Si definisce «lultimo pittore intimista» Giorgio Scalco quando parla dei suoi lavori. «Mi sento un sopravvissuto, perché rifiuto il contingente, io ri-cerco ciò che cè già stato, il prima». E, in effetti, le tele esposte allo Spazio Figurae a Milano, fino al 21 ottobre, non possono che confermare tali dichiarazioni: sono paesaggi, nature morte e ritratti, solitamente di bambini (le nipoti), dipinti ad olio su tela o tempera su carta intelata ed inseriti in spazi ampi, dai colori chiari ed aranciati. Lo spazio, ampio, che circonda le figure quasi sempre nei quadri di Scalco «è quello della memoria, che viene fissata proprio grazie a quella tela, quel quadro».
Bando al metallo, allinserzione di lampadine luminose o ai collages, bando ai percorsi attraverso le anonime e sempre più chiassose installazioni: la sua pittura non è di provocazione o di novità, parole che spesso fanno credere a dei principianti di essere degli artisti già affermati, Scalco parla un linguaggio più profondo, e penetrante: «penso che lartista abbia limportante funzione di capire, spiegare e ricordare il mondo dei sentimenti. Per questo devessere chiaro».
Non tollera la vacuità di molte opere del nostro secolo, destinate alla rapida ed eterna estinzione, «io voglio che la mia arte duri, è unespressione dei sentimenti che deve proseguire nel tempo».
Per sentimenti Scalco intende quelli più vicini, più veri e più spontanei, come quelli della famiglia: «Non minteressa questa società di violenza e di non rispetto verso le regole».
Regole che segue anche nella tecnica di realizzazione delle sue opere: «Utilizzo colori naturali» e, ovviamente, tutti i modelli ritratti hanno posato nel suo studio.
Un artista che si dichiara «anzitutto attaccato a ciò che è solido, concreto, vero», e che, proprio per la sua ricerca della semplicità, emerge immediatamente rispetto alla ormai stucchevole e continua ricerca del clamore, dello scandalo: «Sono cadute di stile, secondo me, perché spesso portano a scambiare il gusto per lindecenza».
Scalco è conosciuto in USA, Giappone, oltre che in Europa, di cui ovviamente in Italia (dove, fino al 1992 ha insegnato allAccademia delle Belle Arti di Roma).
Giorgio Scalco fino al 21 ottobre, Spazio Figurae, viale Sabotino 22, orari 10-13, 15-19, chiuso domenica e lunedì mattina, ingresso libero
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.