Morandi signore degli anelli L’azzurro conquista l’Europa

Birmingham. Finalmente. Giustizia è fatta. Matteo Morandi da Vimercate, dopo troppi torti olimpici, dopo tre bronzi mondiali, uno europeo e la delusione del 2009 «quando presi la medaglia di legno», è il nuovo signore degli anelli. Il 29enne sergente dell’Aeronautica Militare ha conquistato l’oro con il punteggio di 15.250. Succede all’olandese Yuri Van Gelder e riscatta l’amaro quarto posto nell’edizione milanese dello scorso anno. Al termine di un’ottima prova, con posizioni ben tenute e l’uscita stoppata, il ginnasta di Vimercate, salito per ultimo sul castello della National Indoor Arena, ha scavalcato il francese Ait Said Samir (15.100), che lo aveva preceduto in qualifica, e l’intramontabile Iordan Iovtchev, bronzo con 14.900. Quinto l’altro italiano, Paolo Ottavi con 14.650.
Ma il vero record di Morandi a Birmingham è un altro: l’azzurro conquista l’Europa dopo aver viaggiato per 21 ore di pullman consecutive per arrivare da Milano (via Ovada, dove c’è il centro federale) alla città sede della rassegna continentale: il lungo trasferimento era terminato martedì notte scorso, Morandi ha comunque avuto tempo per smaltire la fatica accumulata.
La decisione del viaggio-maratona è stata obbligata. Non c’erano voli, per lo stop al traffico aereo deciso per le conseguenze di un’eruzione vulcanica in Islanda e anche i treni erano pieni. Così la squadra azzurra è andata, senza fare soste, fino a Calais con un bus messo a disposizione dalla federazione, poi dopo la traversata della Manica a Dover, altro pullman, stavolta messo a disposizione dall’organizzazione. In tutto sono state 21 ore di viaggio, dalle 6.30 di lunedì scorso all’alba (erano le 3.30) di martedì, quando la squadra azzurra è finalmente arrivata a Birmingham. Ma questo non ha impedito a Morandi prima di andare ad allenarsi il giorno stesso dell’arrivo, e poi di vincere.
«Attendevo questa medaglia d’oro da tanto tempo - dice raggiante -. Volevo assolutamente dimostrare il mio valore e tornare in Italia con un buon risultato perché ne avevo le possibilità. Visti i punteggi in qualifica mi sono convinto ancora di più, anche se una finale è sempre insidiosa: fino all’ultimo ho avuto paura che qualcosa andasse storto».
Invece è andato tutto per il meglio, e Matteo, detto “cagnaccio” per la sua carica agonistica, è salito sul gradino più alto del podio. «Lo Tsukahara teso (doppio teso con un avvitamento indietro) mi è venuto come meglio non poteva - racconta -. Eppure mi sentivo parecchio affaticato dopo le otto salite con la squadra in due giorni. In più, gareggiando per ultimo, ho accumulato tensione. Chiudere la gara può sembrare un vantaggio, ma è dura arrivare in fondo con la testa in ordine.

Una dedica? Alla mia famiglia e a mia moglie Ilenia, che si lamenta sempre che non le regalo mai i fiori. Adesso le porterò quelli della cerimonia di premiazione». Quindi un pensiero al suo tecnico, Maurizio Allievi, «che mi allena tutti i giorni a Meda: spero di averlo ripagato».

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