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"Risponderemo", "Ore oscure". Così l'Occidente reagirà all'attacco russo

Ferma condanna alle operazioni militari russi in Ucraina. Il preisdente americano chiama Zelensky: "Il mondo riterrà responsabile la Russia"

"Risponderemo", "Ore oscure". L'Occidente reagisce all'attacco russo

Mentre le sirene risuonano nelle città dell'Ucraina, l'Occidente prova a reagire all'attacco russo. Dagli Stati Uniti all'Unione Europea fino al Regno Unito e alle singole cancellerie del Vecchio Continente, la linea è univoca: quella della condanna.

Le autorità dell'Ue, e cioè la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, e l'Alto rappresentante dell'Unione per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Josep Borrell, hanno pubblicato tutti lo stesso comunicato: "Condanniamo con forza l'attacco ingiustificato della Russia contro l'Ucraina. In queste ore oscure, i nostri pensieri vanno all'Ucraina e alle donne, uomini, bambini che fronteggiano questo attacco non provocato e temono per le loro vite. Riterremo il Cremlino responsabile".

Il presidente Usa, Joe Biden, ha telefonato all'omologo ucraino Volodymyr Zelensky per condannare "l'attacco non provocato e ingiustificato delle forze militari russe" rilanciando su "sanzioni severe" nei confronti della Russia. "Solo la Russia è responsabile della morte e della distruzione che questo attacco porterà e gli Stati Uniti e i loro alleati e partner risponderanno in modo unito e incisivo. Il mondo riterrà responsabile la Russia", è scritto in una nota della Casa Bianca.

Il primo ministro britannico Boris Johnson ha convocato il comitato Cobra e ha parlato di "comportamento irrazionale russo". "Temo che abbiamo tutte le prove del fatto che il presidente Putin sia davvero deciso a condurre un'invasione su vasta scala dell'Ucraina, alla sottomissione di un paese europeo indipendente e sovrano e penso, voglio essere assolutamente chiaro, che sarà totalmente catastrofico". Queste le parole del capo del governo britannico durante la riunione.

Dall'Europa la condanna nei confronti delle operazioni militari russe è unanime. Il premier italiano, Mario Draghi, ha parlato di un attacco "ingiustificato e ingiustificabile. L'Italia è vicina al popolo e alle istituzioni ucraine in questo momento drammatico. Siamo al lavoro con gli alleati europei e della Nato per rispondere immediatamente, con unità e determinazione". Parole molto simili a quelle degli altri leader europei, che ora iniziano a capire quali potrebbero essere le prossime mosse per cercare di frenare l'avanzata di Mosca in Ucraina. Le sanzioni, severe ma limitate, non hanno sortito gli effetti desiderati sul Cremlino. Il presidente russo è apparso inamovibile e il discorso con cui ha sancito l'ingresso delle forze armate in Donbass a tutela delle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk ha fatto intendere che a Mosca regna la linea dell'itnransigenza.

Ed è proprio lo scontro tra la linea della fermezza russa e le sanzioni occidentali che rappresenta una delle chiavi di lettura di questa crisi internazionali dai risvolti sempre più inquietanti. L'incapacità di prevedere le mosse russe ma soprattutto di prevenire gli scenari peggiori è frutto anche di una naturale divergenza di interessi tra i diversi Paesi che compongono il cosiddetto blocco occidentale. La scelta delle sanzioni può essere uno strumento con effetti a lungo termine o chirurgici, ma in ogni caso non sembra poter essere in grado di scalfire la cosiddetta "fortezza-Russia", che da tempo si comporta sapendo perfettamente di essere ai margini del sistema occidentale.

Anche dal punto di vista militare, è chiaro che Nato e Stati Uniti possono sostenere i Paesi membri e già alleati, ma non esiste uno strumento realmente coercitivo per fermare le prossime decisioni del Cremlino. La scelta di spostare centinaia di truppe e alcune decine di aerei dall'Italia e dai Paesi del fronte sud verso il Baltico, la Germania e la Polonia rappresenta una misura politica, di rassicurazione per alcuni Stati, ma non può essere paragonata a uno spostamento massiccio di forze in territorio russo e bielorusso. Il sostegno Usa e britannico alle forze armate ucraine, in particolare con la consegna di sistemi antiaerei, Stinger e Javelin, non è certamente paragonabile al volume bellico messo in campo dalla Russia, che tra elicotteri, aerei, missili, navi e 180mila uomini al confine ucraino può decidere la partita in totale autonomia.

L'impressione, almeno in questa fase, è che non si sia compreso a fondo la differenza esistenziale tra quello che viene deciso a Mosca e quello che si può decidere nelle stanze di Bruxelles e Washington. La partita è diventata enormemente più complessa e il discorso di Putin è apparso molto più profondo e radicale delle naturali e conseguenti dichiarazioni da parte dei leader occidentali.

Linee interpretative diverse e dottrine contrapposte che creano un divario spesso di incomprensione tra il mondo atlantico e Mosca.

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