Mondo

Sri Lanka, chi sono i kamikaze (borghesi e istruiti) degli attacchi di Pasqua

Per il governo dello Sri Lanka, Zahran Hashim si sarebbe fatto esplodere nell'albergo Shangri-La, ma il suo nome non è nella lista diramata dallo Stato islamico

Sri Lanka, chi sono i kamikaze (borghesi e istruiti) degli attacchi di Pasqua

A distanza di 72 ore, degli attacchi contro le comunità cristiane in Sri Lanka, rivendicati soltanto ieri dallo Stato islamico, sappiamo ben poco: dal destino del predicatore estremista Zahran Hashim all'ottavo uomo mancante.

Sri Lanka, l’identità degli attentatori suicidi

Nel secondo comunicato diffuso ieri dallo Stato islamico (ricalibrazione Idra), l’organizzazione terroristica ha divulgato i nomi dei sette attentatori e relativi target colpiti durante le celebrazioni della Santa Pasqua. Gli attentatori suicidi, secondo prassi, hanno ricevuto dei nomi di battaglia dallo Stato islamico, così da rendere difficile la loro vera identità. Uno di loro, però, ha commesso un errore: prenotando la stanza dell’albergo che avrebbe poi colpito, ha lasciato il suo vero recapito a Dematagoda. Mohamed Ibrahim, padre dei due attentatori suicidi che hanno attaccato Shangri-La e Cinnamon, è stato arrestato dalla polizia. In manette anche il figlio Isas. In fuga l’ultimo figlio della famiglia Ibrahim, Ismail, già noto alle forze dell’ordine. Il suo nome è collegato ad una rete illegale con sede a Wanathawilluwa, scoperta lo scorso gennaio, per l’acquisizione di componenti ed esplosivi di tipo militare.

Abu Hamza ha denotato un giubbotto esplosivo nel santuario di Sant’Antonio, Colombo. Abu Khalil ha detonato un giubbotto esplosivo nella chiesa di San Sebastiano, a Negombo. Abu Muhammad ha detonato una cintura esplosiva nella Zion Church di Batticaloa. Abu Ubayda, Abu al-Bara’a ed Abu al-Mukhtar hanno attaccato gli alberghi di Kingsbury, Shangri-La e Cinnamon nella capitale, detonando prima degli IED e, successivamente, i rispettivi giubbotti esplosivi. Il vero nome dell’uomo che ha attaccato il Cinnamon Hotel dovrebbe essere Imsath Ibrahim di 33 anni. Suo fratello Ilham, di 31 anni, avrebbe colpito il Shangri-La. Entrambi hanno eseguito la meesima modalità d’attacco, attivando i rispettivi giubbotti esplosivi mentre facevano la fila al buffet di Pasqua all'interno delle strutture ricettive. Abu Abdullah ha attaccato dei poliziotti a Dematagodam, uccidendone tre.

Lo Stato Islamico descrive brevemente le singole operazioni Inghimasi concludendo così il testo: “In questa battaglia benedetta sono stati uccisi 350 cristiani. Oltre 650 i feriti, compresi i cittadini dei paesi della coalizione dei crociati”. Alcune bombe, una delle quali piazzata nei pressi dell'aeroporto internazionale di Bandaranaike, sono state disinnescate dalla polizia.

Le dinamiche familiari nel terrorismo

Le organizzazioni terroristiche etniche (come l'IRA e le Tigri Tamil) e nazionaliste (movimenti jihadisti come al Qaeda e lo Stato islamico) hanno una lunga storia con i legami di sangue. Spesso i fratelli, così come le sorelle, tendono a essere coinvolti nel terrorismo perché condividono uno stretto legame e sono soggetti ad influenze ambientali simili. Essere coinvolti nel terrorismo è considerato come un rito di passaggio in alcune famiglie. C'è poi da considerare la forza del legame tra fratelli, che li spinge a prendere parte insieme a quella missione senza ritorno. Per le organizzazioni terroristiche, i legami di sangue sono molto più affidabili e sicuri rispetto ai singoli individui. Il legame psicologico tra fratelli, infine, garantisce un naturale supporto allo stress.

Il coinvolgimento dello Stato islamico: nessun riferimento alla Nuova Zelanda

Nel secondo comunicato diffuso ieri, Islamic state conferma l’impiego di cinture, giubbotti esplosivi e tattiche inghimasi, ma il vero coinvolgimento dell’organizzazione terroristica negli attacchi non è chiaro. La connesione digitale tra gli autori delle stragi e l'organizzazione terroristica è stata senza dubbio confermata. Non vi è alcun riferimento alla strage in Nuova Zelanda. Gli attacchi in Si Lanka sono stati ritenuti una rappresaglia soltanto dai simpatizzanti dello Stato islamico e non dall'organizzazione terroristica.

Il non morto: sette nomi, otto uomini

Fin dal 2016, lo Stato islamico filma in video le ultime volontà di coloro che da lì a breve dovrebbero incontrare la morte in battaglia (gli Inghimasi possono ritornare vivi). E' un subdolo stratagemma nel tentativo di reclutare manovalanza per le future operazioni suicide. Si tratta del medesimo copione: dopo il giuramento al califfo, gli uomini si abbracciano sorridenti. Sullo sfondo la bandiera nera del gruppo. Nel terzo comunicato ufficiale dello Stato islamico, Amaq ha diffuso due foto ed un video di 58 secondi degli uomini coinvolti nell'operazione Inghimasi in Sri Lanka. Immortalati otto uomini che giurano fedeltà ad Abu Bakr al-Baghdadi. Al centro, il predicatore estremista Zahran Hashim, presunta mente degli attacchi. Una sorta di missionario viaggiante che non ha mai nascosto le sue simpatie per il califfato. A differenza degli altri sette uomini nella foto, Zahran Hashim è l'unico a volto scoperto. Islamic state riporta i nomi di sette uomini. Il governo dello Sri Lanka ha frettolosamente dichiarato che Zahran Hashim si sarebbe fatto esplodere nell'attacco contro l'albergo Shangri-La. Tuttavia il nome di Zahran Hashim non è nella lista diramata dallo Stato islamico.

A differenza di quanto affermato dal governo dello Sri Lanka, Zahran Hashim potrebbe essere vivo.

Commenti