Moschee, scontro fra islamici E mezzo Pd scarica Majorino

Pubblicate le graduatorie definitive del bando sui luoghi di culto Ma le accuse di Maryan Ismail a Palazzo Marino trovano seguito

Non c'è pace sul caso moschea, anche se è arrivato il primo passo ufficiale del Comune. È stata pubblicata ieri la determina che assegna le tre aree messe a gara per l'edificazione dei luoghi di culto. E nella graduatoria definitiva c'è solo una novità: è stata esclusa la «Bangladesh cultural & Welfare association», che nella classifica provvisoria era risultata in testa per l'area di via Esterle. I bengalesi sono stati esclusi per un contenzioso col Comune sul centro di via Cavalcanti. Nessuna sorpresa: tutto previsto e in qualche modo auspicato a Palazzo Marino, dove era vista con favore l'assegnazione degli ex bagni pubblici alla Casa della cultura di via Padova 144, considerata la più moderata e oggi consacrata come vincitrice. Confermata invece l'Associazione Islamica di Milano (sigla del Caim con sede in via Padova 366, Cascina Gobba) per il lotto di via Sant'Elia, l'ex Palasharp. Il terzo lotto (via Marignano) non potendo andare a un'altra associazione islamica (limite di due) è stato assegnato alla Chiesa Shalom Gospel Church.

L'esito del bando tuttavia non si preannuncia così lineare. È probabile che pioveranno ricorsi. I bengalesi, intanto, sembrano intenzionati (lo conferma il Caim) a ricorrere contro la stessa determina che li ha estromessi. In ogni caso potrebbero rinunciare al ricorso al Tar su via Cavalcanti che ne ha determinato l'esclusione. «L'associazione ha il diritto di tutelarsi - spiega il coordinatore del Caim Davide Piccardo - La valutazione spetta a soprattutto a loro». Intanto il direttore di via Padova Mahmoud Asfa sgombera il campo e dice: «Noi non abbiamo contenziosi col Comune». La partita si complica e il consigliere comunale Matteo Forte ha dichiarato che anche l'associazione turca Milli Gorus (si parla di via Sant'Elia) dovrebbe seguire la stessa sorte dei bengalesi a causa dei problemi col centro di via Maderna.

Sul piano politico il caso non è meno complesso. Sono state condivise da molti, anche dal responsabile Cultura del Pd Daniele Nahum, le critiche profonde che all'esito del bando (studiato dall'assessore Pd Pierfrancesco Majorino) ha rivolto Maryan Ismail (antropologa e componente della segreteria del partito milanese). La Ismail, politicamente vicina all'ex assessore Stefano Boeri, si è detta delusa per questa moschea che non nasce «neutra» e «di tutti». E per il fatto che tante realtà musulmane (soprattutto dell'islam africano) sono rimaste praticamente ignorate, mentre le più strutturate comunità dell'islam arabo hanno visto riconosciuto un ruolo egemone. Critiche puntuali, provenienti da una musulmana «amica», sottolineate da Forza Italia con Giulio Gallera, ma accolte con una certa inquietudine anche a Palazzo Marino, se è vero che il segretario Pietro Bussolati ha dovuto correre in difesa del Comune, confermando che il Pd sostiene «gli sforzi della giunta». Una nota «ridicola» ha detto Forte, secondo il quale le critiche di Ismail sono solo «la punta dell'iceberg».

«Vadano a parlare con la comunità marocchina di via Gonin, con la scuola paritaria egiziana di zona San Siro e con il Coreis di via Meda». Ma Majorino va avanti «per rendere sempre più garantito il diritto di culto» - ha detto ieri, promettendo «linea dura nei confronti degli scantinati. Lì non si deve poter pregare”.

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