zelensky contro l'Europa

La complicata situazione militare venutasi a creare nel quadrante orientale dell'Ucraina, dove le forze di Kiev sembrerebbero essere in difficoltà, "è una colpa diretta" dell'Europa. Lo ha dichiarato, un po' a sorpresa, Alexei Arestovich, niente meno che consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in una video intervista pubblicata dal canale Telegram dell'agenzia stampa Unian.

Kiev punta il dito contro l'Europa

Se non è un affondo, poco ci manca. Avrà pure usato parole delicate e non sprezzanti, ma il concetto espresso da Arestovich lascia particolarmente perplessi. Anche perché non si capisce il senso di dover puntare il dito contro l'Europa quando Kiev ha fin qui ricevuto dai Paesi membri dell'Ue tutto il sostegno militare possibile e immaginabile (e non solo quello) per contenere l'avanzata dei russi. Eppure, a detta del consigliere di Zelensky, se lo scenario è così complesso la colpa è da imputare al "blocco pro-Putin" che sarebbe presente nel cuore del Vecchio Continente.

Già, perché a detta di Arestovich "si è formato un blocco pro-Putin da diversi paesi, che sono favorevoli a placare l'aggressore il prima possibile attraverso negoziati". Per il consigliere, in questo bloccò è "inclusa la Germania, che sta ancora ritardando la fornitura di carri armati, veicoli da combattimento di fanteria e obici". Ricordiamo che nei giorni scorsi Arestovich aveva dichiarato che l'unica opzione per la riconciliazione sarebbe coincisa con la resa della Russia, il ritiro delle truppe e i colloqui sulle riparazioni all'Ucraina.

"Non ci sarà alcun compromesso con la Russia sull'occupazione di parte dell'Ucraina per la pacificazione. Gli occupanti devono lasciare completamente il nostro Paese", aveva spiegato Arestovich, chiarendo che queste erano (e, a quanto pare, restano) le condizioni non solo del presidente Volodymyr Zelensky e della leadership del Paese, ma anche dei diplomatici, nonchè dei partner internazionali dell'Ucraina, in primis Stati Uniti e Regno Unito.

La situazione nel quadrante orientale

Ma che cosa sta succedendo nell'est dell'Ucraina? A quanto pare l'esercito russo avrebbe ripreso la sua avanzata e le forze di Kiev si troverebbero con il fiato corto, soprattutto in alcune città chiave come Severodonetsk, ormai accerchiata. "In alcune zone" dell'Ucraina orientale, "i gruppi russi hanno un successo tattico temporaneo e, in linea di principio, non è un segreto. Ma il fatto che le truppe ucraine si stiano ritirando è un'interpretazione completamente sbagliata di queste azioni", ha detto il portavoce del Ministero della Difesa di Kiev, Oleksandr Motuzyanyk.

A detta delle autorità ucraine, dunque, in alcune aree le forze di Kiev stanno conducendo una difesa di manovra, ovvero, "laddove possibile, decidono di ritirarsi, cambiare posizione e, in caso di condizioni favorevoli, condurre operazioni di controffensiva". Motuzyanyk ha parlato di una situazione sul campo "molto dinamica" e di "aree e insediamenti che possono passare di mano in mano". In realtà, a sentire altre fonti, le truppe del Cremlino avrebbero circondato su almeno tre lati la citata Severodonetsk.

L'obiettivo di Mosca è quello di prendere il controllo di Severodonetsk, Lyschansk e Rubizhne per mettere l'intera area di Lugansk sotto l'occupazione russa.

Ricordiamo che Lugansk costituisce metà della regione orientale del Donbass, dove il Cremlino ha riorientato i suoi sforzi bellici. Molti ritengono che il presidente russo, Vladimir Putin, potrebbe rivendicare la vittoria nella guerra nel caso in cui la Russia dovesse prendere il controllo del Donbass.

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