Coronavirus

Massimo Alberizzi: "L'Africa è una bomba pronta ad esplodere"

Il Covid, le cavallette e una recrudescenza del terrorismo fanno dell'Africa una vera bomba pronta ad esplodere. Ne abbiamo parlato con Massimo A. Alberizzi, uno dei massimi esperti del continente africano

Massimo Alberizzi: "L'Africa è una bomba pronta ad esplodere"

È uno massimi esperti politici del continente africano, dove vive insieme alla famiglia e dove nel 2007 fu anche rapito da Al Shabaab. Massimo A. Alberizzi, direttore di Africa Express”, ci racconta cosa sta succedendo in quel continente, dilaniato da guerre civili, terrorismo e Covid-19 e quali potrebbero essere le conseguenze per il resto del mondo.

Alcuni virologi hanno sostenuto che la parte sud del mondo sia stata "risparmiata" dal coronavirus. In particolare l'Africa. In realtà sembra che le cose non stiano proprio così...

In realtà i virologi che hanno raccontato questo non hanno capito che in Africa non ci sono le stesse strutture che si trovano in Europa. Anche qui ci sono grandi difficoltà, come per esempio fare i tamponi, perché mancano i reagenti. Io ad esempio quando sono venuto dall’Africa non ho potuto farmi il tampone. Abito a Nairobi e ho preso l’ultimo volo prima del lockdown, ma la mia famiglia è bloccata lì. In Africa, salvo le grandi città, non ci sono strutture. Pensiamo ad esempio al Congo,: non ci sono ospedali, tamponi, quindi la proliferazione del virus non è gestibile perché non si può capire quante sono le persone infettate e a che ritmo aumentano”.

Eppure è stata fatta una stima di circa 80mila contagi. Secondo lei questo dato è attendibile?

“No, è un dato che non poggia su nessun criterio. Potenzialmente potrebbero essere il doppio o il triplo. Mi domando come vengano stilate queste liste se, per esempio, nelle campagne africane possono esserci migliaia e migliaia di persone ed un solo ambulatorio. In base a cosa vengono conteggiati gli infetti?”.

Al momento della sua partenza da Nairobi quale misure erano state prese e quali sono quelle attuali?

“Ovviamente avendo tutta la mia famiglia giù sono molto informato sulla questione, ma non sui numeri per le ragioni che spiegavo sopra. C’è comunque stata una chiusura generale, ad esempio quella delle compagnie aeree che lavoravano solo telefonicamente o per quanto riguara gli uffici. C’è l’obbligo di indossare la mascherina e nei ristoranti, parliamo ovviamente di grandi città, c’è un distanziamento, ma in realtà nessuna attività è stata chiusa, i negozi sono sempre rimasti aperti”.

Quanto può essere pericoloso il continente africano per un ritorno di contagio in tutto il mondo?

“Pericolosissimo, perché non essendoci dati certi su cui affidarsi, nessuno sa come stanno le cose e se ci sono infetti. Ci sono portatori sani? Come si fa a saperlo? Se qualcuno muore in Mali o in Niger, nei posti dove non c’è niente, chi può dire se è morto per coronavirus e quindi potenzialmente quante altre persone ha potuto infettare, o per altro? Per assurdo in alcuni posti non essendoci l’anagrafe non si nasce e non si muore, queste persone non esistono ai fini statistici, ma esistono ai fini di contagio”.

Al momento, oltre al covid, c’è stata anche la massiccia invasione di cavallette che distruggendo tutto e portando conseguentemente alla scarsità di cibo, la poca igieniche la mancanza di sostentamento e di acqua, sta peggiorando la diffusione del covid

“Le cavallette sono un altro problema che al momento è stato accantonato, e si pensa che nel mese di giugno possa esserci un’altra ondata biblica. In Zambia c’è anche un centro per il monitoraggio delle cavallette, che io ho anche visitato anni fa. Queste, anche in cattività, quindi nelle gambe, quando migrano cambiano di colore, per questo motivo si può comunque sapere quando sciamano, anche se è impossibile fermarle”.

Parlando politicamente, la poca presenza di un forte governo centrale, le continue lotte interne, hanno sicuramente portato ad un fiorire, o meglio ad un aumento esponenziale del terrorismo. Viene in mente l’esempio di Silvia Romano, in queste “terre di nessuno” guidate da fazioni più o meno organizzate, c'è un rapporto tra la criminalità e l'aumento dei contagi?

“Sicuramente, anche se bisogna fare attenzione al caso Silva Romano, perché lì non si tratta di terrorismo ma di business. A questo proposito su Africa Express è uscito un dossier dove si racconta esattamente cosa è successo. Un’analisi in cui spieghiamo come in questa storia ci siano in ballo milioni di dollari. Quindi Silvia è stata rapita da criminali comuni per un riscatto, ma poi è passata ad altre cose, in un gioco più grande, che probabilmente neanche lei conosce . Ma lasciando da parte la Somalia e tornando alla domanda, in Mozambico, c'è stata effettivamente una recrudescenza del terrorismo islamico, si chiamano Shabaab, nelle aree dove, guarda caso, ci sono i pozzi di petrolio, la presenza di soldi. Attaccano soprattutto nel nord a Capo Del Gado, dove la situazione è drammatica. Ma ci sono attacchi anche a Pokaram in Nigeria. Queste bande, si sentono immuni dal virus, minimizzano. Ovviamente è da qui che si può capire come questo 'stato del terrore' e questa poca prevenzioni dovuta alla non conoscenza dei pericoli, possa aiutare il contagio”.

Banalmente visto che c’è una massiccia presenza estera, quelle zone non dovrebbero essere le più controllate e quindi sicure?

“Dovrebbe, ed infatti le grandi compagnie come L’Enel, la Shell a Capo De Gado, hanno chiesto l’aumento delle misure di sicurezza e c’è anche una massiccia presenza di mercenari Russi che difendono il territorio. Ci sono anche stati omicidi e perdite in questi scontri a fuoco del gruppo Wagner”.

Perché proprio russi?

“In Africa c’è una forte presenza della Russia, perché Vladimir Putin è molto legato al presidente”.

Anche in Africa il terrorismo recluta persone inizialmente aiutandole, proprio come fanno le mafie?

“È una storia molto simile ovunque. Si punta sulla fame, la religione e la paura. Se tu non hai cibo e io te lo do, tu poi hai un debito con me, oppure se creo un ospedale mi serve anche per convertire poi, se trovi il Sufi che si converte quello non è terrorista, se trovi l'islamista pesante diventa terrorista. Gli Shabaab comunque non sono tutti terroristi, sono delle organizzazioni di business, dove non c'è legge e non c'è niente lottano con le armi, ma per il resto è soprattutto un business".

Complice il dilagare del virus ma anche il terrorismo, non c’è il rischio di un isolamento e una conseguente immigrazione verso altri stati. Noi siamo alle porte...

“Credo che almeno con il Covid avvenga il contrario. Non è vero che i migranti sono gente che non sa niente. Chi organizza queste migrazione sa perfettamente cosa succede, e sa che se arriva in Europa può trovare o meno lavoro. Sanno bene che possono morire durante il viaggio, ognuno di questi ha almeno un amico, o un conoscente morto in navigazione oppure bloccato in Libia che non riesce a passare. Non sono convinto che non si sappia che ormai in Europa non c’è più lavoro, o meglio che abbiamo molti meno posti di lavoro. È vero che molti di loro vengono impiegati in tipi di occupazione che non fanno gli italiani, ma anche qui c'è da aspettare. Basta vedere quanti italiani si sono presentati per andare nei campi a raccogliere frutta e la verdura. Anche i migranti sanno che non essendoci lavoro per noi non c’è neanche per loro”.

Come vede questa evoluzione sia in termini di contagio e cosa secondo lei dovrebbero fare i governi per cercare di arginare questo pericolo?

“È quello che stanno cercando di fare, ovvero raggiungere i villaggi remoti per controllare come sta realmente la situazione, ma è molto complicato.

Facendo un esempio dei vaccini sui bambini, magari una dose si riesce a farla, ma quando devi fare i richiami dove trovi queste persone? Come si fa a fare i richiami? La stessa cosa vale per il covid, per medicinali, i ricoveri, ma soprattutto il contagio, che in questo modo è libero di circolare”.

Commenti