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Dalla siccità emerge una città fantasma: "Un tesoro ritrovato in Iraq"

Come nel resto del mondo, il bacino idrico del Tigri è diminuito rapidamente a causa dell'estrema siccità. Questo fattore drammatico, però, ha sconvolto archeologi e studiosi di fronte alla scoperta di una città "dimenticata"

Foto dei ricercatori dell'Università di Friburgo
Foto dei ricercatori dell'Università di Friburgo

Piogge inesistenti e clima torrido. Il livello dei fiumi che si abbassa drammaticamente. Scenari apocalittici riguardano varie parti del mondo. La gente ha sete ed è costretta a prelevare ingenti quantità di acqua dai corsi d'acqua per irrigare i campi. Questo ha notevolmente peggiorato la situazione idrica. La nota positiva all'interno di questa situazione drammatica è solo e solamente una: mari, fiumi e corsi d'acqua stanno restituendo agli esseri umani tesori nascosti.

La città dimenticata

È ciò che è successo in Iraq, uno dei paesi al mondo più colpiti dai cambiamenti climatici. A causa dell'estrema siccità, la popolazione che vive nel territorio dell’antica Zakhiku ha utilizzato le acque del Tigri per non far morire di sete le proprie piantagioni. Così facendo, il livello del fiume si è abbassato più rapidamente del previsto, rivelando una grande sorpresa. Pian piano è venuta fuori una vera e propria città di cui non si conosceva l'esistenza. Intuendo la particolarità dell'avvenimento, sono stati chiamati alcuni archeologi curdi e tedeschi per mettere in atto degli scavi nella zona. Da ciò che emerso si pensa che la città nascosta appartenga all'età del bronzo Zakhiku, un importante centro dell'Impero Mittani che regnò dal 1550 al 1350 a.C.

La situazione emergenziale, si è dunque trasformata in un’occasione propizia. Le ricerche, come riferisce la Cnn, sono state guidate dal presidente dell’Organizzazione per l’archeologia del Kurdistan, Hasan Ahmed Qasim, accostato da Ivana Puljiz dell’Università di Friburgo e Peter Pfälzner dell’Università di Tubinga.

Tutta una questione di tempo

"A causa dell'enorme pressione del tempo, abbiamo scavato a temperature gelide, neve, grandine, pioggia e persino tempeste, così come occasionali giornate di sole, non sapendo quando l'acqua sarebbe tornata a salire e quanto tempo avremmo avuto", ha detto Puljiz, professoressa nel dipartimento di archeologia e assiriologia. La corsa contro il tempo è iniziata tra gennaio e febbraio e ha impegnato gli archeologi giorno e notte. Lo scavo ha interessato gran parte del bacino idrico di Mosul, lungo il fiume Tigri nella regione del Kurdistan dell'Iraq settentrionale.

Secondo gli studi, Zakhiku è stata completamente sommersa dopo che il governo iracheno aveva costruito la diga di Mosul negli anni '80 e da allora ha visto raramente la luce. Un pezzo appartenente la città era stato individuato brevemente nel 2018, durante l'ultima emersione. Questa volta, invece, sono state catalogate e studiate un'intera fortificazione completa di torri e mura e un edificio di stoccaggio alto più piani. SI tratta di una vera e propria sorpresa dato che a quei tempi le strutture erano fatte di mattoni di fango essiccati al sole. Inoltre Zakhiku subì un terremoto intorno al 1350 a.C. e parti delle pareti superiori crollarono e coprirono gli edifici.

Cos'era il Mittani?

Fu un regno situato nel nord della Mesopotamia, che si estese, al culmine della sua ampiezza, dai monti Zagros al lago di Van e ai confini con l'Assiria. Era abitato principalmente da Hurriti. Se non fosse stato per gli ultimi studi e l’imponetene scoperta, non si saprebbe molto di questo popolo che visse dal 1350 al 1100 a.C. Gli scavi e il ritrovamento di alcuni manufatti potrebbero aiutare gli studiosi a tracciare una linea del tempo e capire qualcosa in più del loro modo di vivere. È stato possibile definire grossomodo l'età in cui costruirono l'impero grazie alla scoperta di cinque vasi di ceramica contenenti oltre 100 tavolette cuneiformi di argilla. Queste risalgono circa agli anni poco dopo un devastante evento sismico che devastò la città e dunque al periodo medio-assiro.

"È quasi un miracolo che tavolette cuneiformi fatte di argilla cruda siano sopravvissute per così tanti decenni sott'acqua - ha affermato il professore di archeologia Peter Pfälzner - Sono curioso di vedere cosa rivelerà lo studio dei testi cuneiformi sul destino della città e dei suoi abitanti dopo il devastante terremoto".

Tutti i manufatti che sono stati trovati, comprese le tavolette, sono stati portati nel Museo Nazionale di Duhok, nel Kurdistan iracheno. Prima che la città scompaia nuovamente sott'acqua, i ricercatori si sono adoperati per coprire le rovine con teli di plastica tenuti con pietre e ghiaia.

Le speranze di Puljiz sono che queste misure possano proteggere l'antico sito dall'erosione idrica e ne impediscano la scomparsa del tutto.

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