Nella Parigi che premia Carola scoppia la rivolta dei migranti

La Francia celebra la capitana tedesca, i "gilet neri" occupano il Pantheon: "Qui stranieri umiliati, sfruttati, deportati"

Nella Parigi che premia Carola scoppia la rivolta dei migranti

Parigi vuole premiare Carola Rackete in qualità di paladina dei diritti umani, ma i migranti presenti Oltralpe non sono per nulla soddisfatti di come la Francia stia gestendo i fenomeni migratori e tutto quello che ne consegue, compresa la situazione sociale interna. Il malcontento è così evidente da far sì che i cosiddetti gilet neri occupino il Pantheon parigino. Durante la giornata di ieri, insomma, è arrivata l'ennesima certificazione di questo assunto: esistono gli annunci sventolati dal presidente della Repubblica e dalle istituzioni politiche, ma ci sono anche i fatti, che raccontano tutt'altro.

Se i gilet gialli rappresentano il simbolo della lotta contro la diseguaglianza sociale, quelli neri incarnano la tutela, anche in maniera plateale, di quelli che ritengono essere diritti assoluti dei migranti, dei profughi e dei rifugiati. La narrativa proggresista vuole elevare la capitana della Sea Watch 3 a protettrice degli ultimi, ma come se la passano coloro che provengono dalle periferie economico-esistenziali in terra transalpina? Le Comité Soutien Migrant ha fatto parte di una sorta di rivolta, che ha avuto luogo in una delle più eloquenti rappresentazioni della storia tradizionale francese. Perché è stata organizzata? Perché i migranti dicono di essere "umiliati, sfruttati e deportati".

È quanto di meglio si possa offrire, per usare un eufemismo, per verificare l'esistenza di un certo doppiopesismo. Il fatto di legittimare Carola Rackete, peraltro mediante la concessione della cittadinanza onoraria, può essere interpretato come un posizionamento politico: l'Europa che piace ad Emmanuel Macron e ai suoi è quella dei "porti aperti". I nostri, per esempio, che dovrebbero sempre essere a disposizione di chi ha intenzione di sbarcare. Dalle parti dei comitati manifestati, invece, sottolineano proprio la rigidità di quanto espresso sino a questo momento, in materia di migranti e immigrazione, dal governo transalpino guidato da En Marche!: ""Siamo venuti a dire che il motto francese per gli stranieri è ‘umiliazione, sfruttamento e deportazione'",si legge su The Post Internazionale. La polizia francese? Non ha lasciato fare. Su EuroNews si parla pure di "scontri". A sottolineare come la "linea del rigore" non appartenga solo alle restrizioni sovraniste.

Marine Le Pen, dal canto suo, ha postato anche un video dell'iniziativa. Il vertice del Rassemblement National ha scritto su Facebook che è "inammissibile vedere clandestini rivendicazione occupare, impunemente, questo alto luogo della Repubblica che è il Pantheon". Il posto in cui declinare le rimostranze, insomma, non è stato selezionato a caso. Ma il tema è anche un altro: contestazioni di questo tipo avevano già avuto luogo nei mesi passati. La Repubblica francese, che da sempre sventola con fierezza la bandiera del multiculturalismo, sarà costretta ad assistere, con ogni probabilità, ad altri moti di questa tipologia.

Poiché c'è un peso, forse i manifestati si aspettano che venga utilizzata anche un'unica misura, ma molto sembra suggerire come ne esistano almeno un paio.

Carola Rackete avrà la sua onoreficenza. I migranti potranno individuare un altro emblema da occupare per denunciare quanto subito. Così vanno le cose nella Francia di Emmanuel Macron.

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