Il Comune si impegnerà per cercare lavoro agli ex detenuti. Non solo al gruppone uscito ora grazie all’indulto, ma anche a quelli che, in virtù dei benefici del provvedimento (tre anni di sconto), usciranno alla spicciolata nei prossimi mesi. A prometterlo il sindaco Letizia Moratti che ha incaricato l’assessore Mariolina Moioli di valutare tutte le possibili iniziative necessarie. A cominciare dalla disponibilità delle aziende partecipate da Palazzo Marino (ad esempio Aem, Atm, Mm, Amsa) ad assumere ex carcerati. O ad inserire nei bandi di appalto (tipo verde pubblico o ristorazione) una clausola che obblighi a riservare una quota a progetti di reinserimento sociale. «Incontrerò le municipalizzate una ad una - promette l’assessore alle Politiche sociali -, credo saranno sensibili al problema». L’amministrazione, intanto, si sta occupando di una decina di casi, la maggior parte donne con bambini. E poi dei minori che lasciano il Beccaria, una dozzina di cui cinque italiani. Il primo punto di riferimento è uno sportello aperto da Palazzo Marino, mentre sono al lavoro ben quattordici associazioni per gestire l’emergenza. «Non una piaga biblica come qualcuno l’ha presentata - tranquillizza Luigi Pagano, il responsabile regionale dell’amministrazione penitenziaria che si avventura in una metafora calcistica -. Piuttosto l’occasione per una ripartenza, un’opportunità da non perdere per ridiscutere sulle condizioni delle carceri. In qualche caso poco rispettose della dignità della persona». Per il presente, comunque, il Comune garantisce 60 posti per l’accoglienza e lo Sportello del Progetto Puntoacapo di via Allegranza 16 (attivo tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 17.30 presso la sede della Cooperativa A&I). Più l’assistenza sanitaria, come assicura Carla De Albertis. «L’assessorato alla Salute - le sue parole - ha gestito il coordinamento tra la Asl e gli istituti penitenziari per ottenere un quadro preciso delle problematiche sanitarie. E per ottenere garanzie e assicurazioni in merito alla tutela della salute della cittadinanza, soprattutto per quanto riguarda il trattamento delle doppie diagnosi, tossicodipendenza e psichiatria, e per permettere la riattivazione del Servizio sanitario nazionale e l’attivazione dei medici di medicina generale». Efficienti le strutture predisposte per i casi di emergenza: era previsto che 150 persone avrebbero avuto bisogno di aiuto (tossicomani, persone disagiate psicologicamente o senza casa) e infatti 137 ex detenuti si sono rivolti ai centri predisposti.
Resta il problema dei 300 extracomunitari la cui posizione è stata valutata dalla questura. Gli irregolari vanno espulsi, ma il centro di via Corelli è già più che saturo. Fra di loro molti che vorrebbero tornare nei Paesi d’origine, pur senza avere la disponibilità economica per il biglietto aereo. «Ne ho parlato col prefetto - spiega la Moioli -, bisogna trovare i fondi. Il ministero dell’Interno mi ha chiesto una lista di richieste, penso provvederanno». A proposito di fondi, l’assessore ha ricordato come il Comune abbia messo in campo molte forze e disponibilità e ha sollecitato un intervento del governo. «Il bando di cui si è parlato per finanziare i progetti di recupero è una buona idea, ma andrà troppo per le lunghe. Credo che sarebbe il caso di intervenire finanziariamente per aiutarci subito». Richiesta già presentata a Roma dal vicesindaco Riccardo De Corato con un’interrogazione parlamentare urgente.
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