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L'Isis minaccia di uccidere due ostaggi giapponesi

Ultimatum di 72 ore per liberare il giornalista Kenji Goto e Haruna Yukawa. Tokyo: "Non cediamo al terrorismo". Indagini sul nuovo video con "Jihadi John"

L'Isis minaccia di uccidere due ostaggi giapponesi

Ancora un altro video. L’Isis torna a parlare al mondo attraverso un filmato pubblicato in rete. I protagonisti delle immagini sono due ostaggi giapponesi minacciati di morte se non verrà pagato un riscatto di 200 milioni di dollari "entro 72 ore". Pochi minuti, diffusi online oggi, pubblicati su siti internet vicini al gruppo terroristico, infonde la paura di nuove esecuzioni. Secondo i jihadisti, i due ostaggi si chiamerebbero Kenji Goto Jogo e Haruna Yukawa.

Il militante dello Stato islamico che parla nel video ha un accento britannico e, secondo fonti dell’intelligence, ha già partecipato alle decapitazioni di altri prigionieri avvenute la scorsa estate. Immediata la risposta del governo giapponese che ha assicurato che non cederà al "terrorismo". "La linea del nostro Paese, contribuire alla lotta contro il terrorismo senza cedimenti, resta immutata", ha riferito il portavoce dell’esecutivo, Yoshihide Suga, in una conferenza stampa a Tokyo.

Un video che viene diffuso dopo che a Mosul, città nel Nord dell'Iraq, 13 ragazzi sono stati "giustiziati" dalle milizie jihadiste per avere guardato in televisione una partita di calcio tra la nazionale irachena e quella giordana valida per la Coppa d'Asia svolta la settimana scorsa. Secondo le prime ricostruzioni, gli uomini del califfo Abu Bakr al Baghdadi, che controllano la città, hanno condotto le giovani vittime allo stadio cittadino "prima di essere fucilati davanti ad una folla di decine di persone".

"I cadaveri sono rimasti esposti a terra e i genitori non hanno potuto recuperarli per timore di essere uccisi dai jihadisti", scrive sul suo sito web un gruppo di attivisti dal nome "Raqqa is being slaughtered silently" (Raqqa viene macellata in silenzio), che documenta segretamente la violenza scioccante e l'oppressione che l'Isis ha portato alla loro città natale.

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