Una morte avvolta nel mistero Bisagno, eroe «colpevole» di anticomunismo

Una morte avvolta nel mistero Bisagno, eroe «colpevole» di anticomunismo

di Prospero Schiaffino

Avevo già scritto diversi articoli sull’eroico primo partigiano d’Italia, Aldo Gastaldi (Bisagno) e del suo fedelissimo Elvezio Massai (Santo), da me personalmente conosciuto e di cui ero diventato quasi un amico e scomparso l’anno scorso, ma dopo aver letto l’ultimo libro di Giampaolo Pansa «I vinti non dimenticano» mi pare opportuno ritornare ancora sull’argomento per precisare «alcune cose» che confermano la responsabilità della morte di Bisagno del Pci ed in particolare dei famigerati comandanti partigiani, che rispondono ai nomi di Miro Ukmar ed Anelito Banantini già deputato Pci e ora entrambi scomparsi. Nell’Appennino il comandante della divisione Cichero era Bisagno ed era un vero «leader» temuto ma soprattutto amato dai suoi, anche se molti erano iscritti al partito comunista ed era per di più ex ufficiale dell’Esercito, cattolico convinto liberale e forse anche monarchico. Scrive Pansa ed è anche la conferma di quello che sempre mi disse Elvezio Massai (Santo) che qualche comandante partigiano, oltre a Bisagno, cominciò ad avere subito dubbi sulle capacità di Miro Ukmar come capo guerrigliero e tra coloro che più lo contestavano con estremo scetticismo e sin dall’inizio della lotta sui monti era proprio lo stesso Bisagno il comandante in capo della divisione «Cichero».
Sotto l’aspetto politico Miro Ukmar si rivelò del tutto quello che il Pci si aspettava e cioè il controllore delle bande e soprattutto dei loro comandanti. Ma su questo particolare Miro Ukmar inciampò più volte ed in particolare, quando il Pci decise di trasferire Bisagno in altra zona per toglierselo dai piedi e soprattutto preoccupato dall’ascendente, che lo stesso Aldo Gastaldi aveva sui suoi uomini, anche se molti di fede comunista. E per poco, pur suscitando l’ira dei fedeli di Bisagno, come descritto nel mio articolo del 28/12/2005 sul nostro Giornale, a Miro Ukmar non riuscì il colpo e cioè realizzare i tristi e nefasti disegni suoi e del Pci. Miro Ukmar (che già si era distinto, si fa per dire, in Spagna nelle truppe internazionali contro Franco e in Libia sobillando rivolte contro gli italiani quale autentico patriota) si allontanò da Genova, lasciandosi dietro un clima avvelenato dai contrasti fra comunisti e Bisagno. L’atmosfera si arroventò ulteriormente quando Bisagno ebbe l’incarico dagli Alleati di disarmare i Gap e le altre squadre partigiane cittadine, a Genova, al fine di evitare stragi di fascisti o presunti tali, che erano già iniziate in Liguria dopo il 25 aprile 1945. Pansa poi nel sopra citato suo libro scrive: «Un clima che si arroventò quando il 21 maggio 1945 Gastaldi, il giovane capo che aveva contestato Miro, perse la vita in un misterioso incidente stradale, che sollevò una tempesta di dubbi. Allora molti lo ritennero un delitto, deciso dai comunisti». Io penso che tale sia stato, come ho già scritto nei miei articoli sul nostro giornale e come mi hanno confermato non pochi testimoni.
Comunque Pansa aggiunge: «Non ho nessuna prova che sia stato un delitto. Ma nella strategia insurrezionale del Pci per la conquista del potere in Italia, Bisagno rappresentava un avversario molto duro che era urgente togliere di mezzo. Non so dire se in quel momento Ukmar fosse già a Trieste. Ma lì non venne accolto con gli onori che riteneva di meritare» (ma quali onori per una specie di bandito, assassino e traditore!).

Chi osa paragonare personaggi squallidi e miserandi, come Miro Ukmar e Barantini, coinvolto con molti altri Pci nel caso Mikrodin con Aldo Gastaldi commette non solo un errore storico, ma una vera follia o meglio un’infamia; questo non lo dice Pansa, ma lo aggiungo io «apertis verbis» in piena sincerità e con coscienza di modesto cultore di storia.

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