La mossa tattica di Walter: blindare Romano

Nel loft veltroniano non sono sfuggiti i numerosi messaggi criptati inviati da Prodi al segretario del Pd. Pericolosi, perché mirati a gettare su di lui il sospetto di essere «un leader che divide» la maggioranza, come accusa lo Sdi Villetti, e che in nome dell’accordo con Berlusconi sulla legge elettorale potrebbe persino arrivare a sacrificare l’attuale governo.
Ieri dunque Veltroni ha cercato di allontanare da sé ogni dubbio: non c’è «alternativa» a Prodi, che deve durare tutta la legislatura. Non sarà mai il Pd a metterlo in pericolo, né a tramare per sostituirlo. Parole che servono anche a tener buono D’Alema, che del premier è ora il più strenuo supporter: deve andare avanti fino al 2011, ripete ai suoi, perché solo così si eviterà di rimettere in gioco Berlusconi, e il centrosinistra se lo toglierà finalmente dalle scatole.
Veltroni sa che dietro quel forte desiderio di logorare il Cavaliere, suo principale interlocutore sulla legge elettorale, si cela quello di logorare anche lui, che al 2011 arriverebbe stremato. E dunque fa sapere che da gennaio il grande accordo sulla riforma tornerà in scena, e la difesa dei «piccoli» fatta da Prodi si infrangerà sul niet del Prc.

Se poi qualcuno (certo non il Pd) dovesse far saltare il governo, la parola passerà al Quirinale e alle sue consultazioni: se una larga maggioranza chiederà di portare comunque a compimento la riforma elettorale, un governo tecnico sarà l’unico sbocco.

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