Caso Skripal

Mosca risponde alle espulsioni: "Via due diplomatici italiani"

Convocati gli ambasciatori di Germania, Francia, Regno Unito e Italia per tenere alta la pressione. Ma Peskov assicura: "Restiamo aperti a relazioni aperte con gli altri Paesi"

L'espulsione dei diplomatici americani a San Pietroburgo
L'espulsione dei diplomatici americani a San Pietroburgo

Quella del Cremlino è stata solo una risposta all'attacco congiunto di Stati Uniti e Europa. Come in una partita di scacchi. "Non abbiamo avviato alcuna guerra diplomatica", mettono in chiaro i russi all'indomani dell'espulsione di centocinquanta diplomatici occidentali (sessanta dei quali americani). Quella di Mosca, infatti, altro non è che la risposta alla decisione di Washington e di altri Paesi di allontanare i diplomatici russi per il caso Skripal, l'ex spia russa avvelenata a Londra con il gas nervino. E, proprio come in una partita a scacchi, oggi il ministero degli Esteri russo ha convocato una ventina di ambasciatori occidentali (tra cui quellio di Germania, Francia, Regno Unito e Italia) prima di annunciare i nomi dei diplomatici espulsi.

Sono sessanta i diplomatici americani che dovranno lasciare entro il 5 aprile la Federazione russa, 58 dell'ambasciata americana a Mosca e due del consolato di Ekaterinburg. A questi si sono aggiunti i membri dei servizi diplomatici degli altri Paesi che hanno colpito la Russia, nello stesso numero, per un totale che si può, dunque, prevedere di 150. L'Italia, che in Russia ha 36 diplomatici accreditati e da Roma ha espulso due russi, ne perde due. Occhio per occhio. Mosca ha, infatti, considerato "un gesto di inimicizia" quello da Roma. Un gesto che ha creato un clima di "sfiducia" tale da pregiudicare "i positivi sviluppi della cooperazione bilaterale". Da qui la decisione di convocare l'ambasciatore italiano al ministero degli Esteri russo. Non essendo al momento a Mosca, il capo della missione, Pasquale Terracciano, ha mandato al suo posto l'incaricato d'affari, Michele Tommasi, "numero due" della legazione. Poco prima erano stati ricevuti l'ambasciatrice francese, Sylvie Bermann, e quello tedesco, Ruediger von Fritsch. All'ambasciatore britannico è stato chiesto di ridurre il numero di diplomatici presenti in Russia per allinearlo a quello dei rappresentanti di Mosca nel Regno Unito.

Oggi è anche iniziato lo sgombero del consolato americano a San Pietroburgo. Almeno quattro Suv con targa diplomatica hanno lasciato il cortile dell'edificio in via Furshtatskaya e poco dopo diversi dipendenti hanno cominciato a portare via pacchi, scatole e mobili. Al termine dei colloqui con gli ambasciatori europei, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ci ha tenuto a ricordare che "la Russia rimane aperta a sviluppare relazioni positive con i Paesi". "Non è stata la Russia a dare inizio alla guerra diplomatica", ha continuato Peskov denunciando che sono stati gli altri "a costringere la Russia ad adottare le misure in risposta ad azioni non amichevoli, non costruttive e illecite", nel caso particolare dell'America, all'espulsione dei sessanta diplomatici russi dagli Stati Uniti e alla chiusura del consolato russo a Seattle.

"La Russia - ha, infine, sottolineato - non ha mai iniziato scambio di sanzioni, espulsione di diplomatici o altro".

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