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Un'altra mossa Ue contro Putin: 1,8 miliardi di aiuti per Kiev

Il presidente del Consiglio Ue Tusk assicura che l'Unione "non ha una politica contro la Russia". Ma intanto Juncker continua a finanziare l'Ucraina

Una manifestazione pro Ue a Kiev (foto d'archivio)
Una manifestazione pro Ue a Kiev (foto d'archivio)

Excusatio non petita, accusatio manifesta, si diceva una volta. Chi si giustifica senza essere stato attaccato ha spesso qualcosa da nascondere: l'antico detto medievale andrebbe forse ricordato al presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, che questa mattina, al termine di un incontro con il premier lettone Laimdota Straujum, ha spiegato come la politica estera della Ue "non sia contro la Russia, ma vuole garantire il rispetto della pace e delle frontiere".

Una giustificazione che difficilmente si concilia con il miliardo e ottocento milioni di euro di aiuti per l'Ucraina approvato ieri dalla Commissione Europea sotto forma di "aiuto economico e sostegno finanziario" al Paese slavo. La misura varata dall'organismo guidato da Jean-Claude Juncker deve essere ora approvata dagli Stati membri dell'Unione e dal Parlamento europeo.

Sino ad oggi la Ue ha già elargito all'Ucraina ben 1,6 miliardi di euro per lo sviluppo di due programmi di assistenza finanziaria, condizionati però all'attuazione di un piano di riforme. Intervenendo da Riga, capitale della Lettonia, Juncker ha ribadito come "l'Europa resti unita a sostegno dell'Ucraina". Alla repubblica ucraina, però, gli economisti stimano che manchino ancora 15 miliardi di dollari di fondi per poter evitare il default.

A livello geopolitico, però, l'Unione Europea sembra disposta a tutto pur di acquisire e rafforzare il controllo sulla maggior parte dell'Ucraina, dopo che in primavera la Crimea ha votato per la secessione dall'Ucraina e l'adesione alla Federazione Russa. Oggi, dopo mesi di continui scontri nelle regioni orientali del Paese, fortemente filorusse e in alcuni casi controllate dai miliziani autonomisti, Bruxelles continua a mantenere altissima la tensione con Mosca.

Dopo la contestata decisione di applicare sanzioni economiche contro la Russia, i movimenti euroscettici di mezza Europa non smettono di contestare la linea dura delle istituzioni dell'Unione. Dalla Lega Nord italiana al Front National di Marine Le Pen, in tutto il Vecchio Continente si sono moltiplicate le proteste contro le ingerenze Ue sul teatro ucraino.

Proteste che non sembrano trovare ascolto, a Bruxelles e a Strasburgo come a Berlino. Ancora in queste ore il cancelliere tedesco Angela Merkel si è detta contraria a un ritiro delle sanzioni, elogiando anzi il piano di riforme varato dagli ucraini. Insieme al primo ministro ucraino Arsenyi Yatseniuk, la Merkel ha chiesto a Putin di dimostrare "progressi visibili nell'attuazione dell'accordo sul cessate il fuoco", nel rispetto degli accordi di Minsk.

In attesa dell'incontro che dovrebbe tenersi ad Astana, capitale del Kazakistan, tra Merkel, Hollande, Putin e il presidente ucraino Poroshenko, però, l'Unione Europea lancia un segnale chiarissimo. Nuovi aiuti all'Ucraina possono significare una cosa sola: che la Ue non intende arretrare, tutt'altro.

Al netto di tutte le dichiarazioni di circostanza.

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