La "via crucis" della Ferrari continua: le Rosse si sono infilate in un vicolo cieco

Dopo l'ennesima debacle a Singapore, emergono dettagli su alcune scelte della Ferrari che avrebbero reso la SF-25 più estrema e meno capace rispetto alle rivali di adattarsi alle condizioni reali dei circuiti

La "via crucis" della Ferrari continua: le Rosse si sono infilate in un vicolo cieco

Un altro fine settimana di Formula 1, un altro lunedì di critiche alla prestazione delle Ferrari. La stagione delle Rosse sembra ormai seguire sempre lo stesso canovaccio: un piccolo exploit nelle libere o nelle qualifiche è seguito dalla delusione in gara, con la sensazione che la scuderia di Maranello sia incapace di migliorare la SF-25 dal venerdì alla domenica. Se l’atmosfera nel box è sempre più plumbea, a far impressione è come i due piloti sembrino ormai rassegnati ad un finale di stagione con pochissime gioie e tante recriminazioni. Vediamo quindi quali potrebbero essere le ragioni di un’involuzione così pesante.

Leclerc: “Non possiamo lottare con i big”

Subito dopo il verdetto del Gp di Singapore, le dichiarazioni di Frederic Vasseur hanno provato a gettare acqua sul fuoco, dopo che le buone cose fatte in qualifica non si sono tradotte in un risultato importante. Il team principal della Ferrari si prende le proprie responsabilità, dicendo ai microfoni di Sky Sport come “abbiamo perso parecchio nell'esecuzione, non siamo stati in grado di estrarre il meglio dalla macchina”. A sentire il responsabile transalpino, “il problema principale è stato che partendo in mezzo al gruppo abbiamo faticato tanto per il raffreddamento dal terzo giro fino all'ultimo”. Secondo lui, il problema non è la mancanza di prestazioni della monoposto quanto il fatto che non sia stato possibile esprimersi al meglio: “Quando abbiamo spinto un paio di giri con Lewis il passo era più che buono, il problema è che abbiamo spinto soltanto l'1% della gara, alla fine non puoi ottenere buoni risultati così”.

F1 Singapore Leclerc box

Di tutt’altro tono le parole ai media di Charles Leclerc, che si è lamentato del fatto che, a partire dall’ottavo giro, sia stato costretto a pensare solo ai freni: “Succede a tutti su un tracciato del genere ma per noi è stato un incubo. Non si può essere competitivi così, l’intera gara è stata molto complicata”. Ancora più tranchant il giudizio del monegasco, che sembra deluso dall’evoluzione della SF-25: “Sfortunatamente non abbiamo la vettura giusta per lottare coi top. Non siamo riusciti a ridurre le distanze dalla McLaren mentre la Red Bull, da Monza in avanti, ha fatto un grosso passo avanti. Ora anche la Mercedes ha ridotto le distanze. Noi vorremmo lottare per posizioni migliori ma ci sentiamo come passeggeri nella vettura, incapaci di tirare fuori prestazioni migliori”. Un quadro decisamente a tinte fosche che non lascia presagire niente di buono per le ultime gare in programma nel finale di stagione.

Un autogol davvero inaudito

I risultati della Ferrari in questa stagione hanno fatto sollevare più di un sopracciglio a molti esperti: anche quando le caratteristiche del tracciato sembrerebbero favorire le Ferrari, come a Baku, gli exploit del venerdì si trasformano inevitabilmente in domeniche da dimenticare. A quanto è dato capire dai rumors all’interno del paddock, non si tratterebbe esclusivamente di errori di gestione durante il fine settimana ma del risultato di una serie di scelte operate nel corso della stagione. Dopo le prime gare da dimenticare, la Ferrari ha dovuto scegliere verso quale direzione spingere l’evoluzione della monoposto per riuscire a esprimere con regolarità quelle prestazioni viste nella gara sprint di Shanghai. Il direttore tecnico Loic Serra ha scelto di dare priorità alla ricerca sull’assetto della SF-25, convinto che migliorare l’efficienza della sospensione posteriore avrebbe consentito di sfruttare al meglio il setup aerodinamico già esistente.

F1 Singapore Ferrari box

Per tre mesi lo staff tecnico si è concentrato sulla sospensione posteriore, togliendo risorse all’aerodinamica: l’obiettivo era quello di rendere la vettura meno sensibile alle variazioni dell’altezza da terra, cosa che sarebbe stata raggiunta a partire dall’introduzione della nuova sospensione posteriore in Belgio. Nessuno, però, si aspettava che la vettura diventasse così difficile da modificare durante il fine settimana: se le condizioni di grip e le temperature sono quelle studiate e previste al simulatore, la monoposto va alla grande. Se, invece, bisogna modificare il setup per adattarsi, i problemi non fanno che moltiplicarsi. Un autogol davvero inaudito, considerata l’esperienza e la professionalità dello staff tecnico di Maranello.

Una vettura nata male e cresciuta peggio

Con senno di poi sembra chiaro che marginalizzare i due sviluppi aerodinamici previsti in inverno come evoluzione naturale del progetto sia stata una scelta azzardata anche se, secondo alcuni, non si trattava di migliorie macroscopiche ma di modifiche al fondo piatto che sono state messe da parte quando si è scelto di concentrarsi sulla sospensione posteriore. Voci dal sen fuggite farebbero capire come queste modifiche avrebbero potuto rendere la monoposto più in linea con le indicazioni dei piloti, il che spiegherebbe la loro frustrazione. Le cose, però, sarebbero più complicate di quanto sembrino, specialmente in una stagione come questa, dove le distanze tra la pole position e la decima posizione sono spesso di pochi decimi di secondo. Con margini così risicati, a fare la differenza è il lavoro nel fine settimana, l’ottimizzazione delle impostazioni per limare qualche centesimo di secondo in ogni settore. Migliorare di solo mezzo secondo dal venerdì alla qualifica spesso si traduce in parecchie posizioni guadagnate in griglia.

F1 Singapore FP2 Ferrari

Le monoposto che stanno dominando questa stagione, dalle McLaren alle Red Bull, hanno dimostrato di essere più flessibili, in grado di adattarsi meglio ad ogni tracciato e a condizioni ambientali magari diverse da quelle previste al simulatore. Il balzo prestazionale della vettura di Max Verstappen visto nelle ultime gare sarebbe il frutto del lavoro in pista ma anche di un progetto equilibrato, nato per essere modificato in corso d’opera. La SF-25, invece, ha seguito una logica del tutto diversa: modificare la vettura dell’anno scorso rendendola sempre più estrema, ricercando sempre le massime prestazioni ma riducendo il range delle modifiche possibili durante il weekend. La Ferrari sarebbe quindi capace di prestazioni di punta di assoluto rilievo ma solo quando tutti i parametri rispondono alle previsioni: appena qualcosa va storto, diventa impossibile da sistemare.

Praticamente, nella stagione più equilibrata degli ultimi anni, quando sarebbe stato fondamentale avere un progetto flessibile, capace di adattarsi ad ogni condizione su tutti i circuiti, la Ferrari avrebbe scelto la strada opposta.

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