Moody's, conti migliorati Ma le tasse sono troppo alte

Il capo analista dell'agenzia di rating: "Le tasse troppo alte sono un problema così come la crescita". Ma Standard and Poor's frena gli entusiasmi: "Progressi solo marginali"

Moody's, conti migliorati 
Ma le tasse sono troppo alte

Roma - La finanza pubblica italiana è "sulla strada giusta" e "se la ripresa della tendenza alla riduzione del rapporto debito-pil dovesse dimostrarsi un trend strutturale, attraverso misure stabili, l’outlook sul rating Aa2 potrebbe passare da stabile a positivo". Lo afferma il capo analista di Moody’s per i Paesi europei, Alexander Kockerbeck.

Moody’s guarda con attenzione all’andamento della finanza pubblica e giudica positivamente sia l’azione sul versante delle entrate, con la lotta all’evasione fiscale, sia gli interventi sulla spesa, con l’introduzione del processo di spending review. Per migliorare l’outlook "dobbiamo vedere se questo trend continuerà in maniera stabile e se sarà basato su misure sostenibili", ci tiene a sottolineare Alexander Kockerbeck. Niente una tantum, dunque, né vendita di attivi per migliorare il debito, ma piuttosto servono misure che confermino un trend per ora positivo.

Ma questo processo virtuoso non è esente da ostacoli: "La pressione fiscale per l’Italia è un problema e soprattutto la crescita è un problema", sottolinea il capo-analista dell’agenzia di rating per i Paesi europei. Quanto al fatto che i conti siano migliorati soprattutto grazie alle entrate per Moody’s "è accettabile perchè il governo è sotto pressione anche a livello europeo e ha cercato di migliorare il più velocemente possibile i propri conti". Tra l’altro la lotta all’evasione fiscale "è un potenziale, anche per il futuro, che in altri Paesi non c’è".

Sulle tasse però c’è il problema della pressione fiscale, che "rischia di essere un ostacolo per la crescita economica". Bene dunque se il governo ha in programma una riduzione del peso delle tasse. "Non vogliamo commentare una misura o l’altra - risponde Kockerbeck sollecitato in merito alle ipotesi riguardanti l’alleggerimento delle tasse sul lavoro dipendente - ma è importante sottolineare che quando si pensa di ridurre la pressione fiscale è un obiettivo importante".

Non si può giudicare "a priori" se l’eventuale taglio delle tasse possa rischiare di peggiorare la stabilità dei conti. "Bisognerà vedere come andrà l’economia nel 2008 e comunque bisogna ricordare che i consumi privati sono un elemento molto importante per il Pil".

L’obiettivo della riduzione della pressione fiscale "deve camminare parallelamente alla riduzione della spesa pubblica. Questo è un trend che non può essere modificato velocemente ma già il fatto che ci si chieda con la spending review perchè si spende così nel bilancio dello Stato è un passo qualitativo nella gestione dei conti pubblici. È la strada giusta e siamo curiosi di vedere come si procederà".

Bene anche che "l’Italia abbia ricominciato a trovare la strada verso avanzi primari. Prima dell’ingresso nella moneta unica erano al 5-6%. Dopo l’unione monetaria ci sono stati anche tassi più bassi consumati però da avanzi primari" poco sopra lo zero. Il deficit, attestato all’1,3% nei primi nove mesi del 2007 è "una buona notizia, è più basso del previsto e aiuta a ritrovare la strada anche per un calo del debito pubblico", vero punto di riferimento per le agenzie di rating.

Standard and Poor’s: progressi solo marginali S&P ribadisce che non cambierà il rating di "A+" assegnato al debito sovrano dell’Italia, ma sottolinea in una nota che "la pressione sulle

finanze pubbliche italiane resta invariata dal momento che c’è stato solo un marginale progresso sul fronte del taglio delle maggiori voci di spesa come le pensioni, la sanità, l’amministrazione pubblica e il federalismo".

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