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Tutti le imposizioni del politically correct, così perdiamo la nostra libertà

Hobbit multietnici, il figlio di Superman bisessuale e seguace di Greta Thunberg, comici nella bufera per aver scherzato sui trans: ecco il vero volto del politicamente corretto

Tutti le imposizioni del politically correct, così perdiamo la nostra libertà

Non se ne può davvero più del politically correct. Secondo i benpensanti di sinistra, il politicamente corretto non esiste, la cancel culture neanche, sono solo degli spauracchi inventati dai conservatori e dalla destra. Nel mondo anglosassone, nei campus universitari, ad Hollywood e, in generale, in tutto l'universo dell'intrattenimento non vi sarebbe alcun neomoralismo ideologico che impone a registi, fumettisti, comici e artisti di ogni genere di rispettare i dogmi della correttezza politica e dell'ossessiva a campagna a favore della cosiddetta "inclusività", delle minoranze - di genere, come dicono gli acculturati, ed etniche - e delle loro rivendicazioni, pena essere marchiati a fuoco e bollati come razzisti, omofobi, fascisti. Peccato che, nello stretto giro di pochissimi giorni, sono emerse notizie che la dicano lunga sul clima repressivo che il politicamente corretto impone attraverso i suoi diktat, sconfinando talvolta in un'autoparodia grottesca.

Amazon introduce gli Hobbit "multietnici" nella nuova serie

La prima. Amazon Prime introdurrà nella nuova serie dedicata a Il Signore degli Anelli una "tribù multietnica", ritraendo così i Pelopiedi (Harfoots), una delle tre razze di Hobbit che abitano al di là delle Montagne Nebbiose, nelle Terre Selvagge, originariamente descritta da Tolkien come più piccola e dalla pelle più "abbronzata" e scura rispetto agli altri Hobbit. Nell'universo di Tolkien, gli Harfoots sono fisicamente meno possenti, hanno le mani piccole.

Amano vivere presso le colline, all'interno delle quali costruiscono le tipiche case hobbit dette Smíal. Se ci fossero dubbi dubbi sulla trasposizione televisiva all'insegna del politically correct, basta ascoltare le parole pronunciate dall'attore Sir Lenny Henry ai microfoni della Bbc: "Siamo Hobbit ma ci chiamiamo Harfoot, siamo multiculturali, noi siamo una tribù, non una razza, quindi siamo neri, asiatici e scuri, ci sono anche dei tizi Maori". Pure i Maori? E perché non degli Huli?

Il Superman bisex e gretino

Se sulla trasposizione televisiva un tantino forzata degli Harfoots tolkeniani si può discutere, non vi è alcun dubbio che il nuovo Superman gretino e bisessuale sia così poco credibile e artioficioso da scadere nell'autoparodia. Come già riportato da IlGiornale.it, nel nuovo numero di "Superman: Son of Kal-El #5" disponibile dal prossimo 9 novembre, Jonathan Kent - figlio di Superman e Lois Lane – inizierà infatti una relazione romantica con il giornalista Jay Nakamura. "Ho sempre detto che tutti hanno bisogno di eroi e tutti meritano di vedere se stessi nei loro eroi e sono molto grato che DC e Warner Bros condividano questa idea", ha dichiarato Tom Taylor, scrittore del fumetto.

"Il simbolo di Superman è sempre stato sinonimo di speranza, verità e giustizia. Oggi quel simbolo rappresenta qualcosa di più. Oggi, un maggior numero di persone può rivedersi nel supereroe più potente dei fumetti", ha aggiunto. Una scelta completamente dettata dall'ideologia, al fine di strizzare l'occhio alla comunità Lgbt, non certo utile ai fini della narrazione. Ma non bastava strizzare l'occhio all'universo Lgbt, il nuovo Superman - un po' per scrollarsi di dosso le vecchie accuse di supereroe reazionario e suprematista bianco - proseguirà anche nella sua battaglia contro i cambiamenti climatici, dopo essere già stato trasformato dagli autori della Dc Comics in una sorta di seguace di Greta Thunberg. Più che un fumetto, sembrerà di sfogliare un editoriale del New York Times o un servizio di Vice News.

Tutti contro Dave Chappelle: uno schiaffo al politically correct

Oltre a forzare registi e autori vari a rappresentare in un certo modo i personaggi delle loro storie, l'ideologia del politicamente corretto prevede anche un sentimento di sdegno e richieste di censure e oblio per tutti quelli che osano non adeguarsi al pensiero dominante. Una schiera di attivisti Lgbt ha chiesto, nei giorni scorsi, di cancellare dal palinsesto di Netflix lo spettacolo The Closer di Dave Chappelle, che i critici hanno definito "transfobico". "Nel nostro Paese, puoi sparare e uccidere un nero, ma è meglio non ferire i sentimenti di una persona gay", ha detto il comico, facendo infuriare le associazioni Lgbt e altrettanti artisti.

Contro di lui una vera e propria bufera, critica compresa, che ha definito Chappelle un "comico in declino" mentre il pubblico continua ad apprezzare il suo umorismo caustico, alla faccia del politically correct.

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