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Nobel per la pace 2022, premiati l'attivista bielorusso Bialiatski e due Ong (una russa e una ucraina)

Premiato uno dei più importanti oppositori del presidente Lukashenko e due Ong che in Russia e Ucraina sono impegnate nella difesa dei diritti umani

Nobel per la pace 2022, premiati l'attivista bielorusso Bialiatski e due Ong (una russa e una ucraina)

Non è andato al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, come in molti avevano pronosticato alla vigilia, ma sulla scelta dei nomi per il nuovo Nobel per la pace la guerra in Ucraina ha pesato molto. Infatti il comitato riunito a Oslo ha scelto di conferire l'onorificenza a un attivista bielorusso, a un gruppo russo che si occupa di diritti umani e a un'organizzazione ucraina.

Si tratta, rispettivamente, di Ales Bialiatski, uno dei principali oppositori del presidente bielorusso Alexandar Lukashenko, del gruppo russo Memorial e del Centro Ucraino per le libertà civili. Una chiara scelta quindi di porre in primo piano quanto sta accadendo non solo in Ucraina, ma anche in generale nei tre Paesi maggiormente coinvolti nel conflitto.

Chi è Ales Bialiatski

"Ales Bialiatski – si legge nel comunicato del comitato per il Nobel della pace in cui sono state spiegate le motivazioni – è stato uno degli iniziatori del movimento democratico emerso in Bielorussia a metà degli anni '80. Ha dedicato la sua vita alla promozione della democrazia e dello sviluppo pacifico nel suo Paese d'origine. È stato incarcerato dal 2011 al 2014. A seguito di manifestazioni su larga scala contro il regime nel 2020, è stato nuovamente arrestato ed è ancora detenuto senza processo. Nonostante le enormi difficoltà personali, Bialiatski non ha ceduto di un centimetro nella sua lotta per i diritti umani e la democrazia in Bielorussia”.

Chiaro quindi il riferimento agli ultimi eventi che hanno caratterizzato la storia recente bielorussa. A Minsk nell'estate del 2020 sono andate in scena alcune delle più importanti proteste da quando Lukashenko è al potere. Le piazze, tanto nella capitale quanto nelle principali città del Paese, sono state teatro di manifestazioni e scontri a seguito dei contestati risultati delle presidenziali tenute il 9 agosto 2020. Elezioni che hanno visto il nuovo trionfo di Lukashenko, presidente dal 1994.

Da allora la situazione in Bielorussia è tornata a essere molto difficile. Numerosi gli arresti e diversi gli attivisti costretti ad andare all'estero. A testimonianza di ciò, tra le altre cose, anche il dirottamento aereo operato dall'aviazione di Minsk del volo Atene-Vilnius, in cui a bordo era presente il giornalista e dissidente Roman Protasevic. Da allora, il governo di Lukashenko è apparso sempre più isolato e ha ricevuto supporto e riconoscimento soltanto dalla Russia di Vladimir Putin.

Bialiatski in questo contesto è forse l'attivista più famoso e di lunga data. Arrestato a Minsk dopo una manifestazione, il dissidente risulta ancora incarcerato e di lui si sono avute poche notizie. Da qui la scelta, da parte del comitato del Nobel, di conferirgli il premio. Una decisione che non mancherà di suscitare reazioni tanto da Minsk, quanto da Mosca. La Bielorussia infatti, nell'ambito della guerra in Ucraina, è l'unico alleato della Russia anche se le sue truppe ad oggi non sono mai entrate in azione.

Il premio all'Ong Memorial

Il Nobel, come detto, è anche andato anche all'associazione russa Memorial. Si tratta di un'Ong attiva dal 1987, quando era ancora in vita l'Unione Sovietica. La scelta è stata motivata dal comitato per via dell'attivismo in favore dei diritti umani in Russia. "Memorial – si legge tra le motivazioni – dopo il crollo dell'Urss è diventata la più grande organizzazione per i diritti umani in Russia, ha creato un centro di documentazione sulle vittime dell'era stalinista e ha raccolto e sistematizzato informazioni sull'oppressione politica e sulle violazioni dei diritti umani in Russia”.

L'associazione è ancora oggi molto attiva e non ha mancato negli anni di rivolgere il suo sguardo sulla situazione relativa ai diritti umani nella federazione. Diverse le denunce di Memorial circa le detenzioni ritenute politiche operate dalle autorità russe, sia prima che dopo l'avvento al Cremlino di Vladimir Putin. Il merito attribuito all'Ong riguarda quello di aver creato negli anni un vero e proprio database dove sono stati inseriti tutti i casi sospetti di violazione dei diritti umani oltre che, come annunciato dallo stesso comitato del premio Nobel, tutti i casi di crimini operati durante l'era stalinista.

Cosa sappiamo del "Centro Ucraino per le libertà civili"

Per quanto riguarda invece il centro ucraino per le attività civili, la motivazione è incentrata sia sul lavoro svolto in patria e sia su quanto accaduto dall'inizio della guerra attualmente in corso. “Dopo l'invasione russa dell'Ucraina nel febbraio 2022 – si legge nel comunicato del comitato – il Center for Civil Liberties si è impegnato a identificare e documentare i crimini di guerra russi contro la popolazione civile ucraina. In collaborazione con partner internazionali, il centro svolge un ruolo pionieristico al fine di far rispondere i colpevoli dei loro crimini”.

L'Ong è attiva dal 2007, durante l'era della presidenza Yushenko, considerato primo capo di Stato ucraino filo occidentale. Il suo lavoro abbraccia quindi un arco temporale molto vasto, toccando trasversalmente le varie epoche recenti ucraine, sia quando a Kiev sono stati in sella esecutivi filo occidentali e sia quando invece a governare sono stati partiti filorussi.

Le prime reazioni

Come detto, anche se non ha riguardato diretti protagonisti della guerra in Ucraina, il peso del conflitto nell'assegnazione del Nobel per la pace è stato importante. Tuttavia il comitato riunito a Oslo ha voluto sgombrare il campo da eventuali reazioni da Mosca. "Il Premio Nobel per la pace non è contro Vladimir Putin, ma in favore del rispetto dei diritti civili", si legge in una nota dello stesso comitato. Il comitato ha quindi chiesto il "rilascio immediato" di Bialiatski e di tutti i prigionieri ritenuti politici.

Soddisfazione per la scelta dei premiati è arrivata da Amnesty International. "Premiare le organizzazioni non governative e i difensori dei diritti umani è sempre un'ottima scelta e quest'anno è stata più che ottima - ha dichiarato il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury - Organizzazioni per i diritti umani che lottano in contesti difficili in cui i diritti non sono rispettati e poi vedere un prigioniero di coscienza storico di Amnesty International come Ales Bialiatski ricevere il Nobel dà una bellissima sensazione".

Sull'assegnazione del Nobel per la pace si è espresso il segretario della Nato, Jens Stoltenberg. "Il diritto di dire la verità rispetto al potere è fondamentale per società libere e aperte - si legge in una dichiarazione su Twitter -Congratulazioni per l'assegnazione del Premio Nobel per la pace all'attivista per i diritti umani bielorusso Ales Bialiatski, all'associazione per i diritti umani russa Memorial e all'organizzazione per i diritti umani ucraina Centro per le libertà civili". Secondo il presidente della commissione europea, Ursula Von Der Leyen, il premio è da considerarsi come un riconoscimento "a tutti coloro che lottano contro le autocrazie".

A commentare la scelta del comitato del Nobel è stata anche Svetlana Tikhanovskaya, una delle principali leader dell'opposizione bielorussa.

"Un importante riconoscimento per tutti i bielorussi che lottano per la libertà e la democrazia - ha scritto su Twitter - Tutti i prigionieri politici devono essere rilasciati immediatamente".

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