Guerra in Ucraina

Scattano le "ore del fuoco": raid in tutte le regioni dell'Ucraina

Bombardamenti a tappeto in tutta l'Ucraina nelle ultime ore, colpita anche Leopoli e l'area occidentale del Paese. Secondo Kiev, sono 18 i missili lanciati dai russi a partire dalla serata di martedì

Scattano le "ore del fuoco": raid in tutte le regioni dell'Ucraina

Sono ancora diversi i fronti che preoccupano in Ucraina. La notte ha portato a nuovi raid e a nuove sirene anti aeree attivate in gran parte delle regioni del Paese. A partire dalla serata di martedì e fino alle ultime ore, a tremare sono state soprattutto le aree occidentali. Sono state colpite zone rimaste fino a oggi fuori dal conflitto.

Come ad esempio la Transcarpazia, dove un missile ha lasciato senza fornitura di gas diverse famiglie nella regione. Ma sono le ferrovie soprattutto a essere state nel mirino dei raid russi delle ultime ore. A Leopoli si è dovuta fermare la circolazione dei treni. Nella più occidentale delle grandi città dell'Ucraina, per diverso tempo è mancata la corrente e la connessione a internet.

I bombardamenti hanno colpito in totale sei stazioni ferroviarie, diverse sottostazioni elettriche e impianti per l'erogazione dell'energia elettrica. Danni importanti e anche un colpo non indifferente al morale della popolazione, la quale nell'ovest dell'Ucraina si sente generalmente al sicuro. Non sono mancate anche esplosioni nella zona di Odessa, uno dei fronti più caldi. In totale, secondo i dati rilasciati nella notte dagli alti comandi dell'esercito di Kiev, sono stati lanciati dalla Russia verso l'Ucraina qualcosa come 18 missili. Otto di questi, sempre secondo gli ucraini, sono stati intercettati.

La situazione nel Donbass

A est i russi non sembrano avanzare. Le difficoltà sono state sottolineate ancora una volta dai servizi di intelligence di Londra. Mosca, secondo Londra, sta avendo nuove difficoltà e anche lungo il fronte in cui sembrava poter essere più avvantaggiata rispetto agli ucraini lo spettro di uno stallo rischia di aleggiare pesantemente.

In questo contesto, anche nelle ultime ore sono emerse dagli Stati Uniti voci secondo cui il 9 maggio prossimo Vladimir Putin potrebbe dichiarare formalmente guerra all'Ucraina. A rilanciare le indiscrezioni è stata la Cnn, la quale a sua volta ha sentito alcuni funzionari statunitensi. Il giorno della vittoria il presidente russo, oltre ad annunciare il successo su Mariupol, potrebbe decidere di mobilitare il Paese in quella che anche dalla prospettiva del Cremlino inizierebbe ad essere chiamata “guerra” contro l'Ucraina.

Una mossa che sarebbe figlia, sempre secondo le voci che si rincorrono dagli Usa, proprio delle difficoltà russe. Difficoltà confermate sul fronte di Kharkiv. Qui l'esercito ucraino è riuscito a contrattaccare in alcuni punti e a conquistare almeno due villaggi nella giornata di martedì, allontanando di alcuni chilometri la linea di avanzata russa sulla seconda città ucraina.

La situazione a Mariupol

Gli occhi sono puntati ovviamente anche su Mariupol. Ieri sono riprese le evacuazioni dei civili, ma nel pomeriggio si è parlato di intesi scontri tra i russi e gli ultimi soldati ucraini rimasti all'interno dell'acciaieria Azovstal.

Macron, nel corso della telefonata con Vladimir Putin di martedì, ha sottolineato la propria preoccupazione per la situazione dentro Azovstal. Nella notte sono arrivate dalla zona notizie discordanti. Alcune fonti hanno segnalato un ritorno alla calma attorno la struttura, membri del Battaglione Azov, presenti dentro l'impianto, invece hanno sottolineato la prosecuzione di pesanti attacchi da parte delle truppe russe e filorusse. In nottata il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiarito meglio la situazione. "In 156 sono già arrivati a Zaporizhzhia - ha spiegato su Telegram - loro sono adesso al sicuro. Sappiamo di nuovi bombardamenti su Azovstal, ma contiamo di mettere in salvo il resto del nostro popolo rimasto lì".

Il resto della città invece è oramai in mano a Mosca. Nei quartieri del centro storico, del porto e in quelli attigui all'aeroporto sventolano da giorni le bandiere della federazione russa e della Repubblica Popolare di Donetsk, visto che in città hanno combattuto anche i separatisti filorussi.

Questi ultimi ne rivendicavano il possesso dal 2014.

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