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Montano infilzato: «Non sono un extraterrestre come lei...»

L’olimpionico è uscito nei quarti di finale battuto da un russo di ghiaccio e dal torcicollo: «Aspetto un’altra occasione»

nostro inviato a Lipsia
Quelli del «Al Montano fan club», grido di battaglia: «Sotto effetto ardo», arrivati qui solo per lui, ci sono rimasti maluccio. Ma poi, da veri amici, si sono ripresi subito, intonando la cantilena che gli avevano scritto a mano su uno striscione: «A Lipsia dopo Atene, perché noi ti si vor bene». Cattiveria: c’erano loro, ma non c’era la Arcuri. Impegnata sul set, aveva detto l’Aldo, che ormai ha già catalogato il decalogo delle malelingue. Sì, forse l’Arcuri sarebbe servita a bordo pedana, magari per far girare gli occhi anche a quel russo di ghiaccio, dalla faccia d’attore e il fisico corazzato, che ha messo nell’angolo (15 stoccate a 10) l’Aldo campione olimpico, cavalier senza paura. Si chiama Stanilaw Pozdniakov, ha 32 anni ma sembra in pista da un’eternità. Ha vinto tanto: tre mondiali, un oro olimpico, più altre manciate di metallo fra cui l’argento conquistato ieri sera nella finale della sciabola, battuto (15-12) dall’astuto rumeno Covaliu.
«Che ci volete fare? Io sono un terrestre, la Vezzali una extraterrestre. Non dovete attendervi da me quello che fa lei, io sono abituato anche a perdere. E stavolta il russo è stato davvero più forte (e più fortunato) di me». Montano l’ha raccontata così. Come uno che non sia mai salito sulla luna, ma sia rimasto sempre sulla terra, nonostante quella medaglia, addì un anno fa, che l’ha lanciato nell’olimpo dello sport, ma anche del vippame assortito che gli ha procurato fama e danari, amore e flirt, del resto mai mancati pure nella vita dell’oscuro campione di sciabola. Ma il Montano guascone, tra pedana e tv, ormai rischia di essere sempre in equilibrio su un filo senza rete sotto: o conquista o ruzzola. Chissà quanti infernali invidiosi avranno goduto della caduta. Sembra di sentirli: visto cosa capita ai play boys dello sport? Soprattutto dopo aver celebrato come una Madonna la Valentina Vezzali, campionessa d’altro mondo. Il mondiale di Lipsia, infatti, ci ha riportato al fantastico contrasto di questo mondo della scherma: la Valentina così mamma, così grande, così vincente sempre, e l’Aldo così impenitente, così imprevedibile, così vincente qualche volta. Ma nel giorno della caduta («Non è la prima, non sarà l’ultima. Come mi è successo in 21 anni di scherma»), Montano ha potuto tirar di conto senza sensi di colpa. Questa è stata una delle sue migliori stagioni, ha vinto europeo e giochi del Mediterraneo, e ieri ha fatto intendere che la forma non era poi così male, nonostante tirasse con la testa storta per un torcicollo. È partito facendo fuori un iraniano («Se perdevo con quello ero da prendere a frustate») e un ungherese, ha fatto vivere nella solita suspence il derby con Tarantino, concluso nel solito modo (15-14) con la decisiva stoccata da campione.
Poi, entrato nei primi otto del mondo, Aldo si è imbattuto nell’iceberg russo e si è aperta la falla. Ma non ha fatto acqua l’ottimismo: «Da domani si riparte. Ho buttato un’occasione, ne aspetto un’altra per l’anno prossimo. La rabbia te la fai sbollire, la voglia di vincere no». D’accordo, non sarà un beato nei cieli sportivi. Ma è sempre uno che fa bella presenza.

E non solo perché se la spassa con l’Arcuri.

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