"Mostri, ossa e fantasmi. L'America è sempre un romanzo western"

L'autore parla del nuovo libro su Hap e Leonard Joe R. Lansdale: "In pratica scrivo della mia vita e poi la esagero"

"Mostri, ossa e fantasmi. L'America è sempre un romanzo western"
00:00 00:00

Un ritorno trionfale. Così è stato definito l'ultimo libro di Joe R. Lansdale Zucchero sulle ossa, appena pubblicato da Einaudi (pagg. 368, euro 19,50). Lo scrittore americano, nella sua vasta produzione letteraria - oltre venti romanzi e centinaia di racconti - si caratterizza per mescolare diversi generi: western, noir, thriller, fantascienza, pulp. Ma non solo. A ciò aggiunge il gusto per il grottesco e spesso un linguaggio triviale e irriverente, a tratti comico. I suoi libri indagano sentimenti universali: l'amicizia, l'amore, il sesso. E temi eterni, le discriminazioni razziali, la malvagità, la stupidità. In questo suo ultimo racconto ritorna la coppia leggendaria di amici Hap e Leonard sempre pronti all'azione, a ficcarsi nei guai e a immischiarsi negli affari altrui. Sullo sfondo ci sono un'impresa criminale e un piano sinistro, un'atmosfera di sospetti e un corpo ridotto in un mucchio di cenere da un incendio doloso.

Lansdale, i suoi romanzi sono spesso una miscela esplosiva di fantascienza, horror e comicità. Da dove le è nata l'idea di concepire così le sue storie e il suo stile?

"Dipende dal libro, e direi che questo definisce principalmente i miei racconti più brevi. Ma non ho mai capito da dove sia venuta l'intuizione. Ero un lettore di qualsiasi genere, assorbivo ogni cosa come una spugna e l'ho strizzato fuori una volta diventato scrittore. Si è mescolato tutto in modo naturale".

Secondo lei che cosa fa nascere la comicità in un racconto?

"Viene fuori quando non è poi così divertente per i personaggi della storia. Possono ridere o fare una battuta tra di loro, ma è più comico quando guardo qualcuno che mette il piede in un mucchio di escrementi di cane invece di quando sono io a metterci il piede".

Come definirebbe i caratteri di Hap e Leonard e come sono nati nella sua mente?

"Sono cresciuto povero e durante l'era dei diritti civili. Tutto questo è diventato lo sfondo per i miei personaggi. Essenzialmente scrivo della mia vita e poi la esagero in narrativa".

I suoi sono stati spesso definiti anche racconti pulp. Perché ha fatto la scelta di interessarsi a questo genere?

"Non ho fatto la scelta. Ho semplicemente scritto ciò che mi interessava. Pulp all'inizio indicava cattiva scrittura. In seguito ha cambiato significato, ha assunto l'accezione di una storia più ampia di genere. Ma sono stato influenzato non solo dai pulp, anche dalle opere letterarie".

Nei suoi libri indaga pure il male. Ha un'idea di che cosa si tratti o di come si concretizzi nella realtà?

"Il modo in cui le persone vengono trattate ha molto a che fare con il male, anche se sono sicuro che alcune ragioni genetiche possano indurre le persone ad agire in un modo in cui la maggior parte di noi non farebbe. Ma non intendo il male genetico. Parlo di carenze genetiche che portano a risultati più oscuri. Danni cerebrali. Una sorta di cablaggio che non funziona".

L'America vista dall'Europa ci viene raccontata ancora razzista. È così ovunque oppure no? E perché?

"È così ovunque. Siamo però considerevolmente meno razzisti di quando ero bambino. È un mondo completamente nuovo, ma questo non significa che non esista. Ora le razze si mescolano, si sposano, si influenzano a vicenda. Ovviamente dovremmo essere consapevoli della sua esistenza".

Il mondo è popolato di mostri o di fantasmi o di entrambi?

"È abitato da persone che possono essere mostri, ma a rigor di termini, la maggior parte delle persone non è un mostro, almeno nelle intenzioni. I fantasmi, se intendi i ricordi, sono sempre presenti. I fantasmi veri, invece, secondo me non esistono".

Ha scritto anche dei western. Questo genere descrive tuttora bene gli Stati Uniti?

"Sì. È la nostra mitologia, così come la nostra storia, tutta mescolata insieme. È un racconto semplice il più delle volte, e ci allontana dalle preoccupazioni quotidiane. Ma sarebbe stato un periodo difficile da vivere comunque".

Ha commentato in un'intervista: "Il Texas è uno stato mentale". Ci può spiegare?

"Noi lo definiamo per come lo vediamo, per come lo sentiamo, ma ognuno ha una visione diversa di cosa sia veramente il Texas".

Ha anche detto: "Uno scrittore intuisce i tempi che verranno". Come vede il mondo tra 20 anni?

"Molto meno divertente per noi vecchi ragazzi, ma forse andrà bene per le nuove generazioni".

Lei pratica le arti marziali fin da bambino. Cosa le ha insegnato questa disciplina?

"Concentrazione, forza di volontà e interiore, fiducia in se stessi".

Quando ha perso l'innocenza l'America?

"Non so se sia mai stata innocente in tutta la sua storia".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica