"A Hong Kong la protesta monterà. Qui i cittadini non hanno paura"

Chris Au, ingegnere in pensione di Hong Kong: "La gente è in piazza, ma i poteri forti sono favorevoli a Pechino"

"A Hong Kong la protesta monterà. Qui i cittadini non hanno paura"

Chris Au è un ingegnere meccanico in pensione. Nato e cresciuto ad Hong Kong, ha sessant'anni. Raggiunto telefonicamente da ilGiornale.it, ci racconta le proteste di questi giorni da un punto di vista del tutto particolare: quello di chi ha visto la propria patria, in continua evoluzione, cambiare fisionomia con il passaggio di sovranità dalla Gran Bretagna alla Cina, nel 1997. Una storia e una città sospese tra la tradizione orientale e quella occidentale, tra le libertà democratiche e un modello politico che la democrazia compiuta non l'ha mai conosciuta.

"I manifestanti di Hong Kong chiedono un vero suffragio universale, chiedono al governo di Pechino di eliminare il controllo preventivo dei candidati a capo dell'esecutivo della Regione amministrativa speciale di Hong Kong - spiega Au - Le autorità hanno risposto negativamente, limitandosi a ribadire che la decisione finale spetta al governo centrale cinese. Così è cresciuto il malcontento generale; i modi arroganti dell'attuale capo esecutivo, Leung Chun-Ying, hanno innescato i boicottaggi promossi dagli studenti, culminati nella manifestazione di massa di sabato scorso".

Perché la polizia risponde così duramente alle proteste?

"A sentire i media locali, la protesta era e continua ad essere pacifica: non è stata riportato alcun crimine in tutta l'area delle manifestazioni. Ad ogni modo tutte i maggiori notiziari hanno mostrato i poliziotti impegnati in azioni provocatorie contro i dimostranti. Ad esempio, sparavano gas chimici e lacrimogeni direttamente sui manifestanti da breve distanza, anche quando questi levavano le mani in segno di resa. Queste scene ci hanno riportato alla mente il massacro degli studenti del giugno 1989 a Pechino: a Hong Kong - l'unico luogo in tutta la Cina - esiste una commemorazione annuale di quell'evento, che ha già causato l'irritazione del governo centrale."

Come giudicate l'atteggiamento della comunità internazionale?

"Gli Stati Uniti hanno già chiesto a entrambi gli schieramenti di abbassare i toni e di trovare una soluzione condivisa, mentre la Gran Bretagna si è schierata a favore dei diritti della gente di Hong Kong. Il governo cinese si è espresso contro le ingerenze straniere, ma dal momento che gli Stati Uniti non hanno espresso una posizione netta, da Pechino hanno continuato a ribadire che si tratta di un affare interno, elogiando l'operato del capo dell'esecutivo di Hong Kong."

Teme per la sua incolumità e per quella della sua famiglia? La popolazione di Hong Kong è spaventata?

"Non temo personalmente per me, dal momento che il sistema giudiziario, ancora più britannico che cinese, permette al giudice di esprimere un verdetto indipendente e oggettivo che risponde solo alla legge, nonostante i tentativi di pressione che sono stati fatti sui temi politici più delicati."

Va ricordato però, conclude Au, che "Non tutti sono spaventati, visto che diverse migliaia di persone scendono ancora in piazza per dar voce al loro malcontento e visto che il numero dei manifestanti continua a crescere. Così abbiamo costretto la polizia ad abbandonare la strategia violenta, mentre le dimostrazioni si estendono a nuove zone della città.

D'altro canto, chi supporta l'attuale governo non rappresenta una vera e propria minoranza: anche se numericamente non sono molti, godono di un enorme supporto finanziario da parte dei tycoon che hanno fatto grossi investimenti in Cina."

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