Morto l’uomo avvelenato dall’amico

È morto dopo due settimane di agonia Luigi Fontana, il farmacista avvelenato da un amico a cui aveva prestato una forte somma di denaro. L’uomo non era più stato in grado di restituire i soldi e per questo il 2 aprile aveva versato il cianuro nel Crodino destinato al dottore. La vittima era subito crollata a terra perdendo conoscenza, era stata portata alla Clinica Città studi e ricoverata in condizioni disperate. Ieri, poco dopo le 9, il decesso e ora per il suo avvelenatore il reato passa da tentato omicidio e lesioni gravissime a omicidio volontario, un’imputazione che porta dritta all’ergastolo.
Fontana, titolare insieme a un socio della farmacia Barocco di via delle Forze armate 212, conosceva bene Gianfranco Bona, 50 anni, sposato e padre di due figli, perché da anni gli consegnava i farmaci con la sua piccola azienda di autotrasporto. Qualche anno fa Bona si era fatto prestare dall’amico una grossa somma che era riuscito solo in parte a restituire. Dal 2006 era rimasto dunque debitore di 270mila euro che non sapeva proprio dove trovare, mentre il farmacista lo pressava per ottenere il saldo. Il 2 aprile Bona passa in farmacia a trovare l’amico che, insieme al suo magazziniere, decide di prendere qualcosa: un Crodino per Fontana, caffé per l’ospite e il dipendente. Provvede lo stesso autotrasportatore che va al bar dietro l’angolo. Un paio di fotogrammi delle telecamere di sicurezza della farmacia lo immortalano con il vassoio in mano.
I tre si ritirano nell’ufficetto nel retro, Fontana beve e stramazza a terra privo di sensi. Sembra che il magazziniere dopo aver bevuto abbia sputato per terra il caffè dicendo che è cattivo. Ma non si saprà mai se anche nella tazzina c’era cianuro perché Bona riporta subito tutto al bar che lava le stoviglie. Fontana viene portato prima a Niguarda poi alla Città Studi. La moglie e le due figlie accorrono al capezzale e i medici capiscono subito che l’uomo non ha nessuna speranza di riprendersi. Vengono subito fatte alcune analisi e dopo un paio di giorni arriva la conferma: avvelenamento da cianuro, un veleno che ha bloccato la trasmissione dell’ossigeno e causato al paziente l’immediata morte cerebrale. In meno di 48 ore gli investigatori della Mobile guidati da Alessandro Giuliano vengono a capo del delitto: Bona infatti era l’unico che aveva avuto la possibilità di sciogliere il veleno nell’aperitivo senza farsi vedere da nessuno. Portato in questura crolla dopo poche ore e confessa tutto. Racconta della sua attività di corriere, una piccola ditta con una dozzina di dipendenti sempre con i bilanci in attivo. Poi all’inizio del Duemila il tentativo di ingrandirsi acquisendo partecipazioni in altre due ditte di trasporto. Ha bisogno di soldi e Fontana gli anticipa una forte somma. Un’esposizione rientrata solo in parte: rimangono appunto quei 270mila euro che Bona non sa come restituire. Il racconto dell’artigiano arriva dunque a marzo quando disperato, racconta, decide di farla finita e chiede il cianuro al farmacista con la scusa di ammazzare i topi. E Fontana gli procura il potente veleno. Bona spiega di aver girato un mese con il cianuro in tasca fino a quando lunedì 2 aprile trovandosi nelle situazione giusta, su due piedi decide di uccidere l’amico. Finisce a San Vittore con l’accusa di tentato omicidio e lesioni gravissime, rischia una ventina di anni di galera.

Ma ieri mattina Fontana, come del resto si attendevano i medici, è morto e ora per Bona il capo d’imputazione si trasforma in omicidio volontario con la molto probabile aggravante della premeditazione. Ora rischia una condanna all’ergastolo.

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