Lansia dell'ingorgone contagia anche me. Meglio dunque partire prima, per cercare di capire difficoltà e problemi sulla circolazione urbana di quanti (genovesi, turisti e camionisti) hanno dovuto sostenere ieri mattina, per via dell'impatto delle modifiche alla viabilità cittadina, causa la chiusura per lavori della galleria Monte Galletto. Cioè il tratto dell'A7 compreso tra l'interconnessione con la A12 e il casello di Bolzaneto direzione nord: la Genova-Milano riaprirà infatti soltanto il 19 agosto, dopo 14 giorni e 14 notti di chiusura totale. E la paura che il sistema collassasse - timore peraltro fondato - ha colpito anche me. Risultato: alle 7.45 ero già in macchina. Il segno della croce serve a scongiurare eventuali code sotto un sole, che già poteva dirsi caldo. Ma l'onestà in questo caso è d'obbligo, perché il caos, le maxicode e gli ingorghi annunciati per il temuto D-day, non ci sono stati. Il piano di Anas ed enti locali ha permesso di limitare la coda ad un chilometro nei pressi del cantiere. Scongiurando così il pericolo del blocco della viabilità. Ma è altrettanto d'obbligo indicare che l'unica zona a non essere esonerata dallo scampato pericolo è stata Sampierdarena, che ha registrato lunghe code, attese snervanti degli automobilisti e ritardi e disagi sulle linee direttrici dei bus 1, 7, 18 tra le otto del mattino fino a mezzogiorno. E le polemiche degli utenti non sono certo mancate. Qualcuno poi ha perso anche la pazienza. Il caldo, l'emergenza, il traffico deviato, le tante domande e le tante risposte e qualche piccolo imprevisto hanno fatto saltare i nervi a qualche vigile, chiamato a monitorare la zona più difficile della città: l'imbuto tra via Sampierdarena, Lungomare Canepa, piazza Vittorio Veneto e via Cantore.
Ma andiamo per ordine. Il viaggio inizia dalla Sopraelevata che fortunatamente può dirsi abbastanza libera in entrambe le corsie di marcia. Una vigilessa che controlla la grande rotatoria di piazzale Kennedy anticipa la presenza massiccia, che da lì a poco incontrerò, degli uomini della polizia municipale (circa 210) dislocati sul territorio. Ogni angolo nevralgico è controllato e regolato da una paletta. L'immissione su via Cantore conferma la fluidità del traffico. Tiro così un sospiro di sollievo e continuo dritta. Ma la sorpresa è purtroppo dietro l'angolo. Poco prima di piazza Montano eccomi costretta a rallentare. Non perdo la fiducia, appena conquistata, e spero nella risoluzione del caso. Sono passate le otto, e per arrivare in via Degola impiego più di mezz'ora. I clacson degli automobilisti iniziano a farsi sentire, gli autobus sono fermi, i tir anche, e i motociclisti di dimenavo tra spazi quasi inesistenti delle macchine in coda. Raggiungo a fatica il traguardo della rotatoria di largo Juse, chiedo spiegazioni ma un vigile di tutta fretta mi liquida dicendo: «Il cantiere qui non aiuta di certo. Non è certo una situazione da incubo, ma non possiamo neanche parlare di traffico normale, visto l'orario e considerato che siamo ad agosto. Spero vada meglio tra un po». Le sue speranze, diventano le mie quando vedo che sul ponte di Cornigliano si procede. Lentamente, ma si procede. Per il resto la strada è in «discesa». Qualche piccolo rallentamento, ma arrivare a Voltri è quasi un gioco da ragazzi, visto quello che lascio alle spalle. Poco prima del casello di Voltri giro, e torno indietro. Costeggio la sponda del Polcevera, e anche qui la situazione è sotto controllo. Giro intorno al grande mercato ortofrutticolo di Genova Bolzaneto e scendo per Rivarolo e Certosa. Via Jori accusa il colpo, traffico intenso ma scorrevole. Ed eccomi ancora nella zona rossa: via Sampierdarena. È un groviglio di macchine e moto che cercano di uscire illese. Avvisto un vigile fermo accanto ad una moto fornita di lampeggiante, e alla domanda se posso passare, scatta l'ira: «Non sono certo Babbo Natale, se sono qui un motivo ci sarà pure». La risposta è incompleta e diciamo pure insoddisfacente. Stessa sorte, tocca ad altri automobilisti che cercano di ottenere risposte da un altro vigile poco distante. In coda osservo la scena, e penso che certamente non gli fa onore. E il pensiero vola a quei turisti che chiederanno informazioni per uscire dalla città nei prossimi giorni. Spero in una maggiore clemenza verbale, condita di qualche informazione in più. Riprendo la Sopraelevata e tiro ancora un sospiro di sollievo.
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