Da Putin a Macron, da Zelensky a Biden, passando per Erdogan, Bennett, Johnson e Xi. La crisi ucraina ha chiamato in causa i principali leader del mondo, ognuno dei quali con specifici interessi da rivendicare e richieste da far valere. Nella complessa trattativa diplomatica in corso è dunque fondamentale capire qual è il ruolo giocato da ogni Paese. Se non altro per ipotizzare nuovi scenari, fare ipotesi, e provare a prevedere l’esito del conflitto che, dallo scorso 24 febbraio, sta travolgendo Kiev.
Il rischio più grande è che la guerra possa, prima o poi, diffondersi nei Paesi limitrofi e da qui contagiare il resto dell’Europa e del mondo. Nel frattempo i negoziati tra Russia e Ucraina proseguono a rilento, la Cina si è detta disposta a mediare - ma non si capisce che cosa ne sarà della sua relazione con Mosca - mentre Francia e Turchia potrebbero sfruttare le tensioni internazionali per accreditarsi come risolutori del conflitto. Proviamo ad entrare nella testa di ciascun leader per capirne pensieri e strategie.
Vladimir Putin
Che cosa vuole
Si è detto e scritto tanto di Vladimir Putin, ma restano ancora molti dubbi sulle sue reali intenzioni. Lo scorso 24 febbraio, il capo del Cremlino ha dato il via all’operazione militare in Ucraina. Perché lo ha fatto? C’è chi dice che il presidente russo voglia ricostruire una sorta di Unione Sovietica 2.0, e che l’Ucraina non rappresenti nient’altro che il primo step per consentire a Mosca di riassorbire i confini perduti. Altri, al contrario, ritengono che Putin sia mosso da un’esigenza strategica: quella di evitare che il territorio ucraino possa trasformarsi in una roccaforte Nato a trazione statunitense. Il tutto a pochi passi dal cortile di casa (anzi: nel cortile di casa).
Che cosa chiede
Le richieste di Putin sono emerse durante i primi negoziati tra delegati ucraini e russi. Mosca ha parlato di demilitarizzazione e denazificazione dell’Ucraina, ma le reali richieste del Cremlino possono essere sintetizzate in tre punti: 1) il riconoscimento di Crimea e Donbass; 2) la smilitarizzazione di Kiev; e 3) la sua neutralità. In altre parole, il governo ucraino non deve aderire alla Nato. E questo per scongiurare l’eventuale rischio che l’Alleanza Atlantica possa minacciare la sovranità russa.
Volodymyr Zelensky
Che cosa vuole
Zelensky, assediato da giorni e braccato dai mercenari russi, si trova in una posizione delicatissima. Se è vero che il presidente ucraino sta incoraggiando il suo popolo a resistere contro l’invasore, dall’altro sembra essere sempre più consapevole che questa eroica resistenza, prima o poi, sarà destinata a spegnersi. Negli ultimi giorni Zelensky ha più volte chiesto il supporto dell’Occidente e alla Nato di attuare una no-fly zone sul territorio ucraino. Proposte accettabili solo in parte (tassativamente respinta la no-fly zone), perché nessuno ha intenzione di gettare benzina sul fuoco con azioni così esplicite.
Che cosa chiede
In termini più concreti, Zelensky chiede un cessate il fuoco in attesa del raggiungimento di risultati sostanziali in fase di negoziazione. Impossibile battere i pugni sul tavolo intimando ai russi di abbandonare l’Ucraina. E allora via alla danza delle trattative, con tempi e modalità che destano tuttavia qualche preoccupazione. Resta da capire se tra Kiev e Mosca si riuscirà a trovare almeno un punto d’incontro dal quale poter poi ragionare di pace.
Joe Biden
Che cosa vuole
Biden vorrebbe neutralizzare l’avanzata russa in Europa orientale, così da bloccare la strategia geopolitica di Mosca. L’inquilino della Casa Bianca, tuttavia, sa bene di non poter andare oltre a parole di solidarietà nei confronti di Zelensky e di condanna all’indirizzo di Putin. Certo, Washington sta indirettamente supportando l’esercito ucraino ma, almeno per adesso, pensare a una guerra de facto con gli americani in campo è pura utopia.
Che cosa chiede
Washington chiede che la Russia cessi di minacciare l’Europa con le sue prepotenze (posizione agli antipodi della concezione di Mosca, secondo cui le prepotenze arriverebbero proprio dagli Stati Uniti). Per garantire una maggiore sicurezza all’alleato europeo, Biden vedrebbe probabilmente di buon occhio l’inclusione di nuovi Paesi sotto l’ombrello della Nato, Ucraina compresa. Non potendo percorrere un simile tragitto, il presidente statunitense non può che limitarsi ad osservare da lontano.
Xi Jinping
Che cosa vuole
La posizione della Cina è alquanto complicata. Pechino ha rivendicato l’amicizia con la Russia, ha fatto capire di essere disposta a stringere legami economici con Mosca e fungere da ciambella di salvataggio per il Cremlino nel caso di tempeste economiche. Ma la crisi si sta inasprendo forse più del previsto, e dunque è necessario o abbassare i toni o risolvere tutto nel minor tempo possibile. Xi Jinping non ha infatti alcun interesse nell’assistere a un deterioramento delle relazioni economiche sino-europee, né tantomeno ha intenzione di sacrificare la Belt and Road sull’altare di Putin.
Che cosa chiede
Le richieste del Dragone sono esplicite: Pechino è disposta a mediare nel conflitto. Resta da capire come e a quali condizioni. Basterà richiamare a più miti consigli l’alleato russo? Difficile dirlo con certezza. Anche se, ripetiamo, una guerra prolungata e su larga scala andrebbe a danneggiare gli affari cinesi. Il messaggio al blocco occidentale coordinato dagli Stati Uniti è stato lanciato e recepito a dovere. Adesso è meglio iniziare ad abbassare i toni.
Emmanuel Macron
Che cosa vuole
Con le elezioni presidenziali francesi alle porte (aprile 2022), Emmanuel Macron ha tutto l’interesse di rafforzare la propria immagine di fronte al bacino elettorale. Per farlo, e per far dimenticare al suo popolo gli errori commessi durante la pandemia di Covid-19 e altre brutte magagne economiche, il capo dell’Eliseo ha pensato bene di accreditarsi come l’unico leader europeo in grado di mediare con Putin dallo scoppio della crisi. I due presidenti hanno avuto almeno tre colloqui telefonici, ma la sensazione è che Macron non sia fin qui stato ascoltato più di tanto dal suo omologo russo. Il presidente francese vuole comunque confermarsi in patria per un secondo mandato e diventare il leader europeo di riferimento.
Cosa chiede
Che la Russia cessi le sue operazioni militari in Ucraina. Nei giorni passati Macron ha parlato di punti di contatto e diplomazia. Al momento la missione francese è congelata. Parigi continuerà però a dialogare con Mosca chiedendo la fine delle ostilità. Anche perché la Francia – fino al 30 giugno 2022 – ha assunto la Presidenza di turno del Consiglio dell’Ue.
Recep Tayyp Erdogan
Cosa vuole
Vorrebbe essere il mediatore perfetto, il grande leader riuscito nell’impresa di convincere Putin a desistere sull’Ucraina. E magari, in cuor suo, vorrebbe pure essere visto sotto una luce diversa da Bruxelles. Eppure, soprattutto agli occhi di quella stessa Unione europea che punta a impressionare in positivo, Recep Tayyp Erdogan risulta ancora troppo ambiguo. Non solo perché, mentre dice di voler convincere Mosca, ha attaccato la Nato (della quale la Turchia fa parte) definendola non incisiva e indecisa, ma anche perché ha respinto l’idea di attuare sanzioni contro la Russia.
Che cosa chiede
In un colloqui con Putin, Erdogan ha detto che è necessario garantire il cessate il fuoco, aprire i corridoi umanitari e firmare il trattato un pace. A conflitto iniziato, l’Ucraina ha chiesto alla Turchia di chiudere il passaggio degli stretti del Bosforo e Dardanelli al passaggio di navi da guerra russe, in base a quanto stabilito dal trattato di Montreux del 1936. Erdogan ha inoltre più volte ribadito il sostegno turco all’integrità territoriale e alla sovranità dell’Ucraina.
Naftali Bennett
Che cosa vuole
Sappiamo che Naftali Bennet è volato a Mosca per incontrare Vladimir Putin. Da Tel Aviv fanno sapere che Israele continuerà a cercare di mediare tra Russia e Ucraina, e questo anche se appare improbabile ottenere un successo. Nella riunione di governo il primo ministro ha spiegato che la missione a Mosca è stata organizzata con "la benedizione e l'incoraggiamento di tutti gli attori". Questo potrebbe indicare una specie di placet da parte di Washington nell’instaurare un canale di dialogo che passi da Gerusalemme.
Che cosa chiede
La missione di Bennett a Mosca, dunque, potrebbe essere un primo tentativo di
mediazione internazionale attraverso canali ufficiosi. In altre parole, la posizione di Tel Aviv potrebbe indicare la precisa volontà di Gerusalemme di svolgere un ruolo di primo piano nella risoluzione della crisi ucraina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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