Art Buchwald, storico columnist del «Washington Post», dalle cui colonne per decenni ha raccontato con humour e sarcasmo la vita di Washington, è morto a 81 anni. Lo scorso anno, lumorista premio Pulitzer aveva rifiutato di sottoporsi alla dialisi, convinto che di lì a poche settimane sarebbe morto e, per questo, il 7 febbraio aveva organizzato un party di addio per gli amici nella casa di cura in cui era stato trasferito. Invece, è vissuto ancora quasi un anno ed ha avuto anche il tempo di scrivere un libro sulla sua esperienza: «Ho avuto un periodo straordinario, il migliore della mia vita». Né Buchwald né i suoi medici sono stati in grado di spiegare come sia riuscito a sopravvivere tanto a lungo, ma a lui non interessava più di tanto. «Devo ringraziare i miei reni», fu il suo unico commento. Tra le «conseguenze» della sua sopravvivenza - aveva raccontato nel libro - la cancellazione dei piani per il suo funerale, lacquisto di un nuovo cellulare, la riscrittura delle sue volontà. E poi, «ho anche dovuto cominciare a preoccuparmi di nuovo di Bush». La sua ultima column verrà pubblicata postuma, ha annunciato ieri il figlio Joel. Poco meno di un anno fa Buchwald aveva subito l'amputazione di una gamba, a causa di problemi di circolazione, ma aveva continuato a parlare serenamente della sua morte con i visitatori e nei suoi articoli umoristici.
Per esempio, aveva spiegato di immaginare il suo viaggio nellaldilà come un volo aereo. Ammonito a non portare a bordo accendini e forbicine per «motivi di sicurezza». Nellimmaginazione aveva ribattuto: «Questo è stupido. Chi può voler dirottare un aereo diretto in paradiso?».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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