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"Prudenza sul bilancio": l'ennesima velina del falco Ue

Con il gergo tipico della burocrazia di Bruxelles, Valdis Dombrovskis avverte: il controllo sui conti dell'Ue tornerà.

"Prudenza sul bilancio": l'ennesima velina del falco Ue

Mentre nella giornata di giovedì 14 luglio l'Italia viveva la concitata giornata della crisi di governo da Bruxelles tornavano a spirare nel cuore dell'estate i venti gelidi dell'austerità. A portarli, una volta di più, le parole del "falco dei falchi", Valdis Dombrovskis. Il vicepresidente della Commissione von der Leyen, ex primo ministro della Lettonia e fautore del ritorno alla censura di bilancio e dell'austerità, ha dichiarato finita per sempre la fase delle briglie sciolte e dei cordoni della borsa allentati in Europa. E dato che il falco lettone già a maggio aveva detto che l'Italia avrebbe dovuto "limitare la spesa" e sarebbe stata tra gli osservati speciali, non c'è dubbio: ci aspetta un lungo finale di 2022.

"Sarà importante trovare il giusto equilibrio tra il passaggio a un orientamento di bilancio più prudente e la protezione dei vulnerabili" in vista dell'autunno, ha dichiarato il vicepresidente della Commissione Ue presentando assieme al Commissario agli Affari Economici Paolo Gentiloni le previsioni economiche d'estate. "Dovremmo anche ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili russi", aggiunge, prima causa dell'inflazione che assieme ai venti recessivi sta travolgendo l'Europa.

"La crescita economica subirà un forte rallentamento nella seconda parte di quest'anno, ma acquisirà maggiore forza nel 2023", ritornando "solida", si dice certo Dombrovskis. Per il quale gli effetti della pandemia sono stati riassorbiti e oggi si parla di una fase di crisi diversa. Presa di posizione a dir poco ambigua il cui sottotesto è chiaro: le ricette che valevano ieri, ovvero l'apertura di fasi di concessione alla spesa pubblica e alla sospensione delle regole Ue, oggi non valgono più. Le crisi si dovranno nuovamente gestire col controllo dei conti.

La realtà dei fatti dice che Dombrovskis parla sulla base di stime già ampiamente superate dalla realtà: nel documento presentato oggi la crescita europea verrà ulteriormente rivista al ribasso e l'inflazione sarà vista al rialzo. Nei nuovi documenti comunitari per l'Ue la stima è di una crescita del 2,7% (-0,1% sui dati di maggio) per quest'anno e dell'1,5% l'anno venturo (-0,8). Viene rivista drasticamente al rialzo la previsione dell'inflazione, che per l'Europa è ora al +8,6% per il 2022 e +4,6% per il 2023, rispetto al +6,1% e +2,7% di maggio. Una crescita drastica che si somma alle nuove politiche messe in atto dalla Banca centrale europea e che rischiano di sacrificare l'economia reale per decurtare l'inflazione. Tutto questo mentre la crisi energetica morde e si prepara un lungo inverno in cui il rischio di lockdown produttivi per l'impennata dei costi è elevato.

Le previsioni di Dombrovskis su una crescita rallentata a fine 2022 e spedita nel prossimo anno sono tutte da avvalorare sul campo. E sembrano piuttosto il tentativo di mettere una bandierina su una precisa posizione politica: il ritorno a una fase di censura di bilancio e sui conti pubblici che, unitamente alla stretta monetaria della Bce, porterebbe l'Eurozona a ripetere gli errori del 2011 quando più sarebbero richieste politiche flessibili e, soprattutto, un coordinamento anti-recessivo tra politica fiscale, politiche monetarie e manovre anti-inflattive non ostili alla crescita, come i contingentamenti a bollette, costo dell'energia e prezzi dei carburanti.

La crisi di governo italiana, che mette in difficoltà uno degli esecutivi più attenti a evitare un pieno ritorno al rigorismo più duro, rischia di sbilanciare il dibattito europeo estremamente a favore dei falchi di Bruxelles.

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