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Mosca, torna sul metrò l’inno a Stalin

ANNI ’50 Ripristinata in una delle stazioni centrali un’iscrizione che celebra «il piccolo padre». Proteste di opposizione e attivisti

La figura di Stalin torna a far discutere in Russia. La centralissima stazione Kurskaia della metropolitana di Mosca è stata riaperta dopo restauri che hanno ripristinato nell’atrio un’iscrizione inneggiante a Stalin, dopo che era stata rimossa, insieme alla sua statua, durante la destalinizzazione avviata da Nikita Kruscev a metà anni Cinquanta. Plaudono i comunisti, ma oppositori liberali e difensori dei diritti umani sono sdegnati e denunciano il pericolo di un ritorno del culto della personalità. «Stalin ci ha educato alla fedeltà del popolo e ci ha ispirato al lavoro e ad imprese eroiche», recita la frase incriminata, tratta dal vecchio inno sovietico scritto dal poeta Serghiei Mikhalkov, padre del famoso regista Nikita e morto proprio ieri all’età di 96 anni. Con la destalinizzazione, l’inno fu cambiato togliendo ogni riferimento al dittatore e la frase fu sostituita con le parole «attraverso la tempesta ci illuminò il sole della libertà e il grande Lenin ci rischiarò la via». Parole che apparvero anche nella stazione di Kurskaia, rimanendoci fino ai lavori di restauro.
Questa iniziativa, ha spiegato il direttore della società che gestisce la metropolitana moscovita, Dmitri Gaev, non mira a glorificare il padre di tutti i popoli ma a restituire l’aspetto storico originario alla stazione, costruita nel 1949. Tant’è, ha aggiunto, che il busto di Stalin non è stato riproposto. Gongolano i comunisti: a loro sembra quasi un regalo in vista dei 130 anni della nascita del loro beniamino. Ma ong e opposizione protestano. Commenta il presidente del Fondo Olocausto, Alla Gherber: «Difficile immagine, come se in Germania fossero ripristinate su qualche monumento le parole in onore di Hitler». Le fa eco Oleg Orlov, capo della Ong Memorial, in prima linea nella riabilitazione delle vittime della repressione comunista: «È un evidente segnale della riabilitazione completa di Stalin». «È uno scandalo», denuncia Serghiei Mitrokhin, capo del partito riformatore di opposizione Iabloko. «È una manifestazione di stalinismo strisciante e costituisce un grande pericolo per la salute morale e perfino psicologico della nostra società», ha ammonito, ricordando che Stalin è già stato riabilitato anche in alcuni manuali di storia. «I promotori di una simile iniziativa hanno un fiuto eccezionale, sentono le tendenze che arrivano dall’alto», ha osservato l’ex dissidente Ludmila Alexeieva, ricordando che è stato il premier Vladimir Putin a reintrodurre nel 2000 l’inno staliniano, almeno nella musica, dopo la canzone patriottica di Mikhail Glinka adottata dall’allora presidente Boris Eltsin.
Mai come in questo ultimo anno il dittatore georgiano è stato così presente in tv, in teatro, nei libri, nelle mostre e persino nei videogame. Tanto che un quotidiano ha parlato di un vero e proprio «rinascimento staliniano». «Il padre di tutti i popoli» è stato al centro di documentari in tv, esibizioni d'arte, spettacoli teatrali e libri. A Mosca è stato protagonista di ben quattro pièce in differenti teatri. Come si spiega il ritorno di popolarità? Secondo il giornale sovietico ha giocato un ruolo chiave il recente sondaggio tv Il nome della Russia, che ha decretato Stalin al terzo posto tra i russi più popolari di ogni tempo. Secondo alcuni storici l'interesse nei suoi confronti è alimentato anche dall'apertura degli archivi, che consentono di studiare più obiettivamente la sua figura.

O forse, come ritengono molti Stalin è rinato perché in realtà non è mai morto e risponde ad una naturale e secolare inclinazione dei russi ad essere governati da un uomo forte.

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