Gli sbarchi sono sì diminuiti, ma non si sono fermati. E Paesi, come l'Italia e la Grecia, si trovano ancora a dover gestire un'emergenza che non ha precedenti. Il numero degli immigrati arrivati sul nostro territorio non è stato ancora alleggerito da rimpatri e ricollocamenti. E, se sul primo punto la colpa è tutta di Roma, sul secondo paghiamo le debolezze di Bruxelles e il fronte comune dai Paesi del patto di Visegrad. Qualcosa, però, potrebbe ora cambiare con la riforma del Trattato di Dublino. Secondo il Messaggero, sul tavolo ci sarebbero "sanzioni dissuasive o perdita di una parte dei fondi Ue, la possibilità per il migrante di scegliere tra quattro stati la sua destinazione finale" e "la ripartizione per quote in base al pil e alla popolazione".
A Bruxelles sono state presentate diverse bozze di riforma. Ce n'è una della Libe, la Commissione del Parlamento europeo competente su Libertà civili, giustizia e affari interni. Poi c'è quella Commissione europea. L'obiettivo è superare Dublino IV e trovare una soluzione a un'emergenza scatenata proprio dagli infiniti errori dell'Occidente. Ora che centinaia di miglia di immigrati si trovano nel Vecchio Continente tutti sono chiamati a fare la propria parte. Bruxelles, però, si trova a dover fare i conti coi muri alzati daai Paesi del patto di Visegrad. In Ungheria Viktor Orban, che oggi cercherà di ottenere il quarto mandato dal 1998 (il terzo consecutivo), è arrivato a costruire una barriera di separazione al confine meridionale per interrompere la cosiddetta rotta balcanica, a opporsi alle quote decise da Bruxelles sull'accoglienza dei richiedenti asilo e a organizzare un referendum su di esse nel 2016 (non valido per mancato quorum).
Secondo il Messaggero, tutte le bozze di riforma al vaglio dell'Unione europea puntano sulla "necessità di intervenire nei confronti degli Stati che non rispettino le condizioni". L'obiettivo è obbligare tutti a ripartirsi gli immigrati. Da qui l'idea di inserire le spese per il trasferimento e l'accoglienza a carico del bilancio europeo. Una mossa che punta a eliminare qualsiasi resistenza dal punto di vista economico.
Sul tavolo ci sono sia l'ipotesi di "multare" gli Stati facendo sborsare 250mila euro per ogni richiedente non ricollocato sia il congelamento dei fondi europei. Due misure forti che troveranno sicuramente l'opposizione dei Paesi del patto di Visegrad che faranno di tutto pure di non farle passare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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