Siamo di nuovo qui a scrivere di Luca Cordero Montezemolo, con un certo imbarazzo. Perché il presidente della Ferrari (non mi riferisco allo spumante, ma alle automobili) ieri pomeriggio ha inviato una letterina di Natale agli associati di Italiafutura, la sua fondazione (che non ha nulla a che fare con Gianfranco Fini e i suoi manipoli), nella quale sostiene, come Gino Bartali, che «gli è tutto da rifare». Fin qui niente di strano, anzi, non si può che dargli ragione. Il problema è che la sua prosa è stata interpretata male. Nel senso che chi l’ha letta, in un primo momento, ha pensato che Montezemolo, col suo intervento, intendesse annunciare al mondo, o anche solo agli italiani, il proprio ingresso trionfale in politica.
Infatti, tra varie affermazioni, Luca ha messo nero su bianco questo concetto: «Quando le scadenze istituzionali porteranno nuovamente i cittadini alle urne, l’offertaelettorale dovrà essere composta da una nuova leva di idee e classi dirigenti che si contenderanno il consenso democratico lasciandosi alle spalle una stagione fallimentare. In nessun caso gli italiani accetterebbero di veder tornare gli stessi protagonisti che hanno condotto il Paese a questa situazione. Rinnovare profondamente la classe dirigente politica rimane per l’Italia una priorità assoluta».
Parole sacrosante. Apprezzate. E rilanciate dalle agenzie di stampa nazionali, interpretate come una dichiarazione interventista dell’erede morale di Gianni Agnelli. Sbagliato. Dieci minuti dopo aver messo in rete le nobili frasi del presidentissimo, Italiafutura le ha smentite. Ha cioè negato che esse siano propedeutiche all’entrata nell’arena politica di Ciuffo Montezemolo. Il cui portavoce ha precisato: lui continua a fare il proprio lavoro di imprenditore e manager. Quindi? Col cavolo che il ferrarista voglia contendere la scena romana a chi da anni la domina senza combinare un tubo.
Immediatamente il clima nel Palazzo si è rasserenato. Qualcuno ha tirato un sospiro di sollievo. Altri invece hanno esclamato: peccato, uno come Luca sarebbe l’ideale per cambiare le carte in tavola. Risultato: nulla di fatto, tutto come prima. Nel senso che Montezemolo seguita a pensare da uomo politico ma non si decide ad agire come tale. Per adesso, resta ai margini. Brontola, critica, attacca ma non se la sente di passare dalla teoria (quale?) ai fatti. Cosa aspetta a compiere il passo fatale? Ora non si sa. Forse domani, forse mai.
D’altronde, per competere con i professori attualmente al governo e impegnati a tirare il collo ai cittadini, non è sufficiente la buona volontà di un generale in pectore, ma serve anche un esercito. E Luca ha tutto, anche il fisico, per ben figurare in una campagna elettorale, tranne le truppe indispensabili a vincere non solo le guerre ma anche solo le competizioni elettorali. Inoltre occorre ricordare un piccolo particolare. Non è il momento più opportuno per tentare la scalata al Palazzo. Perché se i bocconiani hanno spodestato i partiti si vede che la politica tradizionale era ed è in crisi. Talmente in crisi da non riuscire a offrire al popolo alcuna soluzione ai problemi che lo assillano: il debito pubblico, lo spread e la recessione. E se non ci riescono i professionisti del «tirare a campare», non si capisce come possa riuscirci lui, l’eterno indeciso tra la scelta del Parlamento e quella dei pistoni e della Formula uno.
Noi, che gli siamo amici, gli diamo due consigli. Primo. Non si illuda di avere più successo con la macchina dello Stato che con le automobili da corsa.
Secondo.
Se proprio non resiste alla tentazione di scendere in pista per confrontarsi con Monti, Berlusconi e Bersani, lo dica apertamente e soprattutto agisca, senza menare il can per l’aia,ammesso che esistano ancora le aie. Fare un passo avanti e due indietro, esercizio nel quale Montezemolo s’è specializzato da tempo, serve solo ad aumentare il casino. E di tutto abbiamo necessità meno che di casino. Ci basta Casini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.