Indonesia, governatore cristiano in carcere per blasfemia

L'ex governatore cristiano di Jakarta, Basuki Tjahaja Purnama, meglio noto come Ahok, è stato condannato dai giudici a due anni di carcere per blasfemia. In Indonesia non si ferma l'ascesa dei movimenti islamici radicali

Indonesia, governatore cristiano in carcere per blasfemia

Per il governatore cristiano uscente di Jakarta, Basuki Tjahaja Purnama, meglio noto come Ahok, si sono aperte oggi le porte del carcere, dopo che il tribunale della capitale indonesiana lo ha condannato a due anni perché ritenuto colpevole di blasfemia. Ahok, che lo scorso 19 aprile ha perso la sfida per la presidenza della regione di Jakarta con il candidato sostenuto dai gruppi islamici radicali, l’ex ministro della Cultura indonesiano, Anies Baswedan, è finito sotto processo per le sue dichiarazioni considerate offensive dei “sentimenti dei musulmani”.

Lo scorso settembre, infatti, nel pieno della campagna elettorale, Ahok aveva affermato davanti ad alcuni pescatori, citando un versetto del Corano, che ogni cittadino indonesiano avesse il diritto di votare per chiunque e non soltanto per un candidato musulmano, come sostengono alcuni teologi dell’Islam. Le dichiarazioni del governatore uscente hanno scatenato le proteste di migliaia di musulmani, sostenuti da movimenti islamici radicali come il Fronte dei Difensori dell’Islam, guidato dal leader estremista Muhammad Rizieq Shihab, e Hizbut Tahrir Indonesia, che con il suo programma punta alla restaurazione del Califfato islamico e all’applicazione della sharia in tutto il Paese. Centinaia di migliaia di manifestanti hanno protestato per mesi contro Ahok nelle strade di Jakarta e a novembre un manifestante è morto e altri dieci sono rimasti feriti negli scontri con la polizia. Il governatore cristiano ha provato a chiarire la sua posizione, ma nonostante ciò le proteste sono andate avanti, fino a che, lo scorso aprile, ad essere eletto governatore di Jakarta, nonostante Ahok fosse inizialmente favorito, è stato il suo rivale musulmano, Anies Baswedan, che durante la campagna elettorale aveva incontrato più volte il leader islamista, Muhammad Rizieq Shihab, a capo delle rivolte contro Ahok.

"Sono cresciuto tra i musulmani, non è possibile che abbia intenzionalmente insultato l'Islam, perché ciò significherebbe mancare di rispetto alle persone che amo e apprezzo", ha detto oggi Ahok nell’aula del tribunale di Jakarta. I giudici però sono stati irremovibili. La pena inferta all’ex governatore cristiano è stata, infatti, più dura di quella richiesta dalla procura. Per i giudici, infatti, Ahok non avrebbe mostrato pentimento e avrebbe rischiato di "rompere l'unità" del Paese con le sue azioni. Nella capitale indonesiana, oltre 13mila poliziotti sono stati dispiegati per garantire la sicurezza ed evitare scontri tra i sostenitori di Ahok e i musulmani, mentre il governatore uscente veniva condotto nel penitenziario di Cipinang con un’auto blindata. All’esterno del tribunale molti musulmani hanno festeggiato la sentenza dei giudici, urlando “Allah è il più grande”.

Anche nel Paese musulmano più popoloso al mondo, di tradizione islamica moderata, si registra quindi una progressiva ascesa dell’estremismo, legata, secondo alcuni, all’aumento del soft-power saudita e wahhabita sul territorio indonesiano. Nel Paese sono in aumento, infatti, gli attacchi alle minoranze religiose, soprattutto quella cristiana, e i gruppi islamici radicali stanno diventando sempre più influenti. Il nuovo governatore di Jakarta, Anies Badeswan, è stato eletto, infatti, grazie all’appoggio di formazioni islamiste e ultra conservatrici, come il Muslim Community Forum, il cui leader, Muhammad al-Khaththath, arrestato lo scorso marzo dalle autorità indonesiane, chiede una stretta applicazione della sharia e vorrebbe introdurre il divieto per i cristiani di ricoprire cariche pubbliche. Hanno appoggiato apertamente Badeswan anche il Fronte dei Difensori dell’Islam e Hizbut Tahrir. Quest’ultima organizzazione islamista, attiva da circa 20 anni in Indonesia, è bandita in molti Paesi tra cui Egitto, Germania e Cina, ed è stata disciolta pochi giorni fa dal presidente indonesiano Joko Widodo, con l’accusa di contrastare i principi di unità e diversità nazionali.

Intanto, però, il test sulla tolleranza rappresentato dall’elezione di Ahok, il primo governatore di Jakarta cristiano e di etnia cinese, sembra essere fallito. E anche nell’Indonesia dalla tradizione pluralista e democratica, l’estremismo islamico è sempre più in crescita.

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