Politica

Mostro di Firenze, Giuttari nei guai È accusato di falso ideologico

Il capo del pool anti serial killer indagato per aver modificato un verbale. Il pm Canessa non avrebbe mai detto del suo collega Nannucci «non è un uomo libero»

Antonella Mollica

da Firenze

Aveva accusato il procuratore capo di Firenze di voler insabbiare l’inchiesta sui mandanti dei delitti del Mostro di Firenze. Ma quella denuncia, finita in procura a Genova, si è rivelata un boomerang contro il poliziotto-scrittore. Michele Giuttari e altri due investigatori del Gides, la «squadra speciale» che si occupa a tempo pieno dei delitti che insanguinarono le campagne fiorentine, sono indagati per falso in atto pubblico. Un’accusa pesante per tre ufficiali di polizia giudiziaria. Nel mirino del sostituto procuratore di Genova Francesco Pinto è finita una conversazione che sarebbe stata registrata da Giuttari nel maggio 2002. Di nascosto, secondo l’accusa. In modo del tutto involontario, si difende Giuttari.
Nel colloquio tra il poliziotto e il pm Paolo Canessa, storico titolare delle indagini sul Mostro, si parla di presunti intralci all’inchiesta. Secondo Giuttari, in quel colloquio appariva chiara la volontà del procuratore capo di Firenze Ubaldo Nannucci di ostacolare le indagini sugli otto duplici delitti. Per questo Nannucci, dopo la denuncia di Giuttari, è finito sotto inchiesta della procura di Genova, in un tiro incrociato di accuse e veleni. «Lui non è un uomo libero», è la frase incriminata attribuita a Canessa che è stata trascritta e inviata a Genova come prova contro Nannucci. Il pm Canessa, parte offesa in questa incredibile vicenda, non ha riconosciuto la sua voce in quella registrazione e una perizia fonica disposta sulla cassetta è arrivata alla conclusione che la frase è stata pronunciata dallo stesso Giuttari ed è poi stata trascritta attribuendola alla persona sbagliata. E così, alla fine, Giuttari, dopo l’archiviazione della posizione di Nannucci, si è trovato iscritto sul registro degli indagati.
«Non è stato fatto alcun falso - ha commentato Giuttari -, non è vero che quella è la mia voce. Io sono siciliano, l’accento di Canessa è toscano. Chiariremo tutto».
Per i legali del poliziotto, Giovanni Maria Dedola e Andrea Fares, la registrazione sarebbe stata fatta «involontariamente da Giuttari» e comunque, a certificarne il contenuto, ci sarebbe «una perizia disposta dal procuratore di Perugia Giuliano Mignini ed elaborata dai carabinieri del Ris». Giuttari sarà interrogato a Genova il 12 maggio, sette giorni più tardi toccherà ai due collaboratori che hanno trascritto la conversazione finita sotto accusa.
Per la cronaca, le accuse contro il procuratore Nannucci di aver ritardato le indagini sul Mostro sono state archiviate dal gip di Genova qualche mese fa. La richiesta di archiviazione è un duro atto d’accusa contro il pm di Perugia: negli atti trasmessi dalla procura - dice il procuratore - erano già presenti elementi che non consentivano di ipotizzare reati a carico di Nannucci. L’impianto accusatorio - scrive la procura - è dovuto a «una lettura ossessivamente orientata di circostanze disparate, insignificanti e non pertinenti, acquisite per certo senza adeguata valutazione critica».
Ieri intanto era in programma a Perugia l’interrogatorio di Mario Spezi, il giornalista fiorentino arrestato per calunnia e depistaggio delle indagini e poi scarcerato una settimana fa, dopo 23 giorni di detenzione. Spezi si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Alla notizia che il suo grande accusatore è finito sotto inchiesta ha così commentato: «Se mi avessero regalato un quadro di Botticelli avrei preferito il Giornale con questa notizia».

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