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Se l'economia mondiale torna in mano agli Usa

Washington ha iniziato a lavorare su alcune soluzioni per mantenere l’Usa al centro dei mercati mondiali

Se l'economia mondiale torna in mano agli Usa

Dopo la fine della Guerra Fredda e l’inizio del processo di globalizzazione, l’economia mondiale ha subito diversi cambiamenti, alcuni dei quali davvero imprevedibili. Con il crollo del Muro di Berlino l’America ha solidificato la sua posizione come potenza mondiale sia economica che militare, rendendo inimmaginabile un futuro in cui qualche altra nazione le avesse potuto rubare il primato di nazione più potente del mondo.

Tuttavia, con l’inizio del 21esimo, secolo il centro dell’economia mondiale ha iniziato a spostarsi sempre più a est. Con l’avvento dell’industrializzazione cinese, la ripresa economica della Russia e la crescita esponenziale di alcuni paesi in Medio Oriente (Qatar, Uae ecc.) gli Stati Uniti non possono più considerarsi la prima potenza economica mondiale ma devono condividere questo titolo con un numero di rivali.

Realizzando che l’economia mondiale gli stava sfuggendo dalle mani, complice la crisi finanziaria più grande dal Giovedì nero del 29, il governo di Washington ha iniziato a lavorare su alcune soluzioni per mantenere gli Usa al centro dei mercati mondiali. Le due manovre più imponenti sono il famoso Ttip (Trattato transatlantico per il commercio e li investimenti) e il meno discusso ma non meno importante progetto di sviluppo e ingrandimento del canale di Panama. Queste due soluzioni agevolerebbero il commercio diminuendo costi e tempo dei trasporti con Europa e Asia incoronando di nuovo Washington, o meglio New York, capitale dell’economia mondiale.

Il Ttip è un accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziazione dal 2013 tra l’Unione Europea e i paesi del Nord America. L’obiettivo è di integrare i due mercati riducendo i dazi doganali e limitando o eliminando le barriere tariffarie sui prodotti, in modo da rendere possibile il libero scambio di merci, il flusso degli investimenti e l’accesso ai relativi mercati dei servizi e degli appalti pubblici. Integrando questi due mercati si andrebbe a creare la più grande area di libero scambio al mondo, considerando che Usa e Ue rappresentano metà del Pil mondiale e circa un terzo del commercio.

Per quanto riguarda il Canale di Panama, invece, il progetto è molto meno discusso. Forse perché, non essendoci l’Europa nella lista dei beneficiari/danneggiati dal progetto, i media non si sono interessati all’argomento. Il progetto di espansione, necessario considerando l’ingrandimento delle navi container degli ultimi anni, verrà inaugurato il 26 giugno dopo nove anni di lavoro e più di 5,3 miliardi di dollari spesi.

Grazie allo sviluppo del Canale di Panama si riusciranno ad accomodare navi che trasportano fino a 14 mila container al posto dei 5 mila attuali. È stato inoltre aggiunto un secondo canale più piccolo per evitare imbottigliamenti e far scorrere il traffico navale più velocemente. Il Canale di Panama ha perso molta importanza negli ultimi dieci con le navi asiatiche che preferivano sbarcare sulla “West coast” per poi trasportare le merci via treno sulla “East”. L’espansione invece, renderà il canale di nuovo competitivo a livello globale, accorciando il tragitto dall’Asia alla “East coast” di circa 5 giorni ed eliminando la necessità di sbarcare la merce sulla costa ovest o addirittura di dover circumnavigare l’America del Sud passando da Capo Horn.

Secondo il Boston Consulting Group e il gigante della gestione della distribuzione mondiale C.H. Robinson Worldwide, il nuovo canale di Panama porterà entro il 2020 più del 10% del commercio di navi container Asia-Usa dalla “West coast” alla “East”.

Un altro problema sorge per Washington però: sulla costa est solo 3 porti principali sono in grado di accomodare navi delle dimensioni che arriveranno tramite Panama da fine giugno (Baltimore, Miami e Norfolk). Si sta scatenando, quindi, una corsa alle espansioni portuali con varie aziende private che hanno investito più di 155 miliardi di dollari per finanziare la creazione di infrastrutture in grado di ospitare le nuove navi porta container in arrivo, dichiara Paul Bingham, Edr Group Inc (Economic development research group).

L’espansione del Canale di Panama è stata quasi forzata dai mercati globali, agevolando il commercio Asia-East coast, diminuendo i costi per le imbarcazioni, e diminuendo il flusso di navi nei porti della costa ovest rendendo il sistema più efficiente, questo progetto era una necessità per il commercio navale americano. Considerando che circa il 6% del commercio mondiale passa da Panama, Washington non poteva fare altrimenti che investire nel progetto se aveva intenzione di mantenere gli Usa al centro dei mercati globali.

Dunque, se il progetto di Panama dovesse avere successo e le negoziazioni per il Ttip andassero in porto dovremmo prepararci a considerare di nuovo New York e gli Usa come unica Mecca dell’economia mondiale. Ma siamo sicuri che sia proprio una buona idea?

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