Emergono particolari raccapriccianti sulla fine di Giulio Regeni, scomparso il 25 gennaio scorso al Cairo e ritrovato senza vita dopo nove giorni, sul ciglio della strada che porta verso Alessandria, a circa 20 km dal centro della capitale egiziana. Sette costole rotte, segni di scosse elettriche sui genitali, lesioni traumatiche e tagli inferti con lame affilate su tutto il corpo, lividi e abrasioni e anche un’emorragia cerebrale: sono alcuni fra i segni della tortura riscontrati dall'autopsia sul cadavere dell'italiano. Pur essendo stata secretata dalla procura generale del Cairo, una fonte medico-legale ha rivelato all'agenzia Reuters alcuni contenuti della perizia medica. Reuters precisa tuttavia di non essere in possesso del documento dei periti. Al momento, dunque, non c'è ancora alcuna certezza sulla triste morte di Regeni. Una perizia italiana, infatti, aveva parlato di morte sopraggiunta per un "violento colpo al collo".
Intanto è stata confermata la pista indicata dal Giornale una settimana fa: Regeni era nel mirino delle autorità egiziane per la sua vicinanza agli oppositori del regime (fatali alcuni contatti sul cellulare). Il New York Times, raccogliendo le rivelazioni di un funzionario del governo coperto dall'anonimato, ha detto che fu fermato per strada intorno alle 19, nel quartiere di Dokki, perquisito e portato via da alcuni agenti in borghese. Le confidenza di questa fonte rafforzano la rivelazione fatte da una giornalista egiziana, Falaq Al Dossari, che aveva detto di aver visto, la sera del 25 gennaio, uno straniero ammanettato alla fermata della metropolitana. Una volta fermato, il ragazzo avrebbe reagito "bruscamente", comportandosi "da duro".
Se le testimonianze citate dal Nyt trovassero conferma, si tratterebbe della prima ammissione in questo senso da parte di esponenti delle autorità egiziane (seppure in forma anonima). Ma c’è di più. Sempre secondo il Nyt un testimone sostiene che il fermo dell’italiano sarebbe stato "ripreso da quattro telecamere di sorveglianza" di altrettanti negozi del quartiere: ma la polizia egiziana "non ha ancora chiesto le registrazioni video". Le rivelazioni del Nyt arrivano nel giorno in cui gli attivisti egiziani hanno denunciato nuovi casi di "desaparecidos": 66 nel solo mese di gennaio - e "43 casi di sospette torture in carcere" - che si vanno ad aggiungere alle centinaia di casi dell’ultimo anno. E all’indomani delle vibranti proteste di piazza dei medici contro la brutalità della polizia.
Tutti e tre i funzionari, intervistati separatamente dal Nyt, hanno riferito che Regeni era sotto controllo a causa di alcuni contatti, trovati sul suo telefono, di persone vicine ai Fratelli Musulmani e al Movimento 6 Aprile. Chi ha fermato Regeni "ha pensato fosse una spia: chi viene in Egitto a studiare i sindacati?", hanno aggiunto le fonti. I Fratelli musulmani egiziani sono sono considerati organizzazione terroristica dopo la destituzione del presidente Mohamed Morsi avvenuta nell’estate del 2013. Mentre i leader del "Movimento 6 Aprile", protagonista della cacciata di Hosni Mubarak, sono in carcere per le proteste anti-governative di fine 2013 contro la legge che limita le manifestazioni, definita "liberticida" dagli attivisti.
L'amico di Giulio: "Temo depistaggi e una faida tra servizi"
Al Corriere della sera parla Amr Assad, 54 anni, un amico con cui Regeni parlava spesso delle sue ricerche. L'uomo dice di non credere che Regeni avesse rapporti con la Fratellanza musulmana o il Movimento 6 Aprile, o se aveva contatti con loro era solo per caso, "avendo incontrato e intervistato alcuni esponenti conosciuti come ricercatori o venditori ambulanti". "Vorrei che la storia del Nyt fosse vera - aggiunge Assad - ma sembra che i tre funzionari sentiti dal giornale facciano affermazioni che contraddicono le posizioni ufficiali dell'Egitto. Tranne che in tal modo non si voglia dire che Giulio avesse in effetti contatti con l'intelligence italiana".
Poi l'amico di Regeni aggiunge un altro particolare interessante: "E' diffusa l'ipotesi che una qualche agenzia stia lavorando contro altre, oppure che
certe forze vogliano mettere in imbarazzo l'amministrazione". Questo "spiegherebbe perché il corpo sia stato ritrovato anziché fatto sparire per sempre, come ci si aspetta quando un'0agenzia di sicurezza tortura o uccide".
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