Irpin. Una galleria degli orrori a cielo aperto, tra palazzi sventrati e anneriti, circondati da carcasse di auto crivellate dai colpi. Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz girano tra le macerie di Irpin un po' spaesati. D'altra parte, l'impatto emotivo del luogo si fa sentire, perché tutto persino uno strano odore acre che se non è di morte sembra volerla evocare è la rappresentazione plastica della tragedia che si è consumata in questa cittadina alle porte di Kiev. Ad accompagnare i leader europei c'è un ministro di Volodymyr Zelensky, che in inglese fa da Cicerone ai tre con il tono freddo e quasi distaccato di chi è ormai diventato un esperto di questo macabro giro della morte. Un tour sorvegliato passo dopo passo dall'intelligence ucraina e dai corpi speciali arrivati da Italia (i Gis dei Carabinieri), Francia e Germania.
Fanno impressione le immagini dei palazzi devastati e ormai spogli, con i vetri delle finestre che sono praticamente tutti finiti in frantumi. Ma anche le parole di chi ha memoria dell'accaduto raccontano la tragedia che si è consumata in questa piccola cittadina. Draghi e Macron chiedono se l'obiettivo fosse solo civile o se ci fossero anche dei target militari. E il loro interlocutore non esita un attimo: solo civili e il fatto che la devastazione abbia raggiunto i piani più bassi dei palazzi è il termometro di quanto violento e sconsiderato sia stato l'attacco. Che ha distrutto tutto, compresa la scuola materna e un parco giochi per bambini. Un'invasione, insomma, che non ha avuto pietà di un'intera comunità. Neanche delle famiglie, donne e bambini, che erano nelle loro macchine. Sono state vittime di violentissime sventagliate di mitra, come testimoniano i buchi sulla carrozzeria di un'auto lasciata sul posto a futura memoria. Gli stessi buchi che rendono un colabrodo tutte le abitazioni da uno dei due lati della strada principale. «È terribile», chiosa Draghi. «Una vergogna», aggiungerà qualche minuto più tardi. «Qui ci sono le stimmate della barbarie dell'esercito russo», dice Macron. E anche Scholz, dopo aver infilato la testa all'interno della macchina che ormai è un colabrodo, non esita a puntare il dito contro «la brutalità» e «la violenza insensata dell'esercito russo». Durissimo anche il presidente della Romania Klaus Iohannis, che si è unito al corteo. «Questa non è un'azione militare, questa è solo distruzione», sentenzia.
Tutti, insomma, restano colpiti dalla guerra vista sul campo, fatta di odori e sensazioni che un'immagine televisiva non sarà mai in grado di comunicare. Macron e Draghi seguono il percorso uno accanto all'altro, scambiandosi qualche reciproca considerazione e mostrando una certa affinità anche nei gesti. Scholz è qualche passo più avanti, quasi che le distanze politiche di questi mesi tra Roma, Parigi e Berlino si fossero trasferite sulle strade di Irpin. Distanze che ieri, in verità, sono sembrate ridursi di molto. Merito certamente del lungo vertice tra i quattro leader europei e Zelensky. Ma forse anche dell'impatto emotivo di Irpin, destinata a diventare un memoriale a cielo aperto delle atrocità dell'esercito russo, le stesse perpetrate a Bucha e Borodyanka. Qui, non solo gli invasori hanno sparato su civili inermi e disarmati, ma si sono anche divertiti a passare con sui corpi delle vittime con i carri armati.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.