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"Ho dormito poco": la "notte brava" che uccise 228 persone

Il primo giugno 2009 il volo Air France 447 diretto da Rio del Janeiro a Parigi precipita nell'Oceano Atlantico, senza nemmeno il tempo di lanciare un mayday e provocando la morte di 228 persone

"Ho dormito poco": la "notte brava" che uccise 228 persone sul volo Air France 447

Il 31 maggio 2009 dall’aeroporto Galeão di Rio de Janeiro decolla il volo Air France 447 diretto al Charles de Gaulle di Parigi. Ma dopo qualche ora l’aereo precipita nell’Oceano Atlantico tra Africa e America Meridionale, causando la morte delle 228 persone a bordo. Ci vorranno due anni per recuperare i corpi delle vittime, a causa della profondità in cui si inabissò il relitto, rendendo le indagini sulle cause dell’incidente tra le più complesse della storia dell’aeronautica civile.

Il velivolo, un Airbus A330-200, parte da Rio de Janeiro alle 19.05 del 31 maggio 2009. A bordo ci sono 216 passeggeri, 9 assistenti di volo e 3 piloti. A un certo punto il comandante, David Dubois, lascia la cabina per andare a riposare e il comando viene affidato ai due copiloti, Cédric Bonin e David Robert, più giovani e con meno ore di volo alle spalle.

L’ultimo contatto radio avviene alle ore 1.33, quando i piloti avvisano i controllori di volo di aver passato il waypoint Intol (un punto intermedio lungo la rotta). I due piloti a questo punto decidono di modificare leggermente la rotta, per evitare le turbolenze, molto frequenti in quelle zone dell’Atlantico. Alle 2.10 un messaggio automatico segnala che il pilota automatico è stato disinserito. Cosa sta succedendo? Da quel momento vengono captati 24 messaggi del sistema Acars, che segnalano una serie di guasti ed errori e alle 2.14 l’ultimo contatto rileva che l’aereo sta scendendo a una velocità troppo elevata. Dopo neanche 5 minuti dal primo messaggio il volo Air France 447 si schianta nell’oceano a una velocità di 293 chilometri all'ora.

La dinamica dell’incidente

Ma cosa ha provocato la tragedia? Subito dopo la notizia dell'incidente, le immagini satellitari della zona in cui si trovava l’Airbus mostrano che il velivolo stava attraversando una serie di tempeste. La presenza di ghiaccio a quella altitudine è normale, ma in quel caso provoca l’otturazione dei Tubi di Pitot, strumenti che regolano la velocità del velivolo. L’occlusione dei tubi causa la disattivazione del pilota automatico. A quel punto, dopo la disattivazione contemporanea di tutti i sistemi, la guida dell'aereo passa sotto il controllo del pilota, che, secondo i messaggi Acars, possedeva informazioni errate sulla velocità e la posizione del velivolo. Tutti questi fattori contribuiscono a rendere la strumentazione di bordo non più affidabile.

Bandiere a mezz'asta in Brasile per la tragedia dell'Air France 447


I piloti si trovano davanti a una “perdita apparente” di velocità. Il copilota più giovane che assume il comando, probabilmente fuorviato dai messaggi della strumentazione di bordo, compie una manovra errata: tira a sé la cloche, compiendo quella che viene definita una cabrata. Le ragioni della decisione del pilota non sono chiare, poiché in caso di disinserimento del pilota automatico non bisogna intervenire sull’assetto e la prua del velivolo. Una volta disattivatosi il pilota automatico il velivolo ha iniziato a perdere quota troppo repentinamente, tra i 10.000 e i 15.000 piedi al minuto e a quel punto è intuibile che i due copiloti iniziano ad andare nel panico. Quando il comandante Dubois rientra in cabina di pilotaggio ormai è troppo tardi: si attiva il Ground Proximity Warning System, segnalando che l’aereo sta per avvicinarsi al suolo o in quel caso, al mare, che l’Airbus colpisce a gran velocità.

Le ricerche e le indagini

Non avendo più avuto notizie del volo 447 e del suo ingresso nei cieli del Senegal, La Força Aérea Brasileira parte per iniziare le ricerche del velivolo scomparso e dei suoi passeggeri. Nel frattempo dalla Francia il presidente Nicolas Sarkozy si reca all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, dove incontra i parenti dei dispersi. Purtroppo le notizie che dà ai familiari non sono confortanti: le possibilità che i loro cari possano essere ancora vivi sono minime. Alle ore 16 del 1 giugno funzionari di Air France e le autorità governative comunicano alla nazione che il volo Air France 447 è, con ogni probabilità, precipitato nell’oceano e che “non c'è più nulla da fare per i passeggeri a bordo”.

Il 6 giugno al largo della costa brasiliana vengono ritrovati due corpi, alcune valige con le carte d’imbarco all'interno, e dei rottami appartenenti a un aereo. Non ci sono dubbi, i resti appartengono al volo 447. Nei giorni successivi le unità di ricerca trovano altre vittime dell’incidente, tra cui il comandante Dubois e alcuni pezzi dell’Airbus. Al 28 giugno sono stati estratti 51 corpi, ma delle scatole nere ancora nessuna traccia. Dopo due anni di ricerche per trovare i resti delle vittime ancora disperse e del relitto, il 3 aprile 2011 un team composto da membri del Woods Hole Oceanographic Institution finalmente rinvengono a 4000 metri di profondità i motori, parti dell’ala e dell’abitacolo con alcuni corpi al suo interno. Dalle analisi emerge che l’aereo non era esploso in volo, ma arrivò integro fino all’impatto con l’acqua. I primi di maggio vengono rinvenute le scatole nere, entrambe in buono stato, e il 3 giugno le operazioni di ricerca delle vittime si concludono. In tutto vengono recuperati 154 corpi, mentre purtroppo 74 giacciono ancora dispersi nell’oceano.

Conferenza stampa recupero corpi Air France 447

Il governo francese ha aperto due indagini: una per omicidio colposo, procedura standard in caso di morte di una persona in Francia. L’altra indagine è di natura tecnica, ovvero volta a determinare le cause che hanno provocato il disastro e migliorare la sicurezza sui voli, conclusasi nel 2012. La relazione finale del Bea (Bureau d'enquêtes et d'analyses pour la sécurité de l'aviation civile) ha evidenziato che l’incidente del Volo Air France 447 fu causato da un mix fatale di errori del pilota e problemi tecnici dovuti al congelamento dei tubi di Pitot. I tubi indicarono dei valori errati riguardo alla velocità del velivolo, cosa che confuse i due giovani piloti. A maggio 2021 Air France e Airbus sono state rinviate a giudizio per omicidio colposo plurimo per responsabilità indiretta, sentenza che annulla quella precedente del 2019, che prevedeva il non luogo a procedere.

I presunti errori dei piloti

Anni dopo la tragedia, Vanity Fair pubblicò un'inchiesta riguardo alla condotta dei piloti del volo Air France 447. Secondo il rapporto ufficiale del Bea, i due piloti più anziani stavano dormendo quando si verificò l'incidente, lasciando il comando dell'aereo a Cèdric Bonin, il copilota più giovane. Quello che emerse è che per i piloti più esperti era una consuetudine lasciare la cabina e riposarsi. Ma non è tutto. Stando a quanto riportato da Vanity Fair Dubois, aveva trascorso una "notte brava" a Rio la sera prima, in compagnia dell'amante e alcuni amici e non aveva dormito a sufficienza. "Ho dormito solo un’ora stanotte - disse Dubois ad alcuni colleghi - non è abbastanza".

Fu scoperto che anche il secondo pilota, David Robert, aveva deciso di appisolarsi, lasciando Bonin solo a occuparsi dei comandi, proprio mentre stavano sorvolando il punto più critico dell'Atlantico. "Con ancora la maggior parte del viaggio davanti il pilota più esperto Dubois ha deciso che era il momento di riposarsi", dichiarò Alain Bouillard, l’investigatore capo del Bea, aggiungendo che "Se il capitano fosse andato a dormire 15 minuti dopo forse l’intera storia sarebbe andata diversamente".

La tragedia del volo Air France 447 è considerata come il più grave incidente aereo accaduto alla compagnia aerea francese e il primo che coinvolge un Airbus A330.

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