Economia

Moody's: «Per le banche italiane un 2009 in chiaroscuro»

Il senior vice president delll'agenzia di rating MacNevin ha sottolineato che gli istituti italiani non dovrebbero soffrire eccessivamente il clima recessivo. «Svolgono un'attività tradizionale e non c'è una bolla immobiliare come in altri Paesi. Solo il crollo del Pil li danneggerebbe».

Gli utili delle banche italiane scenderanno ancora nel 2009 ma meno dell'anno precedente, quando i risultati sono stati fortemente penalizzati dalle perdite su trading. È l'opinione di Henry MacNevin, senior vice president di Moody's, che ha illustrato le prospettive del sistema bancario italiano dopo il riesame su 22 istituti concluso all'inizio del mese. L'agenzia di rating ha confermato l'outlook negativo assegnato lo scorso maggio al settore. «Nel 2009 vedo una riduzione degli utili abbastanza modesta - ha spiegato MacNevin - perché già nel 2008 le banche hanno perso molto per il forte impatto delle perdite su trading». Nel 2009, invece, i risultati da trading saranno «modesti, probabilmente positivi e non terribili come nel 2008». Le banche italiane, ha sottolineato l'analista, sembrano «più al riparo dalla crisi» delle concorrenti europee perché hanno «attività molto più tradizionali» e perché in questi anni si sono focalizzate sul processo di consolidamento, rimanendo di fatto meno esposte ad attività che si sono rivelate più rischiose.
AGGREGAZIONI IN VISTA. Secondo MacNevin il processo di consolidamento potrebbe non essere finito, in particolare per gli istituti più piccoli. «Per ora la situazione è ferma, ma c'è spazio per un ulteriore consolidamento. Nelle crisi a volte c'è la possibilità di trovare occasioni soprattutto nel settore delle banche regionali», ha commentato. Escluso invece un interesse dall'estero. «Tendenzialmente i gruppi stranieri sono interessati a una presenza nazionale, ma dopo i primi 6-7 gruppi in Italia la dimensione diminuisce velocemente», ha rilevato. Allo stesso modo Moody's giudica molto improbabile un'espansione estera delle banche italiane. «C'è veramente poco da fare. Unicredit l'ha già fatto, solo Intesa Sanpaolo ha la dimensione adeguata ma non penso possa succedere molto», ha dichiarato.
RISCHI DI COSTO. Dal punto di vista di Moody's per le banche italiane, meno esposte di altre alla finanza strutturata e ad altri prodotti a rischio, il principale fattore di debolezza è l'andamento dell'economia. «Se per qualche ragione il Pil scendesse (nel 2009) molto oltre il 4-5% stimato, allora ci sarà un impatto sulle banche», ha commentato ricordando che per quest'anno Moody's prevede un Pil italiano in calo del 4,4% (+0,1% nel 2010). «Sono due anni difficili per le banche ma non vedo il pericolo di sprofondare come in altri Paesi», prosegue. Anche perché il settore immobiliare sembra più stabile in Italia che in altri stati europei: «L'Italia è con la Germania tra i paesi meno rischiosi: non c'è una bolla immobiliare e ci aspettiamo un calo modesto dei prezzi». Un fattore intrinseco di debolezza è invece «il problema dei costi fissi», in particolare il costo del lavoro.

«Credo che sul tema dell'efficienza le banche italiane non fanno quanto potrebbero e potrebbero fare parecchio», ha aggiunto MacNevin elogiando Intesa che invece ha ottenuto buone performance su questo fronte.

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