La Slovenia chiude le frontiere: passano solo i migranti in regola

Effetto domino dopo l’annuncio di Lubiana. Anche la Serbia annuncia il blocco. E la Croazia non starà a guardare

La Slovenia chiude le frontiere: passano solo i migranti in regola

La rotta seguita dagli immigrati lungo i Balcani diventa ancora più difficile. Da mezzanotte la Slovenia non consentirà più il passaggio ai profughi. "In futuro i migranti potranno raggiungere la Slovenia soltanto se vogliono richiedere asilo nel Paese - ha affermato il governo sloveno - sono possibili eccezioni, ma solo in casi singoli per motivi umanitari". Il governo serbo ha confermato che adotterà le stesse restrizioni della Slovenia, accettando dalla mezzanotte solo immigrati con passaporti e visti validi per l'area Schengen.

All'indomani del vertice Ue-Turchia sull'emergenza immigrazione, la Slovenia applica un nuovo regine d'ingresso con cui chiude la rotta balcanica. "Il vertice ha lanciato un chiaro messaggio a tutti i trafficanti di profughi e ai migranti illegali, e ora sanno che non c'è più la rotta balcanica", ha detto il primo ministro sloveno Miro Cerar che era tra i leader europei favorevoli ad adottare nella dichiarazione finale del summit la frase "la rotta balcanica è ora chiusa" e non quella un po' meno drastica, poi approvata. "È vero che la frase è stata leggermente riformulata, ma il senso è lo stesso", ha osservato Cerar decidendo di applicare la normativa europea accogliendo fino a un massimo di 50 rifugiati al mese che si ritiene abbiano diritto d'asilo perché provenienti da zone di guerra. La Slovenia riceverà, quindi, 567 rifugiati all'anno "a condizione che si tratti di un'azione congiunta dell'Unione europea e che la rotta balcanica sia chiusa". Una decisione che scatena un effetto a cateno su tutti i Paesi dell'intera area.

"La Serbia - tuona Belgrado - non può permettersi di convertirsi in un 'campo collettivo' per i rifugiati". E, pur promettendo di concordare tutte le misure con l'Unione europea, si prepara ad alzare un nuovo muro per cercare di fermare un'invasione ormai inarrestabile.

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