L'acuto di Raikkonen: a 15 anni dall'ultimo titolo piloti della Ferrari

Per diventare campioni del mondo di Formula 1 serve sacrificio, coraggio e volontà. L'esempio di Kimi Raikkonen iridato nel 2007, ultimo pilota a vincere con la Ferrari

Kimi Raikkonen festeggia il primo e unico titolo mondiale di F1 della sua carriera. San Paolo, Brasile, 21 ottobre 2007.
Kimi Raikkonen festeggia il primo e unico titolo mondiale di F1 della sua carriera. San Paolo, Brasile, 21 ottobre 2007.

C’è una parola finlandese molto cara a tutti i piloti che provengono da quella terra: Sisu. Non è inconsueto incontrare sulle livree dei driver finnici un adesivo con queste quattro lettere, che formano un vocabolo traducibile in italiano con forza di volontà, determinazione, perseveranza e razionalità. Per molti altri questa parola vuol dire anche coraggio, quello che non è mai mancato a uno splendido interprete del volante come Kimi Raikkonen. Una vita passata a combattere, contro ogni tipo di avversario e contro se stesso. Espoo è l’incantevole cittadina che ha dato i natali a Raikkonen nell’ottobre del 1979, all’apparenza un ameno luogo da cartolina con i suoi innumerevoli laghi e con i tanti edifici che si affacciano su specchi d’acqua che rendono l’atmosfera urbana molto placida e rilassante. Qui le estati sono deliziose, mentre gli inverni sono rigidi e duri. La natura non fa sconti, nemmeno al piccolo Kimi.

Un ragazzo prodigio

La sua famiglia non è ricca né di certo povera, appartiene al ceto medio, con un padre che si occupa della costruzione di strade e una madre molto attenta alla cura della casa e dei figli. I primi guai arrivano quando Kimi frequenta la scuola elementare. È un bambino silenzioso, un po’ introverso e non ama parlare. Sembra problematico, tanto che i genitori, preoccupati da questa indole solitaria e di poche parole, interpellano uno specialista per saperne di più. Dopo il primo incontro la diagnosi è netta: “Vostro figlio ha un’intelligenza superiore alla media. Questa potrebbe essere la causa per la quale sceglie di rimanere in silenzio”. La prima rivincita personale e la scoperta di un tratto caratteriale che sarà la sua forza, anche durante la sua longeva carriera nel motorsport. Il suo essere freddo, scevro dalle paure, la sua reticenza nel concedersi alle interviste gli faranno guadagnare l’appellativo di Iceman. L'uomo di ghiaccio, un vero marchio di fabbrica.

Una sfida coraggiosa

La strada che porta Kimi Raikkonen ad arrivare in Formula 1 è diversa da quella di ogni altro pilota, perché non ha avuto una famiglia alle spalle che gli ha finanziato l’accesso al Circus con uno sponsor sul quale poggiarsi, né ha avuto una carriera ordinaria nelle categorie minori. Ha semplicemente bruciato le tappe e il suo talento ha suscitato l’interesse di Peter Sauber che lo piazza su una delle sue monoposto quando la carta d'identità indica poco più di 21 anni. È il 2001 e l’azzardo è ampiamente ripagato, dato che la stagione d’esordio è eccezionale, a tal punto che l’anno dopo Ron Dennis si fa in quattro per lui, convincendolo a guidare la McLaren-Mercedes orfana del suo connazionale, due volte campione del mondo, Mika Hakkinen.

Kimi accetta la sfida e con coraggio si fa strada nella massima categoria degli sport a quattro ruote, diventandone in breve tempo uno dei piloti di punta. Sfiora la vittoria del titolo in due occasioni (2003 e 2005) con il team anglo-tedesco, poi riceve una proposta ambiziosa e al tempo stesso pericolosa: diventare l’alfiere della Scuderia Ferrari. Michael Schumacher ha dato il suo addio alle corse e ha designato in Raikkonen il suo successore diretto, l’uomo per continuare l’epopea vincente del Cavallino Rampante nella F1. Nuovamente Kimi si cimenta con una prova di coraggio, perché vincere non è facile specie per chi è giovane e non si è ancora imposto con una corona d’alloro in testa, mentre perdere a bordo di una monoposto di Maranello fa più rumore che da altre parti. E la Ferrari non può permettersi di perdere, mai. Il finlandese, comunque, conosce bene la parola Sisu, è un vocabolo che ha fatto suo, è intrinseco nella sua natura, e la storia ce lo testimonia.

Kimi Raikkonen alla prova con il destino

San Paolo del Brasile, 21 ottobre 2007, alle ore 14:00 locali all’Autodromo José Carlos Pace di Interlagos si disputa l’atto finale di una stagione di Formula 1 molto discussa. Il titolo costruttori è già nelle mani della Ferrari dopo la vicenda Spy Story, che ha coinvolto la McLaren rea di aver rubato informazioni industriali preziose al Cavallino Rampante, dunque costretta a rinunciare a tutti i punti guadagnati in pista durante l’annata. A giocarsi il titolo piloti, invece, ci sono tre assi separati da una manciata di punti: Lewis Hamilton al comando con 107 punti, Fernando Alonso secondo con 103 e Kimi Raikkonen terzo con 100. I due piloti della scuderia di Woking sono i grandi favoriti, mentre il pilota di Maranello gioca il ruolo dell’outsider. È quasi impossibile per lui recuperare uno svantaggio così netto, perché non dipende solamente dalle sue capacità. L’unica cosa che Iceman può fare è abbassare la visiera e diventare davvero di ghiaccio, impassibile di fronte a ogni tipo di emozioni, e spingere sull’acceleratore senza mai fare una sbavatura. La dea bendata ama questa tipologia di eroi e nel momento più inatteso li bacia, benedicendo le loro imprese.

L'ultimo trionfo del Cavallino Rampante

Sul cammino verso un destino luminoso Kimi può contare su un grande alleato, Felipe Massa, suo compagno di squadra e autore della pole position sul tracciato di casa. Il suo primo rivale, Lewis Hamilton, parte secondo, mentre l’altro antagonista, Fernando Alonso, è in quarta posizione. Allo spegnimento dei semafori Kimi è perfetto, brucia l’inglese della McLaren e si accoda alla Ferrari del suo scudiero. Il primo tassello va al suo posto. Successivamente Alonso scarta Hamilton e sale in terza posizione, a quel punto sulla pista carioca soffia un vento favorevole per gli uomini in rosso. Il grande favorito Hamilton sbaglia, finisce fuori strada e piomba in ottava posizione. Peccato per lui che la punizione divina non termini di certo con questo episodio, perché la sua McLaren fa i capricci con il cambio a conferma di una giornata infernale, dove il peggio deve ancora arrivare. L’inglese sparisce nelle retrovie, annaspa tra fantasiose strategie dal muretto e viene strada facendo doppiato dalle due Ferrari. Ed ecco che il secondo mattoncino del mosaico va al suo posto.

Infine, il gioco di squadra favorisce Kimi Raikkonen, che ha bisogno di vincere la gara per coronare il suo sogno iridato. Massa cede strada rientrando ai box con due giri d’anticipo rispetto al finlandese, che in quelle due tornate spreme a fondo tutte le risorse della sua F2007, un destriero veloce e affidabile, e guadagna la testa della corsa. Non la lascerà più, passando per primo sotto alla bandiera a scacchi. Con la classifica che recita Raikkonen primo, Alonso terzo e Hamilton settimo, il mosaico è completato. “Secondo i miei calcoli hai vinto il mondiale per un punto”, conferma in radio a Raikkonen il suo ingegnere di pista. Ci vuole coraggio a vincere il campionato del mondo di Formula 1 per un solo punto, all’ultima gara dell’anno e alla stagione d’esordio con la Ferrari.

Sono passati più di quindici anni da quel giorno e l’albo d’oro del Cavallino Rampante è ancora cristallizzato a quell’episodio, bello e romantico, audace e coraggioso. Proprio come Kimi Raikkonen, l’ultimo campione del mondo della Ferrari.

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