(...)Come a dire che quelle accuse di aver portato 50mila milanesi in piazza solo a fini di propaganda, non le è ancora andata giù. Ma si possono fare passi avanti. «Limportante - assicura - è deideologizzare (dice proprio così) il problema. Su temi così importanti per la gente, dobbiamo essere il più uniti possibile». Parla da leader e non si nasconde lady Letizia, proprio nel giorno in cui Walter Veltroni a sinistra sembra accettare linvestitura a guida del nascente partito democratico. E, in un mattino di mezza estate, sembra sempre meno un miraggio la sfida Moratti-Veltroni nella prossima corsa alla poltrona di primo ministro, una nuova stracittadina Milano-Roma. «I sindaci - si tradisce lei - vanno via via acquisendo un ruolo sempre più importante. Guardate Ken Livingstone a Londra con il suo esperimento sul ticket dingresso o quanto in America oggi si ascoltino le proposte dei primi cittadini delle grandi città». Messaggio chiaro.
Per questo primo anno milanese, intanto, la Moratti racconta di quanto si sia fatto per mantenere gli impegni presi in campagna elettorale. E allora soldi in più nelle tasche «abbassando le imposte e mantenendo le tariffe al livello minimo». Con Milano unico grande Comune rimasto a non introdurre laddizionale Irpef, primo a promuovere labbassamento dellIci dal 5 al 4,7 per cento con lazzeramento per 100mila famiglie. «E questo - aggiunge - nonostante i tagli della Finanziaria. Ma il governo deve ricordarsi che togliere risorse ai Comuni, significa costringerci a tagliare i servizi ai cittadini». Dopo la sicurezza, il traffico e lo smog. E la Moratti, ancora una volta, guarda a Roma. «Il prossimo test per il Tavolo Milano - dice - sarà il finanziamento del governo al Piano della mobilità sostenibile che Comune, Provincia e Regione hanno già elaborato». Di mezzo, come sempre, ci sono i soldi. Con gli enti locali che hanno già fatto la loro parte mettendo 1,7 miliardi di euro e aspettano dallo Stato quello che manca per arrivare ai 3 miliardi necessari per cominciare ad affrontare unemergenza che soffoca sempre di più chi vive in città. Un bravo, sempre a Roma, per il ministro Antonio Di Pietro che, in una concitata riunione notturna a Palazzo Chigi, ha sbloccato i fondi per le nuove linee 4 e 5 della metropolitana.
Bilanci passati e promesse future. Più impegno nel contrasto allinvasione dei rom, tolleranza zero con limmigrazione irregolare («sbaglia Prodi a non chiedere la moratoria come hanno fatto altri governi di sinistra in Spagna e Inghilterra, un assurdo le autosponsorizzazioni della legge Amato-Ferrero»), più sgomberi di case e stabili occupati abusivamente. E la «Milano bella da vivere» dello slogan elettorale? «Ancora troppo sporca - ammette forse un po troppo severa, soprattutto pensando allimmodizia di Roma o Genova e senza arrivare a Napoli o Palermo -. Abbiamo fatto molto, ma si deve fare ancora di più». Bene la cultura con il MiTo, grande festival musicale settembrino a cavallo delle due città. Ottima anche la fusione tra Aem e la bresciana Asm. Da approvare, dopo ventanni, il nuovo piano di governo del territorio «con regole più trasparenti per tutti».
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