La mossa vincente di Berlusconi pacificatore

Dopo l’intervento bipartisan sull’affare Mastrogiacomo il leader della Cdl incassa gli elogi dei due Poli. Napoli (Fi): «Guardando avanti ha anticipato tutti». Il Cavaliere spiazza anche i centristi e ironizza: «Ora voglio proprio vedere chi si prenderà la briga di darmi lezioni di moderatismo»

La mossa vincente di Berlusconi pacificatore

Roma - Giornata di relax in Sardegna per Silvio Berlusconi. Che dopo aver suscitato qualche perplessità tra i suoi per la frenata serale di lunedì sull’affaire Mastrogiacomo, va all’incasso. Con telegiornali e quotidiani che lodano il suo «atteggiamento equilibrato» e non pochi esponenti della maggioranza che definiscono le sue «parole di buon senso». E con Pier Ferdinando Casini, confida il leader di Forza Italia a chi lo sente per telefono nel corso del pomeriggio, sempre più «all’angolo». La presa di distanze dallo scontro all’arma bianca tra centrodestra e centrosinistra sulle modalità che hanno portato alla liberazione del cronista di Repubblica, infatti, oltre a sortire un indubbio ritorno mediatico con tanto di elogi persino da parte di alcuni esponenti della sinistra radicale rende, sempre più stretti i margini di manovra del leader dell’Udc. La sintesi la fa lo stesso Cavaliere, che parlando con uno dei suoi parlamentari si lascia sfuggire una battuta eloquente: «E ora voglio proprio vedere chi si prenderà la briga di venirmi a dare lezioni di moderatismo...». Parole che con ogni probabilità hanno come destinatario proprio l’ex alleato. D’altra parte, riferisce chi sente l’ex premier al telefono, «ora la parola d’ordine è contenere Casini».
Il giorno dopo la frenata, dunque, il bilancio è positivo. Sulla prudenza del Cavaliere, certo, deve aver pesato anche la volontà di evitare che dall’affaire Mastrogiacomo si arrivasse ad aprire il vaso di Pandora di tutti i sequestri di cittadini italiani in zone di guerra, perché, come dice Francesco Cossiga, «non si può certo porre il Parlamento di fronte al dilemma se abbiamo pagato oppure no». Ma il silenzio di Casini (che sulla vicenda ha preferito non intervenire) e il modo in cui la notizia è passata sui media non possono non essere interpretati come un successo del Cavaliere (nella titolazione della prima - fanno notare nell’entourage di Berlusconi - persino il Corriere della Sera ha ripreso a definirlo il «leader» del centrodestra). «Con questa mossa - sintetizza il deputato di Forza Italia Osvaldo Napoli - ha tolto il cerino dalla mani dei moderati e ha fatto lui il gioco. Ha guardato avanti e anticipato tutti». «Ma soprattutto - gli fa eco l’azzurro Sestino Giacomoni - ha dimostrato di essere allo stesso tempo uomo da battaglia e da campagna elettorale, ma senza dimenticare cosa significa avere responsabilità di governo». Un successo, quello del Cavaliere, che arriva a tre giorni dall’apertura del congresso dell’Udc dove l’ex premier sarà ospite venerdì (ma, come consuetudine, non è previsto un suo intervento). E dove l’accoglienza della platea dei delegati sarà un primo termometro sia per Berlusconi che per Casini. Tanto che pare che dalla segreteria dell’Udc stia arrivando a tutti l’invito a ricevere il Cavaliere «come tutti gli altri leader di partito». Insomma, senza sbracciarsi troppo.
Pubblicamente, però, con Casini l’ex premier segue la via della diplomazia. E durante un collegamento telefonico con una manifestazione di Forza Italia a Napoli si limita a dire che «lo strappo dell’Udc ci fa tanto male» e «dobbiamo mettere in campo molta pazienza sperando che si ravvedano e tornino insieme a noi». La cosa «più urgente», dice Berlusconi, è «mandare a casa Prodi» che «fa il male del Paese». Al punto che «non vado più in tv perché tanto loro si stanno illustrando da soli e stanno scontentando tutti». Insomma, la strategia è quella di restare «silenti, uniti e contenti».

Poi, un pensiero a esattamente un anno fa, quando l’Unione vinse le elezioni in «una notte di spogli e brogli». Oggi, dice, andrebbe diversamente perché gli ultimi sondaggi danno Forza Italia «al 33% dei consensi» e la Cdl avanti rispetto all’Unione «con un margine che varia tra il 9 e il 15%».

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