Guerra in Ucraina

Pagamenti dimezzati: il malcontento dei soldati russi

La Guardia Nazionale di Mosca svela perché numerosi soldati russi si siano rifiutati di andare in Ucraina o di rientrare dopo un periodo di riposo: il problema dei pagamenti dimezzati

Pagamenti dimezzati: il malcontento dei soldati russi

La grande armata russa, così considerata in patria, a volte si rifiuta di combattere, come di recente abbiamo visto sul nostro Giornale con il caso dell'ammutinamento contro i generali e dell'intenzione di ucciderli. Tra le motivazioni ne spuntano sempre di nuove: stanchezza, mancanza di cibo, ribellione agli ordini superiori e ora c'è anche una questione economica. Questa volta la fonte è russa, quindi per certi versi "inattacabile". Si chiama Kavkaz.Realii ed ha riportato quanto detto da alcuni membri della Guardia Nazionale (in pratica quella personale di Putin), secondo i quali i soldati russi di Krasnodar avrebbero rifiutato di tornare sul campo di battaglia perché non hanno ricevuto i soldi promessi loro prima del conflitto.

"Pagano la metà"

"Proprio pochi giorni fa è arrivato il pagamento per il secondo mese di guerra. E se per il primo mese hanno pagato 100mila rubli, ora sono diventati 50", afferma l'interlocutore. Ma qual è il motivo? Le sanzioni occidentali hanno fatto crollare il valore del rublo soprattutto nei confronti dei dollari americani. "Il pagamento è calcolato a circa 50 dollari al giorno, ma viene effettuato in rubli al tasso di cambio russo". Ecco spiegato l'arcano: come ricorda Il Messaggero, mentre il 10 marzo il cambio del dollaro in Russia valeva 120 rubli, il 26 maggio è crollato a meno della metà, esattamente 56 rubli, ed ecco spiegata la differenza per la magra paghetta. Il rapporto pubblicato dal sito russo spiega che nella stessa squadra del malcoltento, ben cinque elementi avrebbero chiesto il pensionamento da questo tipo di attività per evitare qualsiasi richiamata in futuro.

Il rifiuto a combattere

Le notizie di soldati russi che si rifiutano di combattere sono all'ordine del giorno: questa volta la notizia viene dal tribunale militare di Nalchik che non ha più rientegrato 115 ufficiali dopo il loro licenziamento a causa del mancato adempimento ai loro doveri in Ucraina. L'avvocato Pavel Chikov, di Agora International Human Rights Group, ha seguito numerosi casi di soldati di stanza in numerose città russe chiamati al fronte in Ucraina. Secondo il legale tutti quanti avrebbero "denunciato pressioni, minacce di procedimenti penali e licenziamento per essersi rifiutati di andare in Ucraina".

Oltre al rifiuto i russi lamentano numerose perdite umane e la mancanza di cibo tant'é che sarebbero addirittura costretti a mangiare cani, come abbiamo visto sul Giornale.it. "A causa di problemi di sicurezza, gli occupanti russi hanno ricominciato a mangiare cani. Ciò è dimostrato dalla corrispondenza dell'aggressore russo, che è stata intercettata dalla Sbu", scrive Kiev sul proprio canale Telegram mostrando le testimonianze di numerose chat degli uomini di Putin.

Di male in peggio, si può dire: il Donbass è tutt'altro che conquistato.

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