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Omicron e lockdown affossano le borse cinesi

Omicron mette a dura prova il modello zero casi di Pechino. A Hong Kong la borsa tracolla dopo che la capitale della tecnologia, Shenzen, è dovuta andare in lockdown.

Test di massa sulla popolazione cinese a Shanghai. La Cina combatte con l'ondata di Omicron iniziata a Hong Kong
Test di massa sulla popolazione cinese a Shanghai. La Cina combatte con l'ondata di Omicron iniziata a Hong Kong

Omicron colpisce la Cina come una marea montante e mette a terra sia la politica zero casi di Pechino sia, soprattutto, il suo sistema finanziario, a partire dalla borsa. Dato che il governo della Repubblica Popolare ha applicato la stringente strategia di colpire con i confinamenti di massa la crescita dei casi, quando Omicron ha colpito Shenzen, il polo tecnologico del Paese, la borsa cinese ha reagito col panico.

Il Covid ha colpito la Cina dalla sua città più esposta al mondo, Hong Kong. Porto importante e hub finanziario di valore globale. Città da cui è iniziata la crescita dei casi che oggi impatta a tutto campo sulla Repubblica Popolare e che oggi subisce i danni peggiori dell'ondata di Omicron.

Rita Fatiguso su Il Sole 24 Ore sottolinea che nella giornata del 14 marzo l'indice Hang Seng della Borsa di Hong Kong ha "chiuso con una perdita del 7%, la più drammatica dal novembre 2008" dopo che la città da 17,5 milioni di abitanti in cui hanno sede Huawei, Zte e molti supplier dell'industria tecnologica come Foxconn, appaltatrice di Apple e altri marchi, è andata in lockdown. Il numero record di casi registrati in Cina è risibile rispetto ai numeri a cui siamo abituati in Occidente, 1.807 in un giorno. Ma la strategia zero-Covid impone manovre draconiane sin dai tempi di Wuhan e di conseguenza "l'obiettivo della stabilità, il leit motiv della strategia del Governo cinese, si allontana a causa del virus". Omicron impatta "creando un vero e proprio cortocircuito proprio nel momento peggiore, con la guerra in Ucraina e le difficili trattative in corso per trovare una soluzione diplomatica alla crisi che presenta il conto con i costi dell'energia e delle materie prime alle stelle". Tutto questo ad ora non si sta però rivelando sufficiente e "la situazione peggiora anche a Dongguan, nella provincia del GuangDong, dove alcuni funzionari sono stati rimossi dai loro incarichi, in particolare per aver gestito male il focolaio di Dalang scoppiato alla fine di febbraio".

Nel campo della borsa di Hong Kong le perdite peggiori sono state registrate dai titoli tecnologici, che hanno perso l'11%. Dopo che le autorità del Guangdong hanno imposto l'obbligo di confinamento, molti analisti ed economisti hanno sottolineato che qualora Omicron dovesse moltiplicarsi in Cina altre città potrebbero subire la stessa sorte di Shenzen, che ad ora sarà bloccata completamente per una settimana. E il fatto che nell'ultimo anno l'Hang Seng abbia di fatto visto dimezzare la capitalizzazione dei titoli al suo interno quotati mostra quanto gli investitori temano la politica zero casi adottata da Pechino. Secondo Raymond Yeung, capo economista per la regione cinese di Anz, una settimana di lockdown a Shenzen può causare un mini-terremoto all'economia, danneggiando la crescita annua cinese dello 0,8%.

Il Financial Times ricorda che dopo la borsa di Hong Kong potrebbe essere l'economia reale cinese e del resto del mondo a subire duri danni. Qualora i casi di Covid iniziassero a moltiplicarsi anche nel porto di Shenzen, terzo al mondo per volume di merci trattate (23,28 milioni di Teu) è possibile aspettarsi uno shock alle catene di fornitura industriali di diversi settori, tecnologia in testa, capace di creare conseguenze all'intera economia globale. Del resto, già "trenta compagnie taiwanesi, attive in ogni settore dai semiconduttori ai touch screen", hanno "annunciato freni alla loro produzione" negli impianti di Shenzen. E del resto, il fatto che tutto questo avvenga oggigiorno in una Cina impegnata a mediare per la pace in Ucraina e, su scala globale, ben meno adatta rispetto al 2008 a rispondere con investimenti interni a una crisi finanziaria globale rende più complessa la ricerca di vie d'uscita. Anzi, dopo esser stata la prima nazione colpita dal Covid nel 2020 la Cina rischia di essere anche la prima a subire il contraccolpo del combinato disposto tra ritorno in auge della pandemia, problemi finanziari e crisi delle catene del valore.

E di contagiare a cascata il mondo che già sconta l'incertezza della bomba dei prezzi delle materie prime e della tempesta bellica.

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