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Tunisino fa la migliore baguette di Parigi. Definiva "cani" i francesi

Il fornaio tunisino vincitore del concorso che premia la migliore baguette della capitale francese è accusato di aver postato messaggi anti-francesi sui social. Lui si difende: "Account hackerato". Ma le forze dell'ordine aprono un'indagine

È "tunisina" la migliore baguette di Parigi. Ma il panettiere definiva i francesi "cani"

Per qualche ora è stato il simbolo dell’inclusione e dell‘integrazione possibile. Makram Akrout, titolare di una panetteria al civico 54 di boulevard de Reuilly, nel XII arrondissement di Parigi, è arrivato in Francia dalla Tunisia a 23 anni. Per sei ha vissuto da clandestino, poi ha trovato lavoro come fornaio, ha ottenuto la cittadinanza francese e una manciata di giorni fa è stato proiettato nell’Olimpo dei panettieri, quando una giuria di chef e rappresentanti della categoria lo ha nominato vincitore del concorso per la baguette più buona di Parigi.

Un riconoscimento importante, visto che il primo classificato tra i 173 sfidanti diventa automaticamente il fornitore ufficiale dell’Eliseo per un anno. È stata anche la presidenza francese, infatti, con un tweet, a complimentarsi con il panettiere di origine tunisina, il quinto nordafricano ad aggiudicarsi il premio negli ultimi anni. Segno, scrivono i principali media francesi, che i migranti possono davvero integrarsi nella società, assimiliandone le tradizioni fino a superare le maestranze locali.

Akrout si è goduto il suo successo, finché non è finito al centro di un’indagine delle forze dell’ordine per una serie di messaggi che sarebbero stati pubblicati sul suo account di Facebook. Post in cui difende la religione islamica attaccando la Francia e i francesi, definiti "cani". A ripescarli in rete sono stati, secondo quanto si legge sui quotidiani locali, dei militanti di estrema destra, indignati per il fatto che il prestigioso riconoscimento fosse stato assegnato ad un panettiere musulmano di origine nordafricana.

Il contenuto delle frasi scritte in arabo è stato pubblicato da Hala Oukili, giornalista di Sud Radio e del quotidiano online Causeur. È stato tra i primi a scoprire che nel 2019 Akrout se la prendeva con la Francia, accusata di "propagare la decadenza in Tunisia per proteggere i suoi interessi coloniali e spingerci ad allontanarci dalla religione e dai valori islamici". E ancora, un anno fa, polemizzava: "Abbiamo pianto per Charlie Hebdo e Notre Dame a fianco della Francia, ma questi cani non piangono mica quando ci si prende gioco del creatore Allah".

Frasi ben lontane dai valori fondanti della République, impegnata sotto la presidenza Macron in una dura lotta contro l’estremismo e il separatismo islamico. E la beffa, sottolinea qualcuno, è che l’autore di certi post stia per diventare il panettiere di fiducia del capo dell’Eliseo. Il fornaio tunisino ha preso le distanze sporgendo denuncia e si è difeso sostenendo che il suo account fosse stato hackerato. Ma le forze dell’ordine ora stanno scandagliando i suoi account per capire se si ponga o meno un problema di sicurezza per il presidente.

Il suo avvocato, intanto, citato dall’emittente francese Bfmtv, parla di un "cliente distrutto da quello che ha letto sulla rete". "Gli screenshot – ha dichiarato – provengono dall’estrema destra e Akrout li contesta". Anche per il comune di Parigi si tratta soltanto di voci non confermate. Tant’è che, dopo una iniziale esitazione, un portavoce della sindaca, Anne Hidalgo, ha fatto sapere che la cerimonia di premiazione resta confermata per la giornata di domani a Notre Dame.

Ma la polemica sulla "baguette" è appena iniziata. Philippe Olivier, eurodeputato del Rassemblement National di Marine Le Pen su Twitter attacca l'Eliseo: "Malgrado le rivelazioni sui suoi post ostili alla Francia e la connotazione islamista del signor Akrout, si continua a promuoverlo".

"Il nostro Paese - commenta - viene umiliato fino alla tavola del presidente".

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